Invito a esporre la bandiera della pace il 4 giugno

di Francesco Lena

I morti iracheni e
l'informazione.

Seguiamo con buona speranza, la sorte dei nostri
prigionieri in Iraq. L'Italia intera ha partecipato
commossa al dolore per la perdita dei nostri soldati a
Nassiriya, le pagine dei nostri giornali e telegiornali,
sono piene delle sofferenze causate dalla guerra. Pochi
parlano o scrivono dei quindici o ventimila mila morti
Iracheni, militari civili, donne, bambini. Già il fatto
che non si sappia la cifra esatta ci dice la poca
considerazione che abbiamo della vita altrui. Non sono
forse uomini come noi, con i loro affetti, i loro
dolori? Pensiamo che una mamma irachena non soffra per
la perdita per del proprio figlio come una mamma
italiana? Quanti saranno veramente i terroristi tra
quelle migliaia e migliaia di morti? Ci avevano
raccontato che era una questione di vita o di morte per
l'Occidente in quanto il regime di Saddam era in grado
di colpire con armi di distruzione di massa i nostri
paesi. Di fronte alla constatazione che armi di
distruzione di massa non c'erano ci dicono che, si,
comunque abbiamo abbattuto una dittatura , poi ci
accorgiamo che i soldati americani anziché la democrazia
esportano una loro visione di prepotenza, di superiorità
della loro cultura (chissà che senso di superiorità per
una donna americana tenere al guinzaglio un soldato
iracheno) la democrazia è prima di tutto verità,
trasparenza, libertà, e rispetto dei diritti umani.
Questo è solo quello che riusciamo a sapere. Chissà
quali altre violenze, sofferenze gratuite, quante morti
sotto torture e quanti innocenti, non documentate da
fotografie, inflitte a persone che avevano la sola colpa
di essere iracheni soldati di leva o solo sospetti di
terrorismo. I nostri? Il nostro governo ha ottenuto dal
parlamento la via libera per una missione di pace in
Irag, ci ricordiamo bene le parole del premier e di
alcuni suoi ministri che ci raccontavano che i nostri
soldati avrebbero scortato i convogli con gli aiuti
umanitari, avrebbero aiutato gli iracheni nell'
emergenza sanitaria eccetera eccetera, e noi ce li
immaginavamo a distribuire viveri e medicinali, "mettete
dei fiori nei nostri cannoni " come diceva la vecchia
canzone, invece non passa giorno che i nostri soldati
non siano impegnati in sparatorie con poca
differenziazione degli invasori americani e inglesi, (
quelli che vogliono mettere le mani sul petrolio e
averlo sotto controllo). Perché restare ancora quando è
ormai chiaro che anche quelli che avevano sofferto e
patito sotto Saddam non ci vogliono più?

Ritirare i nostri soldati in queste condizioni è un
dovere per l'Italia. Poi io dico con forza che ero,
sono, e sarò sempre contro ogni tipo di guerra, ero,
sono, e sarò sempre per la pace per tutti i cittadini
del mondo.

Invito tutti ad esporre sui balconi delle nostre case in
tutta Italia il 4 giugno 2004 in occasione della visita
di Bush in Italia per far sentire il nostro deciso
dissenso alla guerra. Facciamo vedere i bellissimi
colori dell'arcobaleno della bandiera della pace e far
sentire che non servono i muscoli ma tanto rispetto
della persona.
Francesco Lena


GdS - 30 V 04 - www.gazzettadisondrio.it

Francesco Lena
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