BERLUSCONI NON SI SMENTISCE

Riceviamo e pubblichiamo:



Se qualcuno ancora avesse avuto dubbi sull’idea di stato cara al
Presidente del Consiglio, lui (Berlusconi), da perfetto showman,
domenica 13 aprile alla assemblea dei piccoli industriali di
Confindustria, tenuta al Lingotto (Torino), l’ha ulteriormente
chiarita.

Nei suoi show l’ha ribadito più volte: “voglio cambiare l’Italia
intera”; “l’Italia che uscirà dopo il mio governo non sarà più
come quella di prima” e via di seguito.

Nello show torinese, per certi versi ha rincarato la dose.

Ha dichiarato di voler cambiare “questo stato vecchio, pletorico
e costoso” e di voler modificare la Costituzione Repubblicana
che “risente della cultura sovietica dei padri costituenti”,
come dimostra, ha aggiunto, “lo scarso peso e i troppi vincoli
che l’articolo 41 attribuisce all’impresa”.

Inoltre ha dichiarato di “pensare ad una costituente che prepari
la modifica della prima parte della Costituzione”. Infine,
riferendosi al semestre italiano di presidenza della UE ha
dichiarato: ““l’Italia cercherà un accordo per una nuova
Maastricht del Welfare. Perchè sta all’Europa giocare la partita
della riforma previdenziale””.

Insomma, per cambiare l’Italia, secondo lui c’é bisogno di
cambiare le pensioni.

Ma prima di ogni altra considerazione, leggiamo assieme cosa
recita l’Art. 41 della Costituzione: ““L’iniziativa economica
privata é libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà,
alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli
opportuni perchè l’attività economica pubblica e privata possa
essere indirizzata e coordinata a fini sociali””.

Personalmente ritengo legittime anche se non condivisibili le
aspirazioni del presidente del consiglio. Capisco che lui vuole
essere coerente con il suo programma e soprattutto onorare gli
impegni assunti con i suoi sponsor: in primis la Confindustria.

Meno gli interessa essere coerente con le promesse fatte al
popolo dei lavoratori e dei pensionati italiani: a lui basta che
loro gli abbiano dato il voto!!

La sua visione della società é tutta fondata sulla centralità
degli affari e degli interessi di parte, soprattutto dei suoi.
Qualche studioso di fama internazionale, tra cui il professor
Giovanni Sartori, hanno addirittura convenuto (e io condivido
quei giudizi), che tutto ciò fa parte della sua difesa e della
difesa di Mediaset. A questo proposito é sufficiente fare mente
locale sulle leggi sino ad oggi approvate dalla sua maggioranza
(la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge sulle
rogatorie, la legge Cirami e quella sul condono fiscale).

Ma ciò che rifiuto concettualmente, e che ritengo offensivo
verso il nostro Paese, la sua storia e verso il popolo italiano,
è quello il voler attribuire una cultura sovietica ai padri
costituenti fondatori di questa nostra Repubblica.

Quella dichiarazione, da chiunque fosse stata fatta, la
considero un insulto e una grave offesa alla memoria di tante
brave, corrette, generose, intelligenti e oneste persone, quali
furono sicuramente la maggior parte dei costituenti. In buona
sostanza si vorrebbe far credere che persone come De Gasperi,
Dossetti, Grandi, Pastore, Vanoni , Moro e tanti altri
provenivano dalla cultura sovietica. E’ inaudito!

E ciò, che più mi fa inorridire é il pensiero che a pronunciare
quella frase sia stato il Presidente del Consiglio dei Ministri;
di questo stato, di questa Repubblica, che tanto ha fatto e dato
anche per spianare la strada a lui, ai suoi affari e alla sua
intrapresa.

In relazione poi, all’Articolo 41 della Costituzione, che il
presidente del consiglio cita come vincolo da rimuovere in
quanto ostativo della libertà di impresa, Berlusconi sa , per
conoscenza diretta, che in Italia non c’é bisogno di altra
libertà per le imprese, perché ne hanno a sufficienza. Vedasi in
proposito anche le recenti leggi sul mercato del lavoro.

Per le imprese italiane, invece, c’è la necessità che siano più
rispettose delle regole esistenti.

Cos’ha da dire in proposito il cavaliere Berlusconi sul fatto
che la Corte di Giustizia Europea abbia condannato l’Italia per
non aver trasposto correttamente la direttiva del Consiglio
Europeo relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute
per l’uso delle attrezzature di lavoro?

Cos’ha da dire dopo aver ricevuto “quattro censure” perchè la
legge 626 non é stata ritenuta idonea in materia di procedure e
apparecchiature necessarie ad evitare gli incidenti??

Come pensa di presentarsi alla presidenza del Consiglio Europeo
sapendo che l’Italia é l’ultima in classifica, in tema di
sicurezza sul lavoro?

Con il suo milione di infortuni, con i suoi 25.000 invalidi
permanenti e i suoi 1.360 morti (nel 2002) causa infortuni sul
lavoro, l’Italia detiene il triste primato tra i 15 Paesi
dell’Unione. E non solo.

Tutti ne parlano poco, ma tra le insidie che colpiscono i
lavoratori italiani ci sono le malattie professionali, spesso
non riconosciute o non ammesse ufficialmente.

Stime concordanti tra Patronati sindacali e INAIL fanno salire a
23.461 i casi di malattie professionali riconosciute nel 2001 e
in 5.703 i lavoratori uccisi dalla silicosi negli ultimi 5 anni,

da aggiungersi ai circa 6.000 morti di tumore causa esposizione
ad agenti cancerogeni negli ambienti di lavoro.

Cos’ha da dire in proposito il Presidente del Consiglio dei
Ministri Italiano di fronte a queste liberalità delle imprese
italiane?

Altro che proporre un nuovo Welfare Europeo!

Non ho la pretesa che queste brevi considerazioni giungano in
qualche modo al Presidente del Consiglio, sarebbe sperare
troppo, mi accontenterei, invece, di sperare che aiutino la
riflessione critica di quelle tante o poche persone normali che
avranno la pazienza di leggerle, perchè il pericolo di una
regressione sociale é sempre più in agguato.

Valerio Delle Grave



GdS - 18 IV 03 - www.gazzettadisondrio.it

Valerio Delle Grave
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