CONIUGARE I VALORI IN MODO CORRETTO E MODERNO ALL'EVOLUZIONE SOCIALE


Questo spazio può
ospitare i "contributi" esterni, su qualsiasi tema e da
qualsiasi provenienza. Stimolo per il dibattito, anche se a dire
il vero in provincia il dibattito non solo si é affievolito ma é
sparito quasi del tutto.



Nei giorni passati ho seguito con curiosità gli eventi politici
comparsi sui quotidiani e settimanali locali, la conferenza
stampa dei promotori della “Rinascita Democristiana”, le tue
riflessioni, la smentita e le considerazioni di Guido Visini
chiamato in gioco non so bene da chi. Secondo me i giornali
locali, come al solito, hanno presentato gli eventi più come
notizia da scoop giornalistico che come riflessione politica,
per questo sono stato ben attento a non dare loro troppo respiro
in quanto il problema dei cattolici in politica è , come
peraltro già tu evidenzi, molto complesso e articolato.

Comunque il ritardo del mio intervento deriva esclusivamente dal
non aver mai ricevuto la tua lettera che, per puro caso ,Valerio
Dalle Grave mi ha fatto pervenire solo ora.

Negli anni passati, ancor prima di percorrere la mia esperienza
politica e sindacale nella Cisl, fui avvicinato in più occasioni
da politici locali che mi chiedevano la disponibilità a
candidarmi alle amministrative nelle loro liste, per il vero
erano sempre i democristiani a farlo forse perchè proveniente da
una famiglia di democristiani.

Il mio carattere irrequieto, la ricerca continua di risposte
agli interrogativi, la sudditanza che ti chiedevano come
contropartita, sono stati gli elementi che hanno condizionato la
mia vita politica facendomi imboccare la via sindacale,
giudicata da me più libera da condizionamenti ideologici e di
parte,e più immediata e tangibile nella sua azione.

Già allora mi ripromettevo di percorrere in futuro un’esperienza
partitica, per tentare di riportare l’elaborazione politica,
come vero strumento di governo della società e della sua
crescita nell’unico interesse dei cittadini.

Ora, fallita l’esperienza di Democrazia Europea, bocciata
dall’elettorato, confluita con CCD e CDU nell’UDC, mi appresto
con gli altri partners, coi quali riscontro molte intese, a
costituire anche al livello locale l’UDC.

Questa fusione non è certamente facile poiché anche ai livelli
decentrati naturalmente scontiamo il prezzo di chi è entrato
“dopo”, così noi dobbiamo sopperire con capacità progettuale e
di proposta per una rinnovata capacità di elaborazione tale da
non delegare ad altri il governo delle scelte.(oggi purtroppo
non è così) .

Dopo quella che io definisco la batosta elettorale del 2001, coi
sopravvissuti di Democrazia Europea ci siamo trovati per
decidere il nostro futuro. Io fui tra quelli decisi ad andare
avanti e spronai Sergio D’Antoni in tal senso, rifiutando l’idea
di trasformarci in associazione culturale o fondazione, ipotesi
sponsorizzata da alcuni tra i quali Galbiati, ex segretario DC
della Lombardia.

Questo è uno dei motivi importanti perché, pur apprezzando lo
spirito col quale ti metti al servizio della crescita culturale
e politica di chi la pensa in modo simile, oggi mi sento
particolarmente impegnato a dare il contributo massimo allo
schieramento politico al quale ho aderito, per aiutarlo a
crescere proprio nella direzione anche da te indicata.

D’altra parte col consolidarsi di questo sistema elettorale, che
io non condivido in quanto fermo assertore del sistema
proporzionale, che obbliga alle appartenenze, credo prematuro
incontri ravvicinati con amici che hanno scelto in modo
irreversibile il campo su cui giocare con giocatori che per
tradizione, cultura, storia nulla hanno a che spartire con la
cultura del mondo cattolico e la dottrina sociale della Chiesa
che in questi anni è stata per me elemento di riferimento
fondamentale per la ricerca del mio equilibrio politico.

Loro, rinunziando al proprio nome hanno rinunciato alla propria
identità e quindi alla loro missione.


Caro Frizziero, se solo penso a come si sta evolvendo la
politica nel nostro paese, a quali alleanze dovrà fare il centro
del centrosinistra = Margherita, per pensare di riappropriarsi
del governo del Paese, non posso che essere colto da mille dubbi
e invogliato a continuare il mio percorso conscio delle
difficoltà che incontrerò, anche perché non sono certamente il
primo dei Berlusconiani.

