Il maggioritario. Convegno a giugno guardando al futuro

Riceviamo e pubblichiamo:


RICORDANDO MONTANELLI MA GUARDANDO AL FUTURO

Il convegno sul maggioritario non è rivolto al
passato ma al futuro. Ormai la storia del referendum può essere
scritta con serenità. A dispetto di tutti i critici la riforma
ha dato all'Italia una stabilità sconosciuta da cinquant'anni,
ha messo le basi di uno Stato moderno. La elezione diretta dei
Sindaci e dei Presidenti della Regione funziona e piace alla
gente, la elezione diretta del Premier è già nei fatti, anche se
ancora non è scritta nella Costituzione. Quello che va ricordato
al convegno, e lo faremo, è che i referendum furono fatti in
un'Italia che si stava sfasciando, non in un Paese felice come
amano far credere Pomicino e gli altri epigoni dell'ultima DC
che cercano di far dimenticare le loro responsabilità.

Ma il vero problema riguarda il futuro: Il bipolarismo c 'è (e
grazie a Dio, se no saremmo alla Dieta Polacca), ma così come è
ci piace? A me no, e lo dico io che l'ho portato. E non sono le
regole, sono gli attori che non ci piacciono. Ma dove sta
scritto che l'Italia debba avere per sempre una sinistra contesa
tra D'Alema e Cofferati, ad esempio?

Naturalmente questo riguarda la sinistra. Poiché noi vogliamo
invece cambiare il centro destra, è al Polo che guardiamo. Sta
forse scritto nel Vangelo che dobbiamo sorbirci una maggioranza
paralizzata dal conflitto di interessi, che non porta avanti le
liberalizzazioni iniziate dalla sinistra (è il colmo), che fa
leggi fotografia solo per cavare dai guai Previti (e poi non ci
riesce nemmeno) e che si dimentica dell'Europa?. E qui c'è un
punto su cui la nostra differenza con la Casa delle Libertà è
totale.

Il Polo è stato costruito rompendo con la tradizione cattolica e
laica: Forza Italia e Lega si sono definite del tutto nuove, AN
ha radici nel vecchio MSI, solo i centristi rivendicano la
continuità. Ma paradossalmente, mentre affermava la sua
discontinuità rispetto a De Gasperi ed Einaudi, il Polo (e
soprattutto Forza Italia) imbarcava a piene mani eserciti di
riciclati dalla partitocrazia
democristiana e socialista.

Il nuovo movimento che creeremo a giugno sarà esattamente
l'opposto. Per carità non portateci i figuri che hanno rovinato
la DC e i suoi alleati. Ma vogliamo invece rifarci a valori
cattolici e laici che hanno costruito l'Italia, alla serietà e
alla sobrietà di quella classe dirigente, alla sua capacità di
amministrare invece di fare proclami, al suo europeismo.
Vogliamo rifare un partito fatto di gente che crede in qualcosa,
non che vuole arrivare a qualche poltrona. In questo senso il
convegno guarda al domani. Per ricordare le conquiste di dieci
anni fa, e per raggiungere gli obiettivi che allora ci
sfuggirono.

A GIUGNO IL MOVIMENTO: SERIO, LIBERALE ED EUROPEO.


Stiamo costruendo un nuovo movimento politico:
liberaldemocratico, e quindi alternativo alla sinistra, ma
diverso dal Polo e dalla Casa delle Libertà. Non vogliamo che
l'Italia sia costretta a scegliere tra Berlusconi e D'Alema (o
forse Cofferati). C'è un pezzo d'Italia, che non è di sinistra,
ma non ama e non accetta la Casa delle Libertà. Che non vuole
essere governata da uno schieramento condizionato da Bertinotti,
ma non accetta i ricatti di Bossi. Che non ha fiducia nella
sinistra per la sua rissosità, ma è stufa della inconcludenza di
questo Governo dopo tante promesse. A questa Italia noi vogliamo
dare una voce e una rappresentanza. Per questo nasce il
movimento.

Di che cosa sto parlando?

A un giornalista che mi chiedeva di definire in
poche parole il nuovo movimento liberaldemocratico, ho risposto
istintivamente con tre aggettivi: serio, liberale, europeo.


