Pessimismo razionale e ottimismo di maniera
Il consigliere regionale Gianmaria Bordoni, sempre attento
all’immagine dell’istituzione del cui “marchio di qualità” ama
presentarsi come l’unico titolare in provincia, replica al
sindaco di Morbegno, al collega Marco Tam e ai sindacati che,
questi ultimi ancora prima, avevano tutti avanzato delle
perplessità circa il piano organizzativo presentato dal
direttore generale della “neonata” (per la verità siamo vicini
all’anno di vita) azienda ospedaliera di Valle, Piergiorgio
Spaggiari, e, in particolare, per quanto riguarda le scelte
strategiche sul futuro dell’ospedale di Morbegno. Vediamo,
dunque.
A breve (i bene informati parlano di mesi, o meglio di qualche
settimana) viene chiuso il Servizio psichiatrico di diagnosi e
cura (SPDC), ovvero il reparto psichiatrico dell’UOP (Unità
operativa di psichiatria) territoriale n. 11 di Morbegno e
Chiavenna. Oltre alla conseguenza della perdita di un’altra
consulenza specialistica (dopo quelle di ostetricia-ginecolgia e
di pediatria, avvenuta più o meno alla chetichella con la
gestione Triaca e malgrado le precedenti “assicurazioni” della
De Giorgi…) per il pronto soccorso (senza un reparto dietro, non
è certamente possibile assicurare una reperibilità
psichiatrica), la scelta non è così poco irrilevante come il
fatto che sia stata dimenticata anche nei citati recenti
interventi lascia supporre. Dopo vent’anni di politica regionale
di forti investimenti in questo settore (la cosiddetta
“dismissione dei manicomi”) che ha puntato tutte le sue carte,
appunto, sulle unità operative territoriali di psichiatria,
aventi ciascuna tutte le tipologie strutturali (CPS, CRT, SPDC,
comunità protette…) individuate come necessarie per la cura e la
riabilitazione dalla malattia mentale, ora – con la necessità di
un’altra massiccia dose di investimenti – si smantella tutto (il
CPS di Morbegno già è diventato un ambulatorio con un non meglio
precisato “centro diurno”)? Certo, il settore non procura DRG
remunerativi e bla-bla-blaa… (la malattia mentale è cronica, non
è facile uscirne, etc. etc.). I direttori e, talvolta, gli
operatori (e qui si spiega in parte il silenzio sull’operazione)
sostengono che per la fase acuta sono sufficienti i posti
dell’analogo reparto presso l’ospedale di Sondrio dell’UOP n. 12
(Sondrio-Tirano-Bormio). D’accordo. Ma allora, visto che i posti
a Morbegno sono quasi sempre tutti occupati: tutti “ricoveri
impropri” quelli di questi anni? E ancora: tutti i bei discorsi
della vicinanza con il territorio, del favorire l’accessibilità
dei parenti, dell’evitare la concentrazione/segregazione che
inevitabilmente viene man mano che i numeri si fanno più grossi?
Per tanto così: non era meglio il vecchio manicomio? Collocato
in un bellissimo posto, quantità di spazio adeguata, un bel
giardino… Con qualche intervento mirato si potevano raggiungere
soluzioni ottimali!