Inoltre dopo aver seguito attentamente le evoluzioni
congressuali prima dei DS, poi della CGIL e di Rifondazione
Comunista, non posso che apprezzare lo sforzo fatto da AN nel
suo congresso che ha colto, magari anche con un po’ di furbizia,
molte politiche anche a noi care quali quelle dello sviluppo
nord-sud del Paese, le politiche del lavoro, i temi della
partecipazione e della democrazia economica etc.

In queste condizioni sentendomi ancor più il dovere di
traghettare fuori dall’ambiguità l’UDC dovrò con le mie capacità
influire il più possibile nel partito per farlo diventare sempre
più credibile e, se possibile, faro per le politiche
territoriali che mi sembra oggi siano affare di pochi.

In questi giorni con Michele Aili responsabile provinciale del
CCD ed Ennio Ferrari del CDU stiamo ipotizzando un momento di
riflessione pubblica, aperta al mondo cattolico, su alcune
tematiche portanti afferenti la nostra appartenenza politica.
Non ti nascondo che discutendo dell’iniziativa, ho speso il tuo
nome quale possibile moderatore poiché, pur ritenendoti l’eterno
ingenuo sognatore, amabile nostalgico interprete del passato,
che tenta di coniugare passato e futuro per dare dignità alla
politica, reputo encomiabile ciò che stai tentando di fare ma
non sufficiente.

Io credo tu debba fare scelte di campo se vogliamo ridare
credibilità ai partiti. La priorità secondo me è quella del
credo, delle idee e della rappresentanza, per non soccombere a
chi intende la politica come strumento del businnes. Poi avanti
con tutte le riflessioni sul chi siamo e cosa vogliamo essere,
tra tutti coloro che hanno un minimo denominatore comune: Io ci
starò.

Credo che tu abbia capito che non sono certamente un nostalgico
democristiano, esperienza unica, irripetibile, che però ha fatto
il suo ciclo storico. I valori stanno nel nostro DNA,
l’importante è coniugarli in modo corretto e moderno
all’evoluzione sociale.

Oliviero Barbetta (x)


Ardenno 15/5/2002

(x) Già Segretario Provinciale di Democrazia Europea e
candidato al Parlamento



GdS - 18 V 02

RISPOSTA

Devo una risposta, non già come direttore del giornale, che,
come noto, é aperto a tutti e rigorosamente apartitico, ma in
relazione ad un appello, personale, diretto qualche giorno fa
agli ex democristiani della provincia, a quanti cioé hanno
militato avendo ben presente la funzione di servizio, senza
quegli aspetti deteriori che tangentopoli ha messo in evidenza e
che in provincia non avevano diritto di cittadinanza, né fra i
democristiani, né fra persone che militavano in tutti gli altri
Partiti.

La risposta all'invito di fare una scelta di campo é implicita
nell'appello che ho rivolto: ho fatto la scelta dei valori che
furono alla base della mia scelta politica. Non che Barbetta e
tutti gli altri che hanno scelto Polo o Ulivo non si riferiscano
ai valori, ma evidentemente ciascuno ha modi diversi di
perseguirli, anche scegliendo le alleanze.

Mi fa piacere la definizione di "eterno ingenuo sognatore,
amabile nostalgico interprete del passato, che tenta di
coniugare passato e futuro per dare dignità alla politica". E'
abbastanza centrata. Ci vogliono anche tipi come mi definisci.
Certo, é più difficile il non avere cittadinanza politica, ed é
più difficile portare avanti temi e problemi senza una
militanza.

Qualcuno può anche pensare a sterile testimonianza. Non importa.

Non i é andato riprendere il cammino, sparita la DC, in altre
case anche perché non mi é piaciuto, in entrambi gli
schieramenti, il diffuso scherno alla cosiddetta "Prima
Repubblica". Le giovani generazioni potranno pensare che essa
sia stata solo la quintessenza del male, dimenticando che,
nonostante qualche anno - e neanche tanti, e guardacaso in
coincidenza con il venir meno della egemonia DC con
l'instabilità dominante - di comportamenti sciagurati, ci sta un
fatto da niente che tutti sembrano aver dimenticato.

Che cioé la Prima Repubblica é quella che ha portato il Paese,
in condizioni spaventose nel 1945, fra le potenze mondiali e gli
italiani, pur con tanti problemi, a non avere più quelli
prioritari di allora.
Mi pare di essere stato chiaro.

Frizziero


                          



                                               



                                                

Oliviero Barbetta (x)
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