Bestemmia, piaga sociale - 2 Denatalità in Italia..
Riceviamo e pubblichiamo:
1 -
Bestemmia, piaga sociale
Caro Direttore, se è vero che , anche il linguaggio è segno dei
tempi e cartina di tornasole del livello di civiltà della
società, non si può che rattristarsi dinnanzi all'incontrastata
proliferazione della bestemmia .
E' sotto gli occhi di chiunque che non esiste alcun ambiente o
ceto immune da questa immonda ed incivile piaga sociale. La
bestemmia, ancor prima di mancare di rispetto ai sentimenti e ai
valori religiosi, offende il comune sentire delle più elementari
regole di urbanità e convivenza.
Le cause di questo incivile vezzo nazional-popolare, secondo
alcuni esperti del comportamento, risalirebbero al fatto che il
bestemmiatore si servirebbe semplicemente della bestemmia per
inveterata abitudine, disinvolto intercalare, candida parolaccia
o innocuo vizio. In breve: un semplice fatto di costume.
Diversamente, secondo altre analisi di tipo sociologico, l'uso
della bestemmia sarebbe riconducibile ad alcuni fenomeni sociali
di massa: emulazione, ispirazione, imitazione, identificazione.
Ma anche in questo caso la diagnosi non cambierebbe: la
responsabilità non sarebbe mai completamente del bestemmiatore.
Mi rifiuto di credere a queste interpretazioni buoniste,
giustificazioniste e permissiviste, giustificate talvolta da
educatori o da moderni genitori, amiconi dei loro figli.
E’ più verosimile che i bestemmiatori, sia giovani che adulti,
siano semplicemente delle persone vuote di valori, di morale, di
contenuti, di linguaggio, di cultura, di sostanza, di
Dio…naturali frutti di una coscienza assopita sul fondo di
un'abissale vacuità. Ma non è meno responsabile, neppure chi
farisaicamente si scandalizza ad udire una bestemmia, ma nei
fatti non profferisce una singola parola per tacitare o
richiamare gli instancabili stakanovisti della bestemmia,
nascondendosi o giustificandosi dietro il paravento del comodo,
ma pretestuoso, timore di essere tacciato di moralismo clericale
o per la vergogna di non voler apparire illiberale o
antidemocratico dinnanzi ad una società che ha fatto della
libertà di espressione il suo cavallo di battaglia. Anche la
giurisprudenza da un paio di anni, accodandosi supinamente ai
nuovi e moderni costumi nazionali, ha depennato dal codice
civile e penale il reato di vilipendio alla religione, per cui
“grazie” alla totale assenza di ammonizioni civili, religiose o
giuridiche gli impenitenti bestemmiatori perseverano nell’opera
di infangamento sociale e religioso. Se nella cattolicissima
Italia, il secondo Comandamento (Non nominare il nome di Dio
invano) è ancora un obbligo, credo sia giunto il momento in
mezzo a tanta vergognosa indifferenza, reagire in prima persona
senza esitazioni, soggezioni o complessi di inferiorità, avendo
il coraggio di zittire chi umilia la civiltà cristiana.
2 -
Denatalità in Italia..
Caro Direttore, lo studio diffuso dall'Accademia dei Lincei in
questi giorni ha dimostrato che ancora una volta l'Italia è il
fanalino di coda per il numero di nascite: negli ultimi trent'anni
il numero dei bambini è diminuito drasticamente, passando dai
900.000 del 1970 al 535.000 del 2001. Secondo gli autori del
"Rapporto sulla fecondità in Italia", principale responsabile
sarebbe la cosiddetta "sindrome del ritardo", ossia l'insieme di
circostanze economiche, sociali e culturali per le quali ci si
sposa e si fanno figli molto più tardi. Credo solo parzialmente
a questa analisi, che essendo di taglio sociologico e statistico
non entra nel merito etico e morale del fenomeno, a cui invece
andrebbe orientata la ricerca.
Il potere d'acquisto negli anni
70 non era certo superiore a quello di oggi, soprattutto tenendo
presente che le donne raramente contribuivano al reddito
famigliare. Eppure le famiglie erano prolifiche e numerose.
Nel
passato, ci si accontentava di un'utilitaria, di una casa
modesta, di una sola vacanza all'anno... oggi, nessuno più
rinuncia alla carriera, all'auto di lusso, alla vacanza esotica,
al ritrovato tecnologico dell'ultima generazione, al shopping...
e a un'infinità di beni voluttuari da far arrossire per
inutilità e spreco. Abbiamo almeno l'onestà intellettuale di
individuare le vere cause del declino demografico italiano nei
soli “imputati” possibili: egoismo, avidità e ambizione.
Non
nascondiamoci dietro fumose autogiustificazioni assolutorie.
Gianni Toffali
Gianni.Toffali@inwin.it
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