Il letargo dei cattolici - Università di sinistra - Il ritorno di Prodi – L’isolamento dell’Italia con un governo di sinistra - Me la devo prendere con la pubblicità o con la perdita del potere d’acquisto del mio stipendio?
Il letargo dei cattolici
Ecco. Siamo, purtroppo, arrivati a questo! Anche i più
innocenti simboli del Natale, come Gesù Bambino ed il
Presepe, da sempre i più cari all'infanzia, stanno in
questi giorni aprendo un forte problema di convivenza
fra religioni e culture nella scuola. Ho letto che in
varie scuole italiane, mentre si canta in coro, in
classe, una canzoncina dello Zecchino d'Oro sul Natale,
per gli scolari islamici il nome 'Gesù' viene cambiato
con 'virtù', per non offendere nessuno. Oppure, sempre
per non offendere la sensibilità, si preferisce
rinunciare del tutto al Presepe e ai canti di Natale in
molte scuole. A questo punto io, ex allievo salesiano e
cattolico apostolico romano, mi indigno. Ed anche molto!
Perché è un fatto grave e vergognoso che noi italiani,
che viviamo in una comunità che ha profonde radici
cristiane, siamo obbligati ad assistere inermi e questo
storpiamento religioso. A questo punto si può ben
parlare di razzismo al contrario. Queste scelte, a mio
parere, non appaiono, infatti, motivate da senso di
rispetto e tolleranza per le altre religioni (Islam in
primis) ma costituiscono, invece, una vera e propria
rinuncia alla difesa dei nostri valori cristiani e
tradizioni culturali. Le recenti esperienze insegnano
che abbiamo, sparsi per l'Italia, educatori vittime
della 'sindrome di Stoccolma', che solidarizzano
ostentatamente con chi sta sequestrando i Valori
cristiani fino a togliere il Crocifisso dai muri e Gesù
dal testo di canzoni e preghiere natalizie. Io ritengo
che noi cattolici dovremmo uscire dal letargo e dal
torpore e cominciare, intanto, a chiedere ai mass media
di dare maggiore attenzione al significato cristiano del
Natale. Difatti penso che, se restiamo in silenzio di
fronte a queste vicende, si potrebbe con il tempo
arrivare ad una violazione della libertà dei bambini, ai
quali potrebbe essere scippata del tutto la festa più
simbolica dell'infanzia: la nascita di Gesù.
Università di sinistra
Lunedì 13 dicembre, Azione Universitaria (il movimento
giovanile vicino ad Alleanza Nazionale) ha organizzato
presso la facoltà di Scienze Politiche a Roma Tre una
conferenza stampa sul tema degli Ogm, alla quale ha
preso parte il Ministro delle Politiche Agricole e
Forestali, Gianni Alemanno. Si sono, però, verificati
momenti di tensione all'esterno della facolta', perchè
molti ragazzi che volevano partecipare non sono riusciti
ad entrare a causa dello schieramento di forze
dell'ordine dovuto ad un gruppo di persone che invano ha
cercato di boicottare lo svolgimento dell'incontro.
Forse sarebbe giusto chiedersi in queste situazioni la
democrazia da che parte sta: se con chi organizza
iniziative come quella degli Ogm di notevole spessore
culturale oppure con chi cerca di impedirle. Da quello
che si è visto nei telegiornali, sembrava di essere
tornati agli anni '70. Infatti un gruppo di giovani dei
centri sociali di Roma e dei gruppi di sinistra delle
facoltà romane, hanno organizzato un sit-in di protesta
di fronte all’Università di Roma Tre, esponendo uno
striscione offensivo con la scritta ''Fuori i fascisti
dall'università”, ed urlando slogan ideologici e cori di
chiara provenienza politica (l’estrema sinistra) prima
di passare, alla fine, a vere e proprie aggressioni
fisiche nei confronti di alcuni giovani di opposta
fazione.
