PACE, GIUSTIZIA, LIBERTA’: VALORI EQUANIMI

di Valerio Delle Grave

Riceviamo e pubblichiamo:

””C’é una cosa ancora più importante della pace, ed é la
libertà nella sicurezza””.

La frase virgolettata é stata pronunciata dal senatore Fiorello
Provera, Presidente della Commissione Esteri del Senato (vedi
“Centro Valle” del 22 febbraio 2003).

Da quello che si può capire, quell’assunto rispecchierebbe la
posizione della Lega Nord sulla complessa, intricata e delicata
questione della imminente guerra che l’Occidente si appresta a
combattere con l’Iraq.

Si vede che il senatore non ha conosciuto gli orrori della
guerra, non ne ha sofferto personalmente le conseguenze e , da
come ne parla, sembra avere anche una idea molto approssimativa
del concetto di libertà e di sicurezza.

Così come le sue valutazioni nei confronti della caduta
dell’impero sovietico denunciano la lacunosità delle sue
conoscenze dei fatti storici prima ancora che di quelli
politici.

Per comporre i conflitti, Il senatore sembra amare (e proporre)
nient’altro che strumenti belluini: scudi stellari, batterie
missilistiche e altri moderni marchingegni bellici.

Le marce per la pace, afferma (di decine di milioni di cittadini
in tutt’Europa e nel mondo), sono cose inutili. In poche parole
Egli propone forza bruta a forza bruta, violenza a violenza: se
si vuole vincere la guerra “per non perdere la pace”.

Su una cosa però ha ragione il senatore: la mancanza di una
politica forte e coesa da parte dell’Europa dei 15; non tanto
(dico io) per combattere Saddam, ma per contrastare la
spregiudicatezza con cui gli Stati Uniti vogliono imporre la
loro volontà sul pianeta.

Peccato, però, che a minare la già fragile unità europea sia
stato proprio il Governo Italiano, nella persona del suo
Presidente del Consiglio, quando ha firmato la famosa lettera a
favore di Bush con altri sette capi di governo membri della
Comunità.

Con quel gesto, il signor Berlusconi ha volutamente dimenticando
che l’Italia é un Paese membro fondatore della moderna Europa,
ha sorvolato sul fatto che l’Inghilterra è un membro arrivato
tardi (é entrata solo il 1° gennaio 1973), il quale deve ancora
adottare il trattato di Schengen (sulla libera circolazione
delle persone) e che deve ancora decidere se come e quando
intende adottare l’euro come moneta unica.

Un’ulteriore inesattezza sostenuta dal senatore é la pretesa
mancanza di solidarietà della Nato nei confronti della Turchia.

Forse sarebbe stato giusto dire che la Turchia, essendo il Paese
più esposto alle conseguenze immediate del conflitto USA - Iraq
pretendeva (per l’uso delle proprie basi militari), e
giustamente dal suo punto di vista, maggiori indennizzi: cosa
che gli americani subito hanno risolto con qualche miliardo di
dollari in più.

Sarebbe ora, a mio parere, che chi ha responsabilità
istituzionali di rilievo, come il Presidente della Commissione
Esteri del Senato della Repubblica, sia più preciso e meno di
parte nelle sue esternazioni. Anche perchè i cittadini (che oggi
hanno molte opportunità di informarsi al di fuori delle
dichiarazioni estemporanee dei loro rappresentanti ufficiali) ne
hanno piene le tasche di essere presi in giro; specie su
problemi tanto delicati e complessi come la imminente guerra,
della quale non si capiscono molto i contorni, ma si intuiscono
molto le volontà di volerla fare a tutti i costi.

Per tornare alle frasi ad effetto, io sono convinto che con la
pace tutto é possibile, mentre con la guerra tutto é perduto.

Siccome penso che anche il senatore Provera, in fondo, non se la
senta di andare al fronte (si fa per dire, perchè le moderne
tecniche di guerra non prevedono più una identificazione unica
del fronte) e immolarsi per una causa che, spero e mi auguro,
senta estranea alla sua cultura, io gli suggerirei di adoperarsi
invece per ricucire gli strappi e le lacerazioni che si sono
create in seno alle istituzioni europee. Aiuti il governo di cui
fa parte (almeno come maggioranza) a non disperdere quanto sino
ad oggi è stato costruito per rafforzare l’Europa e (perchè non
dovrebbe?) ascolti il grido di pace che é salito dalle piazze
nei giorni scorsi.

Non é un problema di priorità tra pace, libertà e sicurezza.
Senza una situazione di pace generale nella giustizia, non può
esserci ne libertà ne sicurezza.

Di questo, sono certo che anche il Senatore Provera, in fondo,
in fondo, ne é convinto.

E’ stato dichiarato a più riprese dagli organi di stampa (dopo
la gaffe che sopra ho richiamato), che l’Italia, e il suo
Presidente del Consiglio, si sta adoperando per la pace
attraverso il rafforzamento dell’Europa. Se così é, va bene; ma
questa posizione deve diventare sempre più trasparente e ricca
di risultati visibili.

Dal momento che l’Italia assumerà la presidenza nel secondo
semestre di quest’anno, se vuole può (e deve) intensificare gli
sforzi politici e diplomatici per convincere i partners europei
a superare le incomprensioni e i distinguo, che oggi sembrano
ancora incrinare i rapporti, per farli convergere tutti su una
linea comune. Personalmente avrei preferito che il senatore
Provera anziché pronunciare frasi truculente avesse sfoderato le
sue abilità diplomatiche, ma tant’è.

L’Europa ha bisogno di diventare una potenza mondiale forte e
unita, per contrastare (e anche per aiutare) gli Stati Uniti a
non perdere la testa a causa del troppo potere acquisito dopo il
crollo dell’impero sovietico.

“””L’America ha esteso la sua potenza all’Asia centrale, al
Caucaso, all’Afganistan e ad una parte considerevole del sub
continente Indiano. Le sue installazioni militari nella regione
(tra cui una grande base in Kirghizistan) sono destinate a
diventare permanenti e completeranno, insieme a quelle di Diego
Garzia e Okinawa (Filippine), la parte asiatica della grande
rete (708 installazioni militari, 17 basi, 1.400.000 militari in
servizio attivo, di cui 250.000 all’estero) con cui l’America
sta progressivamente avvolgendo il mondo.

Nessun Paese della Regione, nemmeno la Russia, ha osato
contrastare la politica americana in questa fase. Ma nessuna
delle tre maggiori potenze del continente asiatico ( Russia,
India e Cina) può restare indifferente di fronte ad una presenza
così ingombrante.”””

Queste osservazioni sono state fatte dall’insospettabile
ambasciatore Sergio Romano in un suo recente saggio dal titolo
emblematico: “il Rischio Americano”.

E a proposito della guerra al terrorismo, sostiene sempre Sergio
Romano: “”l’America sembra non comprendere che il terrorismo é
per molti aspetti l’inevitabile risultato della sua
straordinaria potenza.””

Qui non si tratta di essere antiamericani, non é il caso; ma di
essere fino in fondo Europei!

Perché nei prossimi mesi L’Europa dovrà decidere se diventare
(per dirla sempre con Sergio Romano) una grande Svizzera con i
suoi 25 cantoni, gelosi della propria autonomia, ma incapaci di
contrastare le ambizioni egemoniche globali dell’America, oppure
diventare una Potenza Mondiale. L’Italia a questo proposito può
dare un grande contributo.
Valerio Dalle Grave
23 febbraio 2003


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Valerio Delle Grave
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