DEMOCRISTIANI LADRI...

La nota diffusa - Ladri - Non solo ladri ma ladri interessati personalmente - In tanti - Rispetto umano - Sussulto di dignità e orgoglio - Ma tangentopoli? - Ed ora?

Abbiamo pensato
un momento se pubblicare o meno sulla "Gazzetta" questa nota,
peraltro inviata, fra un migliaio di indirizzi, anche a tutti
gli organi di informazione della provincia e a qualcuno anche
fuori.

Abbiamo poi deciso per il si. Chi scrive era in politica ma oggi
ne é fuori, nel senso che non milita in nessun Partito. Una
posizione spesso scomoda perché cercando di valutare le cose con
obiettività si rischia di essere considerati avversari da parte
di tutti, visto e considerato che capita di criticare questo o
quello, se, appunto, si vuol essere obiettivi.

Sarà scomoda, ma la posizione é utile. Giudicare senza essere
condizionati da appartenenze é gratificante, e poi fornisce agli
altri occasione di riflessione, sia che si condivida o meno.



LA NOTA
DIFFUSA


Ai leaders politici - Roma

A Partiti e Gruppi Parlamentari – Roma

A parlamentari ex DC

Agli organi di informazione della provincia

A quanti ancora di interesse

Loro sedi


LADRI

Dapprima l’on. La Russa, in modo sofisticato, poi l’on. Bossi in
modo esplicito hanno dato dei “ladri” ai democristiani.

Sulla base della mia esperienza, di tanti incarichi ricoperti,
istituzionali e politici, sostanzialmente in provincia di
Sondrio, ma anche con qualche puntata fuori, a Milano e Roma,
debbo dire onestamente e obiettivamente che è vero: siamo stati
dei ladri, e che ladri!

Abbiamo rubato tanto di quel tempo alle nostre famiglie per
dedicarlo ai problemi degli altri.

Abbiamo rubato denaro alle nostre famiglie, indirettamente
privilegiando le cose degli altri lasciando indietro le nostre.

Abbiamo rubato denaro alle nostre famiglie anche direttamente,
andando in giro a nostre spese, sempre per gli altri, e talvolta
mettendo mani al portafoglio per questa o quella necessità.

Abbiamo, in qualche occasione, anche rubato tranquillità alle
nostre famiglie, scaricando al rientro tensioni accumulate
durante il giorno su complicati problemi degli altri.

Abbiamo rubato tante domeniche alle nostre famiglie, correndo
dove la funzione ci chiamava, con moglie e figli a casa mentre
gli altri andavano a sciare d’inverno e a spasso in montagna
nella bella stagione.

Abbiamo rubato anche a noi stessi: ore di sonno, ore di svago,
ore di serenità.



NON SOLO LADRI MA
LADRI INTERESSATI PERSONALMENTE


E non soltanto ladri, ma ladri interessati personalmente.

Non abbiamo infatti rubato tutto quello che s’è detto per puro
altruismo.

No. C’è stato anche un chiaro interesse personale.

Abbiamo pensato, si guardi un po’ che follia, di costruire in
quel modo, rubando alla famiglia e a noi stessi privilegiando i
problemi degli altri, un solido patrimonio personale, non
misurabile in lire ed ora in €uro ma in una moneta più
gratificante, per indicare una via ai figli.

Sempre, ma oggi in particolare, più che le prediche servono gli
esempi. Chissà che i figli capiscano – per la verità qualche
segno lo abbiamo ravvisato – e invece di pensare da grandi a
fare gli imprenditori, gli artisti, i calciatori o quant’altri
non si convincano che è meglio fare i ladri, beninteso nel modo
che sopra abbiamo visto


IN TANTI

Non basterebbero le carceri di tutta Lombardia per mettere in
galera tutti noi, ladri di Valtellina e Valchiavenna, ma non
basterebbero le carceri di tutta Europa per mettere in galera
tutti noi, ladri d’Italia. Già, perché se in Valtellina ci
conosciamo tutti, se in Valtellina c’è una splendida tradizione
amministrativa, ed anche di probità amministrativa, che viene da
lontanissimo, radicata in profondità nei cromosomi, con un ceppo
di geni resistenti a virus più potenti dell’HIV, non è che in
giro per l’Italia questa malattia, del furto persistente e
continuato, così come sopra indicato, fosse cosa rara.

Ahimé, genitori tradizionalisti, attenti ai valori, non a quelli
di un tempo ma a quelli universali, ci hanno dato esempi e non
solo prediche.

Negli oratori, ahimé, ci hanno indicata una certa strada (ma
questo vale anche per chi gli oratori non frequentava e che pure
ha trovato la stessa via).

Ahimé ci hanno instillato subdolamente un tarlo, quello del
praticare la politica come servizio.

Ahimé, non parliamo poi dello strapotere della Chiesa che ci ha
rifilato addirittura delle Encicliche che abbiamo cercato,
magari senza riuscirci sempre, di seguire alla lettera.

