GRAVI PROBLEMI DELLE FAMIGLIE VALTELLINESI: 1) UNIVERSITARI - 2) ANZIANI UNIVERSITARI:

UNIVERSITARI: Famiglie si serie A (le altre), famiglie di serie B (le valtellinesi) - L'esemplare caso di Morbegno X- Vendiamo la colonia per costruire a Milano, con i maggiori fondi BIM costruiamo a Milano



1)
UNIVERSITARI

FAMIGLIE DI SERIE A (LE ALTRE)

FAMIGLIE DI SERIE B (LE VALTELLINESI)

La provincia ha deciso di
"congelare" i 100 milioni che annualmente versa alla Università di
Lecco per via della scarsa frequenza di valtellinesi alla stessa,
una quindicina (la CCIAA na precisato che non recede).

Non entriamo nel merito di questo problema specifico ma
consideriamo il problema generale.

Del milione e 684.993 universitari
in Italia al 31.12.2000 in corso regolare, e quindi di fatto
obbligati alla frequenza, erano 992.684. Sommando gli iscritti
alle Facoltà in Lombardia si ha un totale di circa 226.000.

Una
parte proviene da altre regioni, per cui supponiamo, in ordine di
grandezza, che la consistenza della leva universitaria lombarda si
aggiri sulle 200.000 unità.

Di questi la stragrande maggioranza é di serie A. Studenti che
possono frequentare standosene a casa propria, con un accettabile
tempo necessario per raggiungere la sede del proprio ateneo.

Una piccola minoranza é di serie B, di coloro cioè che sono
obbligati alla permanenza costante fuori casa, con rientro solo
nei week-end e per le vacanze.

In altri termini le famiglie debbono sobbarcarsi un onere notevole
per l'alloggio, per il vitto e per quanto serve per chi é lontano
da casa, onere rilevante e che per alcune diventa insostenibile
specie se non c'é un figlio solo ma due o più da mantenere
all'università.

Chi sono queste disgraziate famiglie di serie B?

In stragrande parte quelle valtellinesi, più qualche sparuto
gruppo di famiglie residenti nelle zone più decentrate delle
province di Bergamo e Brescia.


L'ESEMPLARE CASO DI MORBEGNO



C'é una sola, lodevolissima eccezione in provincia e riguarda
Morbegno ove operano le Fondazioni Mattei e Promor, i cui responsabili hanno
avuto un'idea brillantissima attuandola e gestendola con sagacia.


Sono tanti gli appartamenti che vengono concessi in uso agli
studenti morbegnaschi prezzi ragionevolissimi.

La Fondazione Mattei ha circa un centinaio di appartamenti, per
uno o due studenti con un costo che si aggira sulle 250.000 lire
pro-capite.

La Promor ha un centinaio di mono e bilocali per studenti e anche
lavoratori, avendo costruito tre edifici in zona sostanzialmente
centrale di Milano.

Da sottolineare che per ciascuna delle due Fondazioni sono
giacenti un'ottantina di domende in attesa che si liberino, a
corso di studi concluso, le abitazioni occupate. Le assegnazioni
vengono fatte in base a un bando, prima riservato a morbegnesi o
figli di morbegnesi e oggi esteso al mandamento.

Non é finita. Le Fondazioni dispongono a Milano di circa 25.000
mq. di terreno vincolato a standard. Urbanisticamente semplice la
conversione ad altro standard, "attrezzature collettive", come
risultano indubitabilmente essere le strutture alloggiative delle
due Fondazioni. Poi l'intervento che dovrebbe vedere altri
soggetti valtellinesi affiancarsi.


VENDIAMO LA COLONIA
PER COSTRUIRE A MILANO

CON I MAGGIORI FONDI BIM COSTRUIAMO A MILANO


Tanto di cappello a Morbegno ma qualcuno dovrebbe pensare anche
alle famiglie delle altre quattro zone della provincia.

S'é parlato della vendita della colonia Vanoni di Borghetto S.
Spirito e ne é stata smentita la vendita.

Vendere la colonia, che non ha più la sua funzione originaria e
che risulta praticamente inutilizzata, salvo la parte
temporaneamente affittata, per realizzare una struttura
alloggiativa per gli universitari valtellinesi sarebbe cosa
saggia.

Saggio sarebbe pure utilizzare uno dei cinque miliardi di lire
dell'aumento dei sovracanoni, per un mutuo destinato a questo
scopo.

SCRITTO 30
ANNI FA, MA SIAMO, SOLI, ANCORA IN SERIE B

 
Alla fine degli anni sessanta il CRPE (Comitato Regionale
Programmazione Economica) si occupò anche dell'Università, con le
opportune intese con le allora nove Province lombarde.

Fu unanime
allora in provincia la "non richiesta" di Università in loco. Si
sarebbe trattato di una sola Facoltà, ed allora inevitabilmente
dequalificata. Inoltre la comodità avrebbe portato gran parte
degli studenti, indipendentemente dalle proprie inclinazioni, a
scegliere la Facoltà sotto casa, e poi, dopo la laurea, la maggior
parte di loro ad andarsene per ovvio eccesso di laureati nello
stesso settore rispetto alle esigenze locali.

Si convenne a Milano che per l'unica provincia decentrata rispetto
alle Università si sarebbe dovuto provvedere predisponendo
strutture residenziali.

Le nuove Università sono state fatte, quelle esistenti potenziate,
ma la serie B é rimasta serie B. Serie A super come fornitori di
energia, serie B, pressoché gli unici in Lombardia, in fatto di
costi per la famiglie. Evviva!