Io ritengo che non si possa esattamente definire come
democratico l’atteggiamento delle persone che vogliono
impedire, anche con mezzi violenti, ad un ministro di
destra di parlare all'Università su un tema che
oltretutto interessa tutti. A questo punto è evidente
che una parte della sinistra sta cercando in tutti i
modi di impedire ai suoi avversari politici di A.N. di
parlare all'Università, dato che -prima di Alemanno a
Roma 3- è stato contestato Fini alla Sapienza e Gasparri
a Tor Vergata. Anche quando frequentavo io l’Università
La Sapienza, alla fine degli anni settanta, la gestione
universitaria era praticamente in mano alle forze di
sinistra, e mi sembra che anche adesso, a distanza di 30
anni, purtroppo nulla è cambiato.
Il ritorno di Prodi
Ecco. Con un improvviso sussulto è tornato Romano Prodi.
Ed è rientrato a modo suo, con francescana umiltà, sullo
scenario politico nazionale, definendo mercenari i
giovani di Forza Italia. Questo linguaggio non è nuovo
in Italia. Sembra quasi che Prodi sia da poco
nell'ambiente politico e non sappia quale sia la
destinazione di quei soldi. Dato che i finanziamenti ai
partiti ci sono, giustamente, in entrambe le coalizioni,
queste affermazioni di Prodi sono sterili dal momento
che anche lui ha ottenuto finanziamenti. I comunisti,
anni addietro, definivano galoppini gli avversari,
mentre i loro iscritti «militanti». Storia che si
ripete?
L'isolamento dell'Italia
Leggendo i giornali ed ascoltando la televisione si
scopre che Oliviero Diliberto è profondamente convinto
che il capitalismo, soprattutto nella sua variante
americana, sia la principale causa dei mali nel mondo.
Ma allora come può il partito dei comunisti italiani far
parte di una coalizione che vuole far parte del Governo,
date le relazioni che ci legano all'America? Questo si
può capire solo riflettendo sul fatto che Oliviero
Diliberto appartiene a un partito in cui la
pregiudiziale anticapitalista e antimperialista è più
importante dell'interesse nazionale. Infatti, quando è
stato Ministro della Giustizia nel governo d'Alema, ebbe
una parte determinante nella questione della concessione
del diritto di asilo ad Ocalan, leader del partito
comunista curdo, ricercato in Turchia e Germania per
operazioni terroristiche. Del resto anche il Presidente
del suo partito, Armando Cossutta, ha manifesato la
propria solidarietà al leader iugoslavo Milosevic,
mentre il governo d'Alema partecipava alle operazioni
militari della Nato in Kosovo. Oltretutto prima la
Sinistra aveva una patria ideale, l'Unione Sovietica,
mentre oggi l’unico punto di riferimento è la Spagna di
Zapatero. Io ritengo che un'Europa come alternativa agli
Stati Uniti non esiste, né in Francia né in Germania. Si
può dissentire dalla politica Usa, ma è un grave errore
passare dal dissenso politico al rigetto morale e
civile. Nel caso ci dovesse essere, quindi un governo
della sinistra, questo governo collocherebbe l'Italia in
un deleterio isolamento e in un pericoloso vuoto di
potere.
Ambiente Pulito
Ormai in molti ci siamo accorti che la conservazione
delle biodiversità è una necessità sempre più attuale.
Compito di ciascuno è tutelare i valori ambientali,
paesaggistici e culturali per trasmetterli,
possibilmente migliorati, alle future generazioni.
Queste considerazioni mi portano, da cattolico, a
riflettere che -essendo la tutela ambientale alla base
della vita- in nome del progresso civile ed economico da
parte di tutti noi che abbiamo interesse per il
miglioramento delle condizioni generali dell’Italia,
converrebbe, a mio parere, promuovere l'istituzione di
nuovi parchi nonchè il rilancio dell'economia in maniera
ancor più sostenibile, cercando di ridurre, ove
possibile, anche il debito ecologico verso i paesi più
poveri. In questo modo potremmo essere più sicuri di
lasciare una buona eredità ambientale ai nostri figli.
La riforma della Giustizia
Ritengo estremamente legittimo e conforme al dettato
costituzionale che il Presidente della Repubblica rinvii
le leggi al Parlamento. Gradirei, però, esporre il mio
pensiero a proposito del rinvio alle Camere della legge
di riforma dell’ordinamento giudiziario. Uno dei rilievi
sollevati dal Presidente della Repubblica riguarda la
Scuola Superiore della Magistratura. A mio parere,
considerato che la Scuola ce l’hanno in tutta Europa,
occorrerebbe trovare, al riguardo, una via
costituzionale, per amalgamare i vari dispositivi, al
fine di rendere costituzionale la riforma anche su
questo punto (dovrebbe essere il quarto) molto delicato.
