A PROPOSITO DI SANITA'

di G. Maria Bordoni (x)

Sui giornali locali campeggiano in questi giorni alcuni articoli
con pensieri anche troppo uguali. Il Sindaco di Morbegno
Ciapponi, che aveva letto il piano di riordino della sanità
provinciale, aveva inteso (e con lui i sindacati) che il pronto
soccorso del capoluogo della Bassa Valle sarebbe stato
trasformato in primo intervento. I sindacati si dicevano
rassicurati dalle garanzie successivamente fornite dalla
direzione dell’Azienda.

Ciapponi, “pessimista razionale”, evidentemente una nuova
categoria di disfattisti pensanti, invece no. Non si fida e
preconizza sfracelli partendo da questioni che nulla hanno a che
fare con il servizio di emergenza-urgenza.
Gli fa eco il collega Tam, che a volte ricorda certi talebani
urlanti contro il malvagio Bush.
Lui ce l’ha da sempre con Formigoni che, a suo dire, non dà i
soldi per le aree montane.
Ce l’ha con la sanità costretta a fare i conti con i soldi, con
la legge lombarda che arrota i poveri malati, con i nuovi
ospedali non finanziati, con le conferenze dei sindaci
depotenziate e certamente con la barbetta trendy e il fisico
asciutto del Presidente.
Anche lui fa del disfattismo sulla sanità lombarda una sorta di
tormentone nei comunicati ai giornali ogni volta che se ne parla
in Commissione o in Consiglio.
Lascio Ciapponi e Tam al loro sfascismo e mi limito a qualche
considerazione che può essere facilmente intesa più che con le
contumelie.

Quando, nel 1997, venne approvata la riforma della sanità
lombarda, non avevamo avuto ancora la patacca economica ulivista
di fine legislatura, l’ingresso nell’euro, l’11 settembre.

Speravamo in una ripresa economica, in una prospettiva di
sviluppo che non è venuto, in Italia e in Europa. Non c’erano
state le due guerre in oriente e tante altre cose che poi hanno
frantumato le gambe a noi e al mondo intero.
Avevamo allora una sanità sprecona, finanziata dai bot e dai cct,
un deficit sommerso fuori controllo, tanti difensori dello Stato
fermo e ignavo.
Abbiamo fatto la riforma e la sinistra ci ha attaccato dicendo
che volevamo togliere quantità e qualità di prestazioni. Si è
dimostrato il contrario.

Ci hanno detto che il deficit sanitario sarebbe esploso: la
Lombardia è tra le regioni che riceve dallo Stato meno soldi e
che spende di meno, con 1295 euro all’anno per assistito,
realizzando il disavanzo più basso d’Italia con 166 euro per
persona tra quanto riceve e i costi del servizio.

La sinistra ci accusa di avere una sanità inefficiente, ma la
Lombardia attira pazienti da altre Regioni più dei “paradisi”
emiliani e toscani e i lombardi sono assai più fedeli alla loro
sanità dei cittadini delle altre regioni.

Avevamo richiesto un regime speciale per capire come fare sanità
sul nostro territorio; l’abbiamo ottenuto e trattenuto oltre
ogni logica, temporale ed economica, sulla spinta del sindacato,
timoroso di chissà quali sconquassi.

Certo io non ho inseguito le chimere di nuovi ospedali: lo
schema che ne conseguiva consegnava un’organizzazione sanitaria
della montagna non diversa da quella di città.

Tam si chiede dove sono i soldi promessi per fare una sanità di
montagna. Ma quattro presidi ospedalieri organizzati in rete per
175.000 abitanti crede forse si paghino con le chiacchiere?
L’organizzazione dipartimentale, la pluralità di posizioni
dirigenziali, di laboratori, di ambulatori, di servizi
territoriali, sono a carico forse della Confederazione Elvetica?

La Regione sta costruendo sul nostro territorio un modello di
sanità di montagna che noi non abbiamo saputo proporre altro che
con divisioni e veti. La Regione, intesa come comunità di
cittadini lombardi, sta pagando 100 miliardi l’anno di vecchie
lire per questa sanità che la sinistra, spesso ingenerosamente,
critica.

Così come la Regione, Istituzione questa volta, soccorre alle
nostre divisioni, al nostro velleitarismo autonomista, alle
nostre rivendicazioni, a volte farneticanti, alla nostra
incapacità di trovare la forza di proporci come territorio e
come comunità.

I discorsi disfattisti di Ciapponi e Tam non ci fanno onore
perché, oltre ad essere intrisi di strumentalità politica, sono
ciecamente ingenerosi.

I problemi ci sono, non li abbiamo mai negati, ma, per fare un
esempio, la pretesa di mantenere tutto com’è, anche se non
serve, appartiene assai più alla demagogia militante che al
pessimismo razionale. La criminalizzazione del sistema sanitario
lombardo, che è il più efficiente del nostro Paese, è
semplicemente ignobile.

I nostri cittadini, peraltro, sanno ben distinguere la sostanza
dalle chiacchiere in libertà e, se anche brontolano per qualche
attesa di troppo al telefono del CUP, sanno ben valutare la
qualità delle prestazioni ricevute. Sempre migliorabili, ben
inteso.

Magari con qualche collaborazione in più dei medici Ciapponi e
Tam.
G. Maria
Bordoni

(x)


(x)
Consigliere Regionale

GdS - 20 II 04 - www.gazzettadisondrio.it

G. Maria Bordoni (x)
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