Contributi esterni: argomento proposto dalla Compagnia: Il racconto dei Promessi Sposi viaggio verso il romanzo di Alessandro Manzoni

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IL RACCONTO DEI PROMESSI SPOSI

viaggio verso il romanzo di Alessandro Manzoni


regia di Beppe Rosso

drammaturgia di Luca Radaelli

con

Stefano Bresciani,Valerio Maffioletti, Michele Fiocchi,


Lalla Pellegrino, Giusi Vassena


consulenza scenografica di Fulvio Donorà

consulenza al canto corale di Antonio Pizzicato

costumi a cura di Carla Banfi

collaborazione tecnica di Mirco Boiocchi e Lino Brusa


- menzione speciale Premio ETI Stregagatto 1998 -



Il progetto di avvicinarsi al testo manzoniano per
costruire uno spettacolo teatrale l'avevamo in cassetto
da alcuni anni. Lo stimolo più forte è venuto da una
sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, mai realizzata.
Pasolini fa raccontare la vicenda da Renzo ai propri
figli in flash-back. La famiglia Tramaglino fa da coro
al racconto: Lucia e i bambini intervengono a commentare
e intercalare la narrazione. L'intuizione di Pasolini ha
riscontro peraltro nel testo dei Promessi Sposi, dove si
allude al fatto che Renzo stesso sia la fonte diretta
dell'anonimo romanzatore seicentesco. Un racconto orale,
quindi.

Abbiamo trovato questa impostazione assai congeniale al
nostro modo di fare teatro, legato alla narrazione, alla
memoria, alle vicende storiche viste dal punto di vista
della gente semplice, come già si evinceva dal nostro
precedente spettacolo "Il partigiano J." di cui questo è
l'ideale prosecuzione.

Cinque attori, in scena dall'inizio alla fine dello
spettacolo, sono gli officiatori di un rito che serve a
tramandare la testimonianza delle vicende vissute dai
due operai tessili lecchesi all'inizio del XVII secolo,
ma che trascendono, attraverso il racconto, il tempo e
lo spazio. Ogni attore ha un proprio personaggio:
Abbondio (Michele Fiocchi), Agnese (Giusi Vassena),
Cristoforo (Antonello Cassinotti), Lucia (Lalla
Pellegrino), Renzo (Stefano Bresciani). Tuttavia la
coralità del racconto fa sì che dal tessuto
drammaturgico emergano anche le voci dei personaggi
minori. Ma soprattutto emerge la voce del popolo
dolente, furente, impaurito, quel popolo che deve
superare, come flagelli biblici, le prove della
carestia, della guerra e della peste, e da cui esce
prepotente quell'anelito di giustizia, che fonderà poi
la scrittura della Colonna Infame. Due sono le strade
per affrontare tali prove: quella della rivendicazione
sociale, sperimentata da Renzo, e quella della
devozione, che porterà Lucia al miracolo; entrambe
simboleggiate dal pane, cibo del corpo e dell'anima.

Il percorso dei personaggi si dipana come in un gioco
dell'oca. La festa di matrimonio, interrotta all'inizio,
si potrà finalmente celebrare.











Abbiamo lavorato sui differenti registri che si evincono
dal romanzo: da quello lirico delle descrizioni
paesaggistiche ("Quel ramo del Lago di Como...", "Addio
monti..."), a quello epico delle azioni di massa (I
tumulti di San Martino, la calata dei Lanzichenecchi);
da quello comico dei dialoghi specialmente imperniati
sulla figura di Don Abbondio, coloriti di teatralissimi
"a parte", a quello tragico, legato invece ai personaggi
"scespiriani" dell'Innominato e della Monaca di Monza.

La riscrittura del testo e le soluzioni registiche vanno
nel solco della riscoperta del teatro popolare, un
teatro che cerca le proprie ragioni nell'immediatezza
del rapporto con il pubblico, secondo principi mutuati
dalla poetica brechtiana. La lingua usata è un pastiche
di italiano e dialetto lombardo, in cui affiorano il
latino della Chiesa e lo spagnolo dei dominatori. Il
canto, eseguito coralmente dagli attori, accompagna lo
svolgimento della vicenda e ne sottolinea la ritualità,
pescando nel repertorio popolare lombardo.



ESIGENZE TECNICHE


palcoscenico (misure minime):

larghezza m. 8

profondità m. 6

altezza m. 4


graticcio attrezzato


quadratura nera


carico luci: 15 kw


DURATA SPETTACOLO: 80' (atto unico)


DURATA MONTAGGIO: 5 ore

DURATA SMONTAGGIO: 2 ore e 30'





GdS 10 XI 2005 - www.gazzettadisondrio.it

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