Ed é per tutto questo, sì, per tutto questo abbiamo dimenticato
il settimo comandamento “Non rubare”, beninteso nel modo che
sopra abbiamo visto, e che oggi, sentendoci dare dei “ladri”
rispondiamo gridando forte: sì siamo stati dei ladri, e che
ladri, fieri di esserlo stati..



RISPETTO UMANO


Da ragazzi ci avevano insegnato in oratorio cos’era “il rispetto
umano”, quella manifestazione di pavidità, di viltà in
definitiva, nell’evitare di manifestare la propria Fede per il
timore dell’opinione altrui.

I democristiani, sia quelli finiti nel centro-destra che quelli
finiti nel centro-sinistra che quelli, come me, finiti a casa
propria, questo rispetto umano lo hanno dimostrato in misura
rilevante subendo passivamente un vero e proprio processo con
sentenza predeterminata. Sentenza che il tempo avrebbe
polverizzato perché non si può barare con la storia ma che
intanto serviva per la cronaca e, soprattutto, per il potere.


Oggi vengon fuori tante novità, a cominciare da una cosa
storicamente ovvia, che però tempo fa non veniva riconosciuta, e
cioè che DC e democristiani avevano il senso dello Stato.

Si è sentito anche dire – on. Violante - che i democristiani si
facevano processare ma non cambiavano le leggi per evitare i
processi. Per la verità li facevano i giornali, magari con i
segretissimi verbali, quelli che facevano comodo, chissà come
usciti da Palazzo di Giustizia, e i giornali facevano opinione.
Quanti però sono i democristiani non solo allora destinatari di
avvisi di garanzia, che nei titoli della stampa suonavano già
condanna, ma perfino finiti in galera e poi riconosciuti
innocenti nel modo più ampio? Stando in casa nostra, in
Lombardia, Adamoli finì dietro le sbarre, guarda caso, alla
vigilia di diventare Presidente della Regione. L’umiliazione del
carcere e, naturalmente, niente Presidenza al Pirellone. Enormi
titoli e lui alla gogna. Poi però Adiamoli fu scagionato
completamente, la stampa se ne occupò distrattamente. Non faceva
più notizia. Quante croci morali di questo tipo sulla strada di
una rivoluzione mascherata?

Questo fu un processo alla DC, per scalzarla dalla guida del
Paese cercando di far dimenticare il grandissimo merito di aver
portato un Paese straccione, alla fame, nella miseria più nera,
come era la situazione nel 1945, nel Club dei grandi del mondo.
Allora purtroppo si vide un esercito di democristiani smarriti,
pochi avendo il coraggio – per me era ed è semplicemente dignità
– di condannare certo il condannabile emerso da tangentopoli ma
di rivendicare anche quello che invece si voleva cancellare, un
contributo di rilevanza storica al progresso del nostro Paese.


SUSSULTO DI
DIGNITA’ E DI ORGOGLIO


Finalmente abbiamo visto un sussulto di dignità e di orgoglio.
Ex DC, oggi di ogni parte politica, hanno reagito come si deve.
Non m’importa se questa volta il movente è venuto dal
centro-destra. Centro-destra o centro-sinistra (ove alberga più
di un intellettuale ancora DC-fobico), e comunque venga da
chicchessia, è ora che chiunque ci pensi 64 volte prima di
gettare indiscriminatamente fango.

E’ ora e tempo che gli ex-democristiani, anche se divisi sul
terreno politico, trovino le ragioni di unità, - ripetiamo: non
di carattere politico ma sui valori – pensando al passato e
guardando al futuro. Sì, al futuro, perché quando venissero sul
tavolo problemi di altissimo livello morale, come ad esempio
l’eutanasia, non possono essere posposti a questioncelle, al
confronto, di quotidianità politica.

Manca lo spazio per approfondire, ma chi volesse sul sito
www.gazzettadisondrio.it , ”, numero del 18 maggio 02, rubrica
“La nostra provincia”, sezione “Contributi”, può trovare
l’articolo “ Appello per i valori agli ex-DC “, al riguardo
esaustivo.



MA
TANGENTOPOLI?


Tutto bene madama la marchesa, dunque? E tangentopoli (per cui
nel giornale che dirigevo ho sempre usato e fatto usare
l’iniziale minuscola, al contrario di molti che l’hanno
nobilitata con la maiuscola)?

Ho sempre pubblicamente detto e scritto, fin da molti, molti
anni prima dell’era Di Pietro, che per chi ruba nella o alla
Pubblica Amministrazione la legge italiana non basta. Forse
perché nei miei cromosomi c’è un derivato di lontani ascendenti
impegnati nella cosa pubblica della Serenissima, (ove per il
nobile c’era una pena più severa, anche il doppio, rispetto a
quella per il non nobile che avesse commesso lo stesso reato),
ho sempre sostenuto che occorrerebbe invece la legge araba,
cominciando, come primo approccio, dal taglio delle mani.

Detto questo per precisare una posizione, chiara e risoluta, tre
punti per riflessioni che non si sono fatte, anzi che ci è ben
guardati dal fare.

1) La diffusione, in un crescendo Rossiniano, del malcostume,
guarda caso, ha coinciso con la fine dell’egemonia della D.C.
con la contemporanea crescita dell’influenza e dei
condizionamenti dei poteri forti, al punto di far ritenere,
erroneamente, l’avvento di un sistema generalizzato.

