- La bontà dell'intervento americano 2 - I cattolici e la guerra


1 - La bontà dell'intervento americano

Caro Direttore, l'euforia collettiva di queste ore della
popolazione irakena, spazza via qualsiasi dubbio sulla bontà
dell'intervento americano e nello stesso tempo sancisce la
sconfitta e la negazione del pensiero pacifista. Nella girandola
di giubilanti immagini che ci arrivano dall'Irak, sintetizzate
nella distruzione dei simboli del potere di Saddam e al tripudio
riservato all'esercito americano, è racchiusa l'inascoltata, ma
profetica lungimiranza della “dottrina” Bush.

Ancora una volta gli opportunismi di alcuni paesi europei e la
ridicola sottomissione dell'Onu a un singolo dittatore, sono
stati superati dall’unica superpotenza in grado di ristabilire
un minimo di ordine internazionale.

Se le varie organizzazioni mondiali non sono state in grado di
affrancare un popolo oppresso da trent'anni di regime, ben venga
la Pax americana. Eppure, nonostante l'evidenza, i burattinai
della regia pacifista hanno ancora la spudoratezza di affermare
che non è stato trovato ciò che si cercava; non è forse poco
avere abbattuto una dittatura e restituito la libertà ad una
nazione? I pacifisti, in questi giorni sonoramente sconfitti sul
piano ideologico dalla storia e dai fatti, dovrebbero, se
intellettualmente onesti, incassare la sconfitta, gettare le
patetiche bandiere multicolore e gioire assieme ai vincitori per
il ripristino dell'agognata libertà. Ma l'ideologia è più forte
della ragione e nuove marce sono all'orizzonte.

2 - I cattolici e la guerra

Caro Direttore, i cattolici che negli ultimi mesi, sulla
questione della guerra, hanno voluto attingere alle fonti del
magistero della Chiesa per formarsi un'opinione, hanno
incontrato notevoli difficoltà. E' innegabile che tutte le
gerarchie Vaticane, a partire dallo stesso Pontefice, hanno
citato (ed ancora citano a ripetizione) esclusivamente l'
Enciclica Pacem in Terris, ignorando qualsiasi riferimento al
Catechismo della Chiesa Cattolica.

Quest'ultimo però costituisce: la sintesi e il deposito
bimillenario della fede cattolica; il referente ultimo alla sete
di verità dell'uomo credente; una sorta di vademecum del
cattolico osservante.

Pertanto, per un cattolico, "decidere” se attenersi alla Pacem
in terris, che supera il concetto di pace come semplice assenza
di guerra e la negazione tout court di ogni forma di violenza
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, o,
aderire alle posizioni del Catechismo, che non nega
aprioristicamente la legittimità della guerra giusta, non è
scelta affatto facile.

Allineandosi però all'enfasi con cui viene ribadita e
sottolineata in continuazione la migliore validità teologica
della Pacem in terris rispetto al Catechismo della Chiesa
Cattolica, sovviene che questo strumento sia stato superato.
Però, gli organismi preposti al controllo della dottrina della
fede abbiano il coraggio di dirlo chiaramente, altrimenti, chi
ancora lo legge (e ci crede), corre il rischio di essere
scambiato per guerrafondaio.

Gianni.Toffali@inwind.it


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Gianni Toffali
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