Contributi esterni: argomento proposto da Samuele Rui Portavoce Nazionale del M.G.D.C.: IL REFERENDUM
Con l’approssimarsi del 12
giugno è cresciuta progressivamente l’attenzione
pubblica nei confronti di argomenti che vedono in primo
piano le esigenze della Scienza ed il valore della Vita.
Le consultazioni referendarie che avranno luogo sono
state richieste al fine di abrogare parzialmente la
vigente legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente
assistita.
La legge 40 non è una legge qualsiasi, il nostro
Movimento ritiene che essa incida su concetti
assolutamente fondamentali quali la vita umana e la
famiglia, elementi fondamentali dell’individuo, rispetto
ai quali può esercitare una influenza positiva o
negativa. Pur riconoscendone l’imperfezione, non
possiamo non sottolinearne l’importanza, in quanto norma
che va a colmare un vuoto legislativo in un campo tanto
importante scientificamente quanto eticamente delicato.
Proprio per questo riteniamo necessario difendere una
legge che, pur non essendo il alcun modo “cattolica”,
compie un importante passo avanti rispetto alla
situazione precedente. Infatti, seppur in contrasto per
molti aspetti con l’insegnamento della Chiesa, essa “ha
comunque il merito di salvaguardare alcuni principi e
criteri essenziali, in una materia in cui sono in gioco
la dignità specifica e alcuni fondamentali diritti e
interessi della persona umana”, come ha ricordato il
cardinale Camillo Ruini nella Prolusione al Consiglio
permanente della CEI il 17 gennaio 2005.
Vogliamo inoltre ricordare che al voto referendario non
si applica il principio stabilito dall’articolo 48 della
Costituzione per cui l’esercizio di voto “è dovere
civico”. Alla materia referendaria la Costituzione
dedica l’articolo 75, secondo cui non esiste alcun
dovere civico di votare. L’art. 75 fissa infatti un
doppio quorum, nel senso che la proposta soggetta a
referendum è approvata “se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi”, ma a condizione che
abbia “partecipato alla votazione la maggioranza degli
aventi diritto”. Dunque la Costituzione ammette che
l’elettore possa legittimamente non partecipare alla
votazione, tanto che, più che di astensione, è giusto
parlare di “non voto”.
Il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana,
dunque, si dichiara per una consapevole non
partecipazione al voto, che ha il significato di un
doppio no, ai contenuti dei quesiti sottoposti a
referendum, che peggiorano irrimediabilmente e svuotano
la legge, riaprendo in larga misura la porta a
pericolosi vuoti normativi, e all’uso dello strumento
referendario in una materia tanto complessa e delicata.
GdS 10 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it