Parlo di serietà perché in un Paese in cui la debolezza dello
Stato e della pubblica amministrazione è il problema storico,
una classe dirigente seria è il presupposto del risanamento; ma
per esserlo deve esprimere governanti che incarnino di fronte ai
cittadini l'interesse pubblico, che vogliano veramente risolvere
i grandi problemi come la giustizia o l'informazione, non
salvare politici imputati con leggi fotografia o difendere una
catena televisiva.


Parlo di liberalismo perché della battaglia per più ampi spazi
di libertà e di diritti civili (e più limitazioni allo
statalismo) abbiamo visto poco o nulla, nonostante questa fosse
la ragione per cui molti italiani attendevano una svolta di
centro destra.


Parlo di europeismo perché l'Europa è stata in questi cinquanta
anni la molla determinante del nostro progresso, e perché ho
visto con angoscia il Governo abbandonare la linea europeistica
senza sostituirvi nulla.

Quello che non siamo e che non saremo mai.

Dovremo affrontare battaglie durissime anche perché in realtà un
progetto di questo genere non piace né alla destra né alla
sinistra di oggi. Al Polo perché diciamo senza peli sulla lingua
che stanno tradendo le attese che si erano create e mettendo le
premesse per un disastro politico e probabilmente elettorale.
All'Ulivo perché, diciamolo pure, un centro-destra quale noi
progettiamo costituirebbe un avversario più insidioso della Casa
delle Libertà, non più attaccabile sul piano della serietà, del
conflitto di interessi, degli imputati eccellenti. E quindi
voglio dire anche che cosa non siamo, perché prevedo un fuoco di
sbarramento e di accuse.


Non siamo e non saremo mai il terzo Polo che vuole distruggere
il bipolarismo. Questo sistema, che dopo decenni di
ingovernabilità ha dato all'Italia una straordinaria stabilità,
l'abbiamo creato noi con i referendum, e vogliamo non solo
conservarlo ma completarlo con l'elezione diretta del premier
(il Sindaco d'Italia) e le altre riforme costituzionali. Non
vogliamo ricreare il partito delle mani libere che si allea con
chi più conviene. Il bipolarismo ci piace. E' il modo in cui
viene attuato che non va. Non vogliamo cambiare le regole del
gioco, ma i giocatori. Non ci dispiace che l'Italia sia
governata dal centro destra; crediamo che abbia diritto ad un
centro destra migliore (lo stesso vale per l'altra parte, ma non
possiamo far tutto).


Non siamo i cavalli di Troia della sinistra. Non agiamo per
conto di qualcuno. Rispettiamo gli amici che credono e militano
nell'Ulivo, ma il nostro obiettivo non è quello di far vincere
loro le elezioni. Il nostro scopo è far crescere e portare al
governo del Paese una classe dirigente liberaldemocratica più
seria e competente di quella che ora ci governa.

Cosa abbiamo fatto.

Ho fatto un appello ai Sindaci per promuovere la rappresentanza
democratica del territorio. E' un'iniziativa contro le
candidature paracadutate e a favore di elezioni primarie per la
scelta dei candidati. I Sindaci che hanno dato la propria
adesione sono ormai assai più di cinquecento. A questo punto
prepareremo la proposta di legge cercheremo di farla partire con
la firma di mille sindaci. Su questo faremo battaglia politica.


Che cosa faremo

Ci sono altre due cose che faremo. La prima è che a Roma, ricorderemo con una grande manifestazione i
dieci anni dal referendum del 18 aprile. Non si tratta solo di
una iniziativa culturale. Ricostruire un evento che dieci anni
fa ha cambiato la storia italiana significa aprire una finestra
sul futuro e porre una domanda: dobbiamo completare il cammino
riformistico o tornare indietro?


La seconda è che a giugno ci sarà la manifestazione nazionale
per il lancio del nostro movimento politico: serio, liberale ed
europeo. Sceglieremo assieme il nome e il simbolo. Assieme
scriveremo il programma.


Abbiamo fondato un rapporto di tipo nuovo con i nostri amici che
ha come strumento di partecipazione la e-mail in pratica è
un'assemblea permanente per creare una coscienza politica
comune. Ci hanno risposto oltre 8000 persone che hanno chiesto
di essere accomunati al nostro progetto politico. E' giunto il
momento di impegnarsi perché questo contatto da virtuale che è,
diventi personale e militante sul territorio.
Mario Segni


GdS - 28 IV 03 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
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