2) La destinazione effettiva delle somme rilevanti che
tangentopoli ha rivelato. La D.C., che non aveva certo
l’esercito di dipendenti e funzionari che invece aveva il PCI
bensì una struttura assai più modesta, faceva fatica ogni fin
del mese per pagare gli stipendi. Sia consentito di pensare che
questo non sarebbe successo se ci fosse stato veramente quel
vorticoso giro di soldi di cui s’è parlato. Non è che contesti
questo giro (non avrei nessuna possibilità di valutazione),
discuto la destinazione dei fondi. Si approfondisse verrebbe
fuori che una frazione molto modesta di quelli attribuiti è
andata effettivamente “ai Partiti”, come è apparso e come è
stato comodo per tanti far credere. Il resto in mille rivoli e,
probabilmente, molti di questi “dimenticati” nelle tasche di
persone che certo non militavano in questo o quel Partito per
nobili ragioni ideali.

3) Non dimentichiamo infine il discorso di Craxi alla Camera
(non si è sorvolato ma è un argomento toccato e lasciato in
anticamera). Non l’ha raccolto nessuno. Non i suoi alleati,
sbagliando, ma neppure le opposizioni, sbagliando. E così la
palla è passata alla Magistratura, o meglio, al pool di Milano,
bersaglio di tante critiche. Obiettività vuole che si dica, in
ordine alla sua pretesa parzialità, che il fatto vero è che il
pool procedeva in base alle carte che riusciva a scovare o gli
arrivavano. Per tanti che parlavano, soprattutto a carico di DC
e PSI, c’erano i Greganti che si arrampicavano su pareti di
cristallo ottenendo però il risultato, ossia un nulla di fatto.
Sotto questo profilo potrebbe anche non esserci stata
parzialità, o comunque, se ve n’è stata, meno di quella che s’è
detto. Lascia però tanti punti interrogativi, per fare un solo
esempio, l’avviso di garanzia al segretario amministrativo del
PCI, avviso rientrato di corsa con un plenum collegiale e con il
sostituto procuratore che l’aveva inviato – senza in questo
circostanza incarcerare il destinatario! -, unico caso forse,
viene destinato ad altri incarichi…

A scanso di equivoci bene precisare che anche nell’ipotesi che
una maggiore attenzione da parte del pool, come molti hanno
sottolineato, nei confronti del PCI avesse avuto riscontri, non
è che il mal comune sarebbe diventato mezzo gaudio. Sul piano
etico non ci devono essere compromessi che tengano.

Sta comunque il fatto che il mettere in galera la gente, come è
sembrato, per stimolare le confessioni (quanta galera per tanti
innocenti!) è stata una violazione di un principio etico prima
ancora che giuridico. Lodi indubbiamente per avere scoperto il
pentolone, giudizio negativo per come ci si è “rugato dentro”,
oltre a tutto dando superficialmente per assiomatico che il
cancro avesse investito tutto il sistema e tutti i suoi
protagonisti, ad ogni livello. Mani Pulite in ciò splendidamente
assecondate dagli organi di informazione, attentissimi sempre al
più semplice degli avvisi di garanzia ma permanentemente e
pelosamente distratti di fronte alle assoluzioni o alle
archiviazioni.

Niente tutto ben madama la marchesa dunque, ma separiamo il
grano dal loglio, evitiamo le generalizzazioni non solo sciocche
ma anche offensive per tanta gente che ha operato coerentemente
con le proprie convinzioni ideali senza venire a compromessi con
la propria coscienza nell’agire sia nel privato che nel
pubblico.


ED ORA?

Tempo fa avevamo catalogato undici case diverse nelle quali
erano confluiti i democristiani di un tempo, dieci politiche e
l’undicesima, la nostra casa privata, quella in cui non vi è
destra o sinistra, ma ove si può pensare alla politica come la
più nobile delle discipline se praticata correttamente, in cui
si può pensare alla democrazia come l’espressione più alta del
vivere sociale, in cui si è sempre stati sordi alle sirene del
collettivismo, giustamente in macerie, senza però subire le
lusinghe di un liberismo altrettanto fonte di guai se non
corretto da una visione sociale che privilegi l’uomo. Una casa
ove c’è posto per l’ospite, sia arabo o israeliano, dove si
privilegia il debole e dove anche si usa il rispetto nei
confronti di chi la pensa diversamente.

Nostalgia della DC che pure, nel seguire questa linea, ha anche
commesso errori?

No. La nostalgia presuppone lo sguardo volto solo al passato.
Esso deve essere lievito di futuro.

Quindi non una nuova DC. Pensiamo a quella che fu come strumento
per l’attuazione di una linea di valori nobili. Tramandare
quindi al domani questi valori, ovunque si trovino i
democristiani di allora.

Almeno quelli che erano democristiani non per le suggestioni del
potere, non per soddisfare le ambizioni personali, ma perché ci
credevano, dimostrandolo con l’impegno.
Alberto Frizziero


GdS - 18 X 02 - www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
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