Subito dopo (certo, non prima delle elezioni! …magari in periodo
feriale, quando tutti pensano alle vacanze?) il “primo
intervento”, com’è scritto il cd pronto soccorso di Morbegno nei
documenti di programmazione regionale, diventerà effettivamente
tale. Né può essere diversamente, visto che da anni come tale
viene finanziato dalla Regione e solo grazie a grossi sacrifici
imposti agli operatori (operazione ormai non più possibile,
visto il numero sempre più ridotto degli stessi) e inseguendo
promesse richieste/fatte a/da compiacenti politici è stato fin
qui possibile “far finta” che si trattasse di un pronto
soccorso. Ciò significa che verrà tolta la guardia attiva dei
medici dei reparti e vi si provvederà con le sole risorse del
servizio di emergenza e urgenza sanitaria territoriale (i cd “centodiciottisti”):
cioè come a Tirano, prima che –inevitabilmente– si svuotasse
anche quella funzione. Qui però, oltre a Bordoni, anche
Finistauri, dirigente medico dell’ospedale, si sbaglia: non di
leggi, né di distanze chilometriche si tratta! Il tutto è frutto
di scelte programmatorie della Regione (nel Piano dell’emergenza
urgenza e accettazione), nelle quali Pradella – attuale
direttore sanitario dell’AoV&V – ha sempre avuto un ruolo
attivo, fondate sui tempi di percorrenza per il raggiungimenti
dei differenziati presidi del sistema. E, che in 20 minuti non
sia così facile né sempre possibile raggiungere Sondrio da
Morbegno (per non parlare della Valgerola, della Val Tartano,
della Val Masino o di Nuova Olonio o di Piantedo), è discussione
già fatta – con esito concordemente negativo e con Finistauri,
allora, sull’altra sponda – nel 1997. Quel che a Pradella non è
riuscito allora con l’amministrazione della sanità (in gestione
commissariale) alla “sinistra” (cfr. copertina Gazetin del
1996), lo intende fare ora con il più solido(?!) governo “di
destra” della sanità provinciale. Nemmeno è vero che si tratti
di un percorso obbligato, cui il direttore generale non potrebbe
sottrarsi, anziché di una sua precisa scelta strategica (si
abbia almeno il coraggio delle proprie azioni!). Oltre al già
ricordato pronunciamento del Consiglio regionale (con il famoso
ordine del giorno che la Giunta ha fin qui disatteso), vi sono
infatti i “precedenti” costituiti dai piani di Triaca, nei quali
“pronto soccorso” a Morbegno sta scritto nero su bianco e che la
Giunta ha ratificato e quindi fatto propri, pur non
corrispondendovi con le conseguenti, dovute, scelte finanziare.
Per tornare ai nostri politici e amministratori (se non altro,
hanno ripreso a discutere pubblicamente di un problema che è
serio e merita la più scrupolosa attenzione), a Tam che oggi
propugna la difesa da qualsiasi ridimensionamento delle rete di
emergenza-urgenza in provincia “a partire dall’ospedale di
Morbegno” vorrei chiedere se si ricorda delle accuse che
rivolgeva qualche anno fa a chi voleva “difendere l’ospedale
sotto casa”; a Bordoni, che addebita all’ingresso nell’euro e
addirittura all’11 settembre il mancato reperimento di adeguate
risorse per la sanità per concludere che ciononostante i
cittadini sono entusiasti delle prestazioni ricevute, propongo
un incontro con i familiari dei sofferenti psichici per spiegar
loro, con l’amico Spaggiari, gli enormi vantaggi che ancora
deriveranno loro dalla prossima attuazione della strategica
linea aziendale (che presto riceverà il necessario imprimatur
regionale) nel campo della psichiatria. Al sindaco della mia
città, infine, la maggior confidenza mi consente di dirgli
piatto piatto che – se intende continuare a dar retta alle
parole dei direttori di turno, evitando di volta in volta la
realtà che ha di fronte agli occhi, per poi lamentare ai loro
successori che non l’hanno mantenuta – la sua sarà anche una
forma originalissima di pessimismo, ma certamente non razionale.
E per la conferenza dei sindaci che ha sempre mancato il suo
ruolo, in ciò associandomi alla canzonatura di Bordoni, non è da
oggi, ma almeno dai tempi di Molteni, che dico che costoro non
hanno che da piangere loro stessi. Ai direttore delle aziende
sanitaria e ospedaliera, infatti, non può che tornar comodo
(qualche seccatura in meno) che l’istituto sia di fatto
inesistente. Si pensi solo alla fresca (conclusa?) vicenda della
divisione del patrimonio immobiliare, di cui proprio i comuni a
ben guardare sono i titolari…
Enea Sansi (x)
(x) direttore del Gazetin
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