Contributi esterni: argomento proposto da Nicola Perrone Lanciamo una campagna per bere nei locali pubblici acqua di rubinetto

Contributi esterni: argomento proposto da Nicola Perrone

IL CONTRATTO MONDIALE SULL'ACQUA
RISPONDE ALLA CIRCOLARE GOVERNATIVA DEL MINISTRO MARZANO:
"LANCIAMO UNA CAMPAGNA PER BERE NEI LOCALI PUBBLICI
ACQUA DI RUBINETTO".
INVITIAMO GLI ENTI LOCALI, GLI ESERCENTI,
LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE E DEI CONSUMATORI
A MOBILITARSI E AD ADERIRE ALLA CAMPAGNA"



Il Comitato italiano per il
contratto mondiale sull'acqua in riferimento alla
recente circolare del Ministro delle attività produttive Marzano che introduce il divieto, nei locali pubblici,
di vendita di bicchieri di acqua, obbligando a vendere
acqua solo in "bottigliette monodose, sigillate",
esprime il proprio disappunto per questo provvedimento
nocivo per l'ambiente e per le tasche dei singoli
cittadini.


"Siamo contrari a questo decreto che rafforza il
processo della "co-cocalizzazione" dei consumi di acqua
in bottiglia in Italia" dichiara Rosario Lembo-
Segretario Generale del Comitato italiano e "rafforza la
cultura che si debba "bere solo acqua in bottiglia"
relegando il consumo dell'acqua di rubinetto, che arriva
nelle nostre case e nei servizi pubblici, per usi non
potabili e costituisce un precedente per la messa in
bottiglie monodose di tutte le bibite gassate.


L'Italia, nonostante l'abbondanza di acqua di sorgente e
di falda di buona qualità, si caratterizza già ora in
Europa come il paese a più alto consumo pro-capite di
acqua minerale (182 lt/ a persona). La decisione di non
consentire nei bar e nei locali pubblici la vendita di
acqua minerale in bicchieri, costituisce un
provvedimento che contribuisce a ridurre la fiducia
rispetto all'acqua di rubinetto fornita dagli
acquedotti.


"Il Comitato italiano per il Contratto mondiale
sull'acqua, impegnato in Italia da ormai cinque anni a
promuovere una nuova politica di gestione dell'acqua
come bene comune e come diritto umano" - dichiara Emilio
Molinari, Vicepresidente del Comitato italiano -
"auspica quindi che le associazioni ambientaliste ed
quelle a tutela dei consumatori, prendano posizione per
contrastare questo provvedimento".


Il Comitato italiano per il Contratto Mondiale
sull'acqua invita gli Enti Locali che gestiscono gli
acquedotti ad insorgere contro questo tentativo di
sfiduciare l'acqua di rubinetto e lancia la proposta ai
Sindaci e alla Federazione dei pubblici Esercenti
(FIPE)- che ha già espresso riserve sul provvedimento -
per lanciare di concerto con il Comitato Italiano una
campagna nazionale di promozione del consumo dell'acqua
del rubinetto apponendo in ogni bar e esercizio pubblico
il cartello: "questo locale aderisce alla proposta del
Comitato italiano Contratto Mondiale sull'Acqua e serve
in bicchieri acqua di rubinetto".


Le presunte motivazioni alla base del provvedimento
ministeriale sono: la tutela della salute e dell'igiene
dei consumatori, la garanzia sul piano delle
responsabilità. Le giustificazioni fornite dalla
Federazione italiana dei grossisti e distributori di
bevande (Italgrob) sembrano infatti rafforzare il
pregiudizio già oggi diffuso e sostenuto dalla
martellante pubblicità delle imprese multinazionali che
controllano e gestiscono in Italia il business delle
acque minerali: che solo l'acqua in bottiglia è salubre,
non è inquinata e si conserva pura come alla sorgente.
Si dimentica però che speso le sorgenti delle acque
minerali sono collocate in territori già inquinati, e
che l'acqua di rubinetto, per legge, deve essere
garantita sul piano della potabilità e della purezza
sotto la responsabilità dei sindaci, delle ASL e delle
Agenzie regionali di controllo (Arpa).


Il provvedimento più che alla tutela della salute pare
quindi essere finalizzato ad incrementare il consumo
delle acque minerali a vantaggio di due sole categorie:
le aziende che imbottigliano e distribuiscono le acque
minerali e le bibite gassate in Italia, e le imprese che
gestiscono gli inceneritori di rifiuti. Le aziende che
imbottigliano le acque minerali vedranno accrescere
infatti i loro profitti sulla distribuzione dell'acqua
in bottiglia - che vanno già dal 200 al 800 per cento
rispetto al costo medio al litro (circa 0,001cents di
Euro alla fonte).

Per effetto dell'introduzione delle
bottigliette mono-uso da 125 o 250 cl. al posto
dell'acqua in bicchiere, si raddoppierà inoltre il
volume della plastica da smaltire che già oggi è pari a
oltre 5 miliardi di bottigliette di cui solo 1 miliardo
va a finire in discarica, mentre i restanti 4 vano negli
inceneritori a tutto "beneficio" dell'aria che
respiriamo.

I vantaggi di questa circolare vanno dunque solo a
favore i due categorie di imprese; i costi ricadranno di
fatto sui consumatori che pagheranno cara la
bottiglietta di acqua monodose al bar e poi si vedranno
aumentare, come cittadini, dagli enti locali le tariffe
delle tasse di smaltimento delle bottiglie di plastica.

Nicola Perrone



Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua

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