- Beatificazione di Marco D’Aviano ma... 2 - Clonazione 3 - Umorismo fuori posto

Riceviamo e pubblichiamo:




1 - Beatificazione di Marco D’Aviano
ma...


Caro Direttore, domenica 27 aprile durante la beatificazione di
Marco D’Aviano, il papa ha indicato in questo nuovo beato un
modello esemplare di pace da seguire. In questo auspicio c’è
però qualcosa che non torna e che non comprendo. Il 12 settembre
1683, davanti alle mura di Vienna, il sogno di un’Europa
sottomessa ad Allah s’infranse sotto i colpi della coalizione
cristiana, compattata e galvanizzata da Marco D’Aviano.

I cristiani in quella battaglia rappresentavano la metà dei
musulmani e, a differenza di questi non disponevano di
artiglieria, ma l’impeto con cui si gettarono sull’esercito
ottomano travolse ogni difesa. La minaccia al cuore dell’Europa
cristiana fu sventata e, se i turchi vennero incalzati e
ricacciati verso Instanbul, il merito fu della Lega Santa nella
quale il cappuccino riuscì a far convergere anche Venezia. Per
questo motivo il fondamentalismo islamico lo individua come
nemico e non certo come prototipo del dialogo o della
riconciliazione (oggi molto alla moda nelle gerarchie vaticane),
tanto da aver costretto la cerimonia di beatificazione a misure
di sicurezza straordinarie

Pertanto mi chiedo se il senso della pace (armata) rappresentata
da Marco D’Aviano coincida con il senso della pace (irenista)
espressa dal nostro Pontefice. Il dubbio, credo sia lecito.



2 -
Clonazione


Caro Direttore, in questi giorni è ripresa la discussione sulla
clonazione e il pensiero corre subito all'arroganza di certa
scienza (incarnata qualche mese fa dalla Clonaid). Essa,
applicata a tecnologie di dubbia efficacia e lasciata in mano
all'avidità di fama e guadagno di alcuni spregiudicati
scienziati, è alimentata dal declino dell'etica sociale e dalla
vanità dell’uomo moderno che ancora crede nell’utopistico mito
scientista, considerato deus ex machina delle ambiziose follie
umane.

Non pago di generare un comune normale figlio (forse ritenuto
insufficiente per assicurarsi la discendenza della sua presunta,
ma improbabile, superiore razza), l’uomo moderno si è spinto
grazie alla mano tesa di alcuni prezzolati apprendisti stregoni
da laboratorio, sino alla mostruosa ed aberrante idea di farsi
clonare, nella convinzione di avere maggiori garanzie che il suo
patrimonio genetico e intellettuale, non andrà disperso o
annacquato con il resto dell'infima umanità.

A parte la pazzia di una simile pretesa, arrivando anche un
giorno a tale possibilità (data l'attuale precarietà e
insuccesso delle tecniche in atto), non sarà mai possibile
riprodurre un individuo simile ad un altro in tutte le sue
dimensioni: spirituali, intellettuali e morali.

Senza scordare poi che l’unicità e l’individualità della persona
è generata dall’anima (o come si voglia chiamarla…), principio e
nucleo vitale di ogni essere umano.

Il giorno che la tecnologia sarà affinata, si potrà arrivare
nella migