Contributi esterni: argomento proposto da Alessandro Maria Fucili: Tra soldi, intrecci politici e business

Contributi esterni: argomento proposto da Alessandro Maria Fucili:

I retroscena del blocco delle adozioni internazionali
dalla Bielorussia raccontati dalle famiglie e le gravi
responsabilità delle Istituzioni italiane

(Ministero Pari Opportunità, Commissione Adozioni
Internazionali, Ministero degli Affari Esteri,
Commissione Bicamerale per l’Infanzia)


Rissa istituzionale vergognosa e dalle gravissime
conseguenze per i bambini orfani e soli, tra il Ministro
per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, da una
parte, e le On. Maria Burani Procaccini e Marida
Bolognesi, della Commissione Bicamerale per l’Infanzia,
dall’altra, giocatasi tutta sulla pelle dei nostri
bambini.


I fatti: 150 pratiche adottive di altrettanti bambini
bielorussi percorrono da oltre 45 mesi il penoso e
tortuoso iter adottivo. Ma da ben 13 mesi sono bloccate
deliberatamente a Minsk. Causa di questo blocco un
discorso del Presidente Lukascenko che anticipava
l’intenzione di modificare la legge bielorussa sulle
adozioni internazionali in senso restrittivo e
retroattivo.

Noi famiglie direttamente interessate dal blocco
(appunto tra le 150 pratiche bloccate da 13 mesi a Minsk),
ed a conoscenza che altre 600 coppie adottive sono in
attesa da oltre 24 mesi per una strada che non appare
avere futuro, vogliamo, con questo COMUNICATO alla
STAMPA, denunciare pubblicamente quanto segue:

Bambini senza sogni

Tatiana e Valerji (3 anni e mezzo), Denis (4 anni) e
centinaia di altri bimbi hanno fatto appena in tempo ad
identificare noi e tanti altri come loro genitori, a
chiamarci “mamma e papà”. Qualcuno, anche se per poco,
si era finalmente dedicato a loro, in via esclusiva.
Ora, Tatiana, Valerji, Denis e tutti gli altri hanno
poche speranze di sentirsi ancora al centro di un mondo
d’amore. Il loro destino sarà forse ancora chiuso tra le
mura di un orfanotrofio bielorusso, in camerate da 20
lettini e vetri appannati su un mondo di nebbia e gelo.

Le responsabilità dirette degli enti autorizzati
all’adozione in Bielorussia e il business delle
accoglienze

Vanno analizzate e verificate le reali responsabilità
soggettive ed oggettive degli Enti autorizzati rispetto
ai ritardi ed alle tante omissioni, manifeste e
reiterate, e la totale insussistenza dei controlli sul
loro operato da parte della Commissione adozioni
internazionali (CAI), organismo preposto alla loro
vigilanza.


Gli interessi economici in gioco sono elevati e
coinvolgono diverse aree e settori economici, sia
bielorussi che italiani. La Bielorussia resta infatti
l’ultima nazione dell’ex blocco sovietico a voler
intrattenere rapporti per le adozioni internazionali con
l’Italia, dopo la chiusura della Federazione Russa,
dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria, come
recentemente dichiarato dalle stesse autorità di
governo.

Troppi protagonisti italiani

Come sempre in Italia, la rete gerarchica per gestire
una singola area ha più teste, più titolari,
regolarmente in dissenso o antagonismo. Per le adozioni
internazionali e, nello specifico, per i rapporti con la
Bielorussia possiamo contare sulle decisioni del
Ministero per le Pari Opportunità (Ministro On. Stefania
Prestigiacomo), della CAI (Commissione adozioni
internazionali, organo tecnico del Ministero per le Pari
Opportunità, che dovrebbe svolgere il ruolo di
mediazione internazionale e controllo nazionale, con a
capo la Dott.ssa Roberta Capponi, magistrato,
Presidente), del Ministero degli Affari Esteri (Ministro
plenipotenziario Dott. Giuseppe Panocchia), della
Commissione Bicamerale per l’Infanzia (Presidente On.
Maria Burani Procaccini, Vicepresidente On. Marida
Bolognesi, On. Piero Ruzzante), degli Enti autorizzati a
titolo oneroso per le adozioni internazionali in tale
paese ed anche su un Comitato di coordinamento delle
famiglie di aspiranti all’adozione (circa 300 famiglie).
Le due delegazioni che non lavano i panni in
casa


Non ci facciamo mancare niente noi Italiani. E così, per
dirimere una questione tanto delicata (il blocco da
oltre 13 mesi di 150 bambini), decidiamo di inviare non
una, ma due delegazioni a mercanteggiare direttamente a
Minsk. Entrambe sono state però espressamente richieste
dalle autorità bielorusse ai fini della riapertura di un
dialogo.

La prima è una delegazione tecnico-ministeriale
(la compongono la Dott.ssa Capponi e il Dott. Panocchia),
la seconda è politico-parlamentare (Bicamerale per
l’Infanzia, nelle persone degli On. Burani-Procaccini,
Bolognesi e Ruzzante). La prima delegazione parte ad
oltre un anno di distanza dalla proclamazione del
blocco, il 13 e 14 ottobre u.s., ma torna con poco o
nulla. La seconda parte dopo dieci giorni, il 24-25-26
ottobre u.s., per completare l’operato della prima e per
sbloccare definitivamente le 150 pratiche giacenti dal
2004. Questa seconda missione doveva però essere
affiancata dai due componenti tecnici della prima (Dott.ssa
Capponi e Dott. Panocchia), unici delegati alla firma di
un accordo di governo. Ma i due tecnici non si
presentano alla partenza. Cosa sia accaduto, non è
ancora dato saperlo, soprattutto per dei semplici
cittadini in agonia da oltre un anno per una firma. La
delegazione torna con un mezzo accordo, che però alla
prima delegazione non va bene, nonostante i continui
contatti tra i parlamentari a Minsk e i più importanti
rappresentanti delle Istituzioni governative italiane
(tra cui il Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta). Così, quando la prima
delegazione torna per firmare, ma solo dopo mille
pressioni da parte delle famiglie italiane indignate, si
rifiuta di farlo perché se firmano lo fanno solo con il
loro testo. La totale mancanza di concertazione mette
ora a rischio il futuro dei “bambini sospesi”.

Morale:
tra mal parole da pescivendole e scarsa professionalità
riusciamo a farci deridere persino dai Bielorussi.


Nel “superiore interesse dei minori”, il Ministro
Prestigiacomo ha vietato alla Dott.ssa Capponi di
apporre la firma su un Protocollo d’intesa finalmente
concordato dalla Bicamerale Infanzia e dalle autorità
bielorusse. Perché? Ce lo chiediamo ancora, ma a questa
domanda non è stata ancora data una risposta
convincente.

La perenne mancanza di informazioni e di trasparenza


Va allora evidenziato come l’intera vicenda sia da
almeno quattro anni priva di informazioni e di
trasparenza da parte del Ministero per le Pari
Opportunità, che ha taciuto la reale situazione della
Bielorussia come Paese “a rischio”, isolato dall’UE da
anni, ma con il quale intercorrono in campo commerciale
scambi bilaterali, che vanno ben oltre i 30.000 bambini
accolti per i soggiorni terapeutici. Pur a conoscenza di tale
problematica situazione, appare sconcertante aver
indotto un migliaio di coppie adottive italiane, da 4
anni a questa parte, a versare migliaia di euro nei
contratti di mandato adottivi, ed illudere così
altrettanti bambini per poi impantanarsi in lotte tra
istituzioni.

L’immobilismo delle Istituzioni italiane

Tutte le nostre Istituzioni sono rimaste immobili ed
inerti fino alla mobilitazione delle famiglie nel giugno
scorso, data della nascita di un primo Comitato di
coordinamento a Roma, il 14 giugno.

Mentre la Bielorussia bloccava le adozioni già vagliate e pronte
per la sentenza definitiva, la CAI si ostinava a parlare
di semplice “rallentamento” e invitava beffardamente le
famiglie ad “avere pazienza”.

La richiesta delle famiglie

L’urgente ed immediata ripresa delle trattative e i
nostri bambini a casa!


Parte delle famiglie in attesa, disponibili a rilasciare
interviste e a raccontare gli aspetti sconosciuti di
questa drammatica vicenda


www.LoretoBambino.it



GdS 10 XI 2005 - www.gazzettadisondrio.it

varie organizzazioni. Bambini sospesi
Approfondimenti