Non v’è dubbio che questa legge è una legge complicata,
ma sono contento nel constatare che, anche se il
Presidente l’ha rinviata al Parlamento, a mio parere,
l’impianto fondamentale della legge non è stato
compromesso. Questa mia riflessione parte dal
presupposto che, nonostante il rinvio, sono stati
salvati i punti fondamentali, che sono la separazione
delle carriere dei magistrati, l'organizzazione del
pubblico ministero in forma più gerarchizzata, il
criterio della meritocrazia affermato con l’introduzione
dei concorsi, che eliminano l’automatismo degli scatti
di carriera per anzianità, e la nuova procedura delle
sanzioni disciplinari. A questo punto, se il Governo
arriverà, come io mi auguro, alla fine della
legislatura, la legge di riforma dell’ordinamento
giudiziario sarà probabilmente approvata. Tra i rilievi
formulati dal Presidente della Repubblica la questione
più grave è quella legata al CSM. Ma non rappresenta una
maggiore garanzia ricorrere al concorso, introdotto
dalla legge delega? Infatti, a mio parere, in questo
modo si evita che su promozioni e trasferimenti dei
giudici possano decidere le più forti correnti della
magistratura (specialmente quelle di sinistra) secondo
l’appartenenza politica dei giudici. Del resto le
commissioni non costituiscono un’invasione nella sfera
di competenza del CSM perchè la decisione finale spetta
sempre al CSM, che eventualmente ha il solo compito di
motivare perchè non si è attenuto alla decisione della
commissione -del resto si potrebbe sempre attribuire al
CSM l’esclusiva designazione dei componenti della
commissione-.
Me la devo prendere con la pubblicità o...
Tutti noi guardiamo nel giardino del nostro vicino di
casa. Ed alla fine tutti noi finiamo con il possedere le
stesse cose perché le merci sono sempre più uguali tra
di loro, ma nonostante ciò cerchiamo, nello stesso
tempo, di essere diversi dal vicino di casa. Siamo in
presenza di una vera e propria omologazione totale. E i
pubblicitari, invece di utilizzare il sentimento
dell’invidia nelle campagne promozionali, si servono, al
contrario, del sentimento dell’invidia. Si comincia,
infatti, con l’osservare il comportamento del vicino:
che casa abita, come veste, quale automobile ha, dove
manda i figli a scuola, quante vacanze fa. Il suo tenore
di vita. E, da lì, nasce il desiderio di conquistare
quello che non si ha. In questo senso la pubblicità ci
condiziona lavorando sul desiderio più che sull’invidia.
Ci invitano, quindi, a desiderare una cosa per
possederla, creando dei bisogni indotti. Parecchi spot
si basano su questo: la mia macchina è più bella della
tua, il mio detersivo lava più bianco, il mio telefonino
costa meno del tuo e ha delle qualità tecnologiche che
il tuo non ha. Suscitare il sentimento dell’invidia,
attraverso la promozione di un prodotto, può risultare
efficace se si riesce a far desiderare maggiormente quel
prodotto, a far sì che chi non lo possiede possa
invidiare gli altri che lo posseggono. Usare la
pubblicità e provocare l’invidia vuol dire solleticare
lo snobismo che è dentro ognuno di noi. Spesso ci
dipingiamo diversi da come effettivamente siamo perché
vogliamo somigliare a qualcuno che è più di noi, ha più
di noi e dispone di un potere d’acquisto notevolmente
superiore a quello che abbiamo noi.
E questa non è altro che l’invidia motore dello snobismo
di massa, anche se definire lo snobismo un fenomeno di
massa può sembrare una contraddizione. Ho detto tutto
questo perché io, statale di nono livello con 30 anni di
anzianità e con due figli -rispettivamente di 10 e 18
anni-, mi trovo sempre più spesso ad invidiare il mio
vicino di casa. A questo punto me la devo prendere con
la pubblicità o con la perdita sempre più accentuata del
potere d’acquisto del mio stipendio?
Mario Pulimanti
GdS - 20 XII 04 - www.gazzettadisondrio.it