EZIO VANONI

Riceviamo e pubblichiamo:



Si celebrerà il prossimo 1 luglio a Sondrio, con la prestigiosa
presenza del Capo dello Stato Carlo Azelio Ciampi e del Ministro
Tremonti, il centenario della nascita dello statista Ezio
Vanoni.

Fa sempre piacere ricordare un illustre concittadino soprattutto
per chi, come me, ha avuto il privilegio di averne condiviso e
sostenuto le idee per oltre cinquant’anni nel diuturno lavoro di
tutela, difesa e di rappresentanza degli interessi del ramo più
debole della società civile: i lavoratori dipendenti di questa
provincia, e non solo.

Vanoni, oltre che un politico illuminato era un uomo di scienza,
un uomo con ferrei princìpi morali ed etici e aveva un senso
elevato del concetto di giustizia sociale.

La prima riforma fiscale, che porta il suo nome e che contiene
come fondamento di giustizia la progressione impositiva secondo
il reddito individualmente posseduto, Lui la presentò al Paese
proprio come strumento a sostegno di quel concetto.

E’ emblematico il suo discorso al Parlamento, quando esortò i
deputati ad andare tra la gente comune a fare opera di
persuasione perchè capissero che “il tributo non é un balzello
imposto dal potere per i propri scopi ma un formidabile
strumento di solidarietà e di giustizia sociale”.

Peccato che pochi, troppo pochi, di quei deputati accolsero il
Suo invito; mentre molti, come la storia insegna, fecero a gara
per lavorare contro, aiutando gli evasori.

Un’altra importante intuizione del compianto Ministro fu il
famoso “Schema Vanoni”. Uno strumento di programmazione
economica lungimirante, un programma di iniziativa di politica
economica, sociale, finanziaria e produttiva, che avrebbe
portato il Paese a raggiungere traguardi di progresso e di
sviluppo inimmaginabili.

La storia ci dice però che quello “schema“ trovò scarsa
attenzione, per due ragioni: la prima perchè coloro che ne
reclamarono l’eredità furono respinti (tra questi la CISL) e
allontanati. La seconda perchè dopo di lui arrivarono uomini che
per incapacità progettuale e per convenienze personali spicciole
presero quel progetto e lo relegarono negli scaffali delle buone
intenzioni.

Afferma Guido Vigna, uno dei suoi biografi: “Il progetto Vanoni
conteneva una strategia per il Paese e dopo di Lui vennero
uomini che confinarono le strategie nell’ambito di un partito. I
piccoli ragionieri della politica se ne liberarono addobbandolo
con i paramenti dell’utopia”. E prosegue: “La riforma
tributaria, per l’inconsistenza dei suoi interpreti e le
perversioni degli interpreti della grande borghesia, si sminuì
nel senso originale e finì tra i monumenti incompiuti”.

Più sopra ho ricordato che la CISL é da considerarsi tra gli
eredi respinti. Infatti fu il primo e solo sindacato che accolse
il messaggio di Vanoni.

Ne testimonia una delibera del Consiglio Generale della
Confederazione dell’ottobre 1956, della quale un paragrafo
testualmente recita: “L’alternativa del sindacato democratico
rispetto al sindacato tradizionale deve realizzarsi attraverso
specifiche politiche di attuazione del Piano Vanoni. La piena
adesione allo spirito dello “schema” impone al sindacato di
prendere posizione sui punti ritenuti fondamentali di un
programma di iniziative di politica economica, sociale,
finanziaria e produttiva capace di costituire un realistico
avvio del suo processo di realizzazione”.

Le cose, ovviamente, sono andate in modo diverso in questo
Paese, ma se la storia ha dato, e da, ragione a Vanoni, ha dato,
e da, ragione pure ai suoi eredi respinti, che continuano ad
essere respinti sia dal liberismo borghese oggi al potere, sia
dall’ottusità di una certa opposizione massimalista.

Dopo le suesposte note nelle quali mi riconosco con profonda
convinzione, mi é molto difficile immaginare, quale sostenitore
delle tesi Vanoniane, il Ministro Tremonti, che sarà presente
alla celebrazione.

Quella del Suo centenario sarà appunto una ulteriore
celebrazione, obbligata perchè il personaggio la merita, ma
scomoda perchè il ricordo é scomodo.
Valerio Delle Grave


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Valerio Delle Grave
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