A proposito di saluto romano e poi di Unione Europea
Saluto romano d'un
calciatore
Si è recentemente sollevato un polverone in merito al
saluto romano fatto da Paolo Di Canio nel derby romano.
Vorrei ricordare il pugno stalinista esibito dal
livornese Lucarelli, per non dimenticare Enzo Jannacci
che, appena un mese fa, si augurava il ripetersi di
piazzale Loreto.
La legge 20 giugno 1952 n. 645, nel testo modificato
dalla legge 22 maggio 1975 n.152, riconduce l’ipotesi
della ricostituzione del partito fascista a tre soli
casi:
1) quando si perseguono le finalità proprie del partito
fascista esaltando, minacciando o usando violenza.
2) quando si propugna la soppressione delle libertà
costituzionali o si denigra la democrazia.
3)quando si svolge propaganda razzista, anche attraverso
manifestazioni esteriori di carattere fascista.
Come il saluto romano, infatti. Ma la legge esige, però,
che a compiere il reato sia un’associazione composta da
almeno cinque persone. Paolo di Canio che si esibisce
nel saluto romano tutt’al più manifesta una libera
manifestazione del pensiero e come tale ovviamente non
punibile, salvo che non implichi il pericolo di una
possibile ricostituzione del partito fascista
(Cassazione, sezione II n.7560 del 30.7.1082). Che non
mi pare il caso. Morale: per punire penalmente Di Canio
bisogna dare prova che almeno altri quattro giocatori
della Lazio abbiano fatto il saluto romano assieme al
bomber come preannuncio dell’imminente ricostituzione
del partito fascista. Ragione per cui meglio spendere
tempo e denaro non a confezionare dossier di inesistenti
reati che il giudice getterà del cestino. Forse
converrebbe seguire i consigli del grande Trilussa che
così diceva: “Quando dai la mano a uno ti può capitare
di stringere quella di una persona poco pulita o magari
quella di un ladro o delinquente. Perciò salutiamoci
tutti alla romana: ci vorremo ancora bene, ma tenendoci
a distanza!”
Costituzione europea
Eccomi qui, euforico ed ancora inebriato dalle recenti
feste natalizie, con una improvvisa voglia di togliermi
un capriccio. Ah, quanto sarebbe piacevole -mi trovo
soavemente a riflettere- se la per la Costituzione
europea l’Italia prendesse esempio da quegli Stati, come
la Francia e l’Inghilterra, dove per questo delicato
argomento verrà presto indetto un referendum popolare.
Ritengo, difatti, che in questa materia si potrebbe
tranquillamente svolgere una consultazione referendaria,
considerato che la legge di recepimento del Trattato di
Costituzione europea non è stata ancora approvata in
Parlamento.
Io sogno un'Europa più forte, e proprio per questo
motivo, sostengo che quest'Unione politica non è
raggiungibile con l'odierno Trattato costituzionale che,
oltretutto, non ha mai menzionato -disconoscendole in
tal modo- le radici cattoliche, irritando, perfino, il
Papa che si è giustamente risentito per questa
provocatoria dimenticanza attuata a tutto vantaggio,
secondo me, di appartenenti ad alcune forti lobby che
imperversano da secoli in Europa. A questo punto sarebbe
meglio il caos creativo che lo status quo, meglio
distruggere quel che è stato fatto e rinegoziare ogni
cosa da capo. In conseguenza di ciò ben venga anche da
noi -e, chiaramente, lo “strombazzo” da quell’accanito
cattolico apostolico romano quale sono- un referendum
sulla Costituzione europea che possa finalmente porre
fine a questo petulante potere che inizia ad infastidire
non solo le frange più cattoliche, ma anche gli
appartenenti a gruppi e correnti di provenienza laica.
Mario Pulimanti
GdS - 20 I 05 - www.gazzettadisondrio.it