VISINI CI
AVEVA PENSATO, MA...

Nel passato a rimediare a questa autentica discriminazione ci ha
provato l'allora assessore alla Pubblica Istruzione e
Vicepresidente della Provincia Guido Visini. Aveva messo a punto,
d'intesa con il Comune di Milano e con quell'IACP, il progetto di
una Casa dello Studente. Costo previsto nove miliardi.

Sembrava la volta buona ma poi, non si sa
per quali ragioni, non se ne fece nulla.


NULLA DI FATTO ANCHE
PER L'ALTRA PROPOSTA


Di qualche anno fa la proposta Frizziero di un "prestito
sull'onore". In sintesi: stanziata una cifra sulla Legge
Valtellina - la possibilità allora ci sarebbe stata - quale fondo
di dotazione, si trattava di concordare con i due Istituti di
Credito locali la concessione di prestiti sull'onore "al costo" e
quindi con interessi ridotti rispetto a quelli correnti, diciamo
orientativamente dieci milioni annui, con garanzia delle famiglie
- che sarebbero state ben liete di darle -. I prestiti avrebbero
dovuto iniziare il rimborso, a tasso zero in quanto avrebbe dovuto
provvedere il fondo di dotazione, un anno dopo la laurea oppure
subito dopo l'abbandono dagli studi.

Per quanto concerne le garanzie reali delle famiglie si tenga
conto della diffusione della proprietà della casa, intorno al 90%,
che avrebbe sopperito in carenza di altre possibili forma di
garanzia. Il fondo di dotazione, oltre a provvedere per il
differenziale del tasso avrebbe dovuto farsi carico delle garanzia
per acclarati casi di impossibilità di alternative.

Ci fu interesse ma non se ne fece nulla.

SI E'
MOSSO IL CCCVa

Ora torna alla carica il Comitato Cittadini Consumatori Valtellina
ricordando, oltre alla posizione di vantaggio rispetto alle nostre
di quasi tutte le famiglie lombarde, che nelle Regioni alpine a Statuto Speciale si
provvede e quindi le famiglie hanno un sostegno concreto.

Da noi no.

Serie B.

Qualcuno pensa che questo tema sarà caldo nella prossima campagna
elettorale. Noi riteniamo che non sia tema su cui litigare, ma
tema su cui cercare di andare d'accordo tutti per trovare la
soluzione che porti in serie A anche la Valtellina.

2) ANZIANI

FAMIGLIE IN DIFFICOLTA'


Detto dei giovani passiamo agli anziani.

Ci sono state due modificazioni profonde.

Da un lato é grandemente aumentata l'età media. Sopravvivono,
talora in condizioni deboli, tanti che solo 20 o 30 anni fa
sarebbero morti da anni.

Dall'altro si sono modificati costumi e abitudini. Molte famiglie
un tempo riuscivano a farsi direttamente carico dei loro congiunti
in età avanzata. Oggi non ci riescono più.

UN DATO
CLAMOROSO: SONDRIO PEGGIORE IN ITALIA


Ci ha fatto specie trovare, fra l'enorme materiale statistico
dell'ISTA, Sondrio all'ultimo posto per vita media dei maschi
(73,09 anni nel 1998) e al primo posto quanto a differenza tra
l'età media delle donne e quella degli uomini. Le donne hanno,
secondo l'ampio studio citato, una vita media superiore agli
uomini di ben 9,17 anni, davanti ad altre due province alpine,
Belluno (8,38) e Aosta (7,83). Per completezza Perugia é a 4,54
anni ed altre province sono sotto i 5 anni, tantissime sotto i
sei.

A parte il fatto che un dato di questo genere, inspiegabilmente
ignorato dalla stampa locale, dovrebbe suggerire uno studio
specifico per evidenti ragioni, ne deriva un alto numero di
famiglie che resta con uno solo dei componenti, considerato che
normalmente già l'età del marito supera quella della moglie. Viene
quindi anche meno, là ove non vi é situazione di degrado fisico,
la mutualità di coppia e aumenta il ricorso all'assistenza
pubblica.

LE NOSTRE
CASE DI RIPOSO NON BASTANO


Le case di riposo sono ben altro rispetto ad una volta, ma al
miglioramento della qualità ha ovviamente corrisposto anche un
aumento dei costi ( e delle rette). Ci sono tante famiglie che
fanno fatica a pagare le rette dei congiunti, quando poi si trovi
loro il posto. In alternativa si é diffusa l'assistenza personale,
anche con molte extracomunitarie, ma anche in questi casi i costi
non sono alla portata di tutte le famiglie.

C'é infine la scelta degli standards qualitativi. E' certo
positivo che essi siano stati innalzati, sia quelli strutturali
che quelli relativi a quantità e qualità del personale. Potrà
essere provocatorio ma di fronte alle necessità c'é da chiedersi
se al posto di due strutture di standard elevato non sarebbe stato
meglio pensare, a pari costi di realizzazione e di gestione, a tre
strutture di standard non ottimo ma solo buono...

L'assistenza domiciliare si é rivelata sì utile, ma abbastanza un
palliativo.

Problema grave, destinato ad aggravarsi sol che si guardino le
proiezioni statistiche di aumento della vita media

Non abbiamo ricette, ma un messaggio chiari di sollecito a tutte
le Istituzioni e a tutte le forze politiche per individuare
soluzioni in tempo rapido perché ai problemi già oggi seri se ne
aggiungeranno altri con l'aumento progressivo dell'invecchiamento,
tenuto conto che gli esperti valutano già oggi l'età biologica in
130 anni.
Red


GdS 28 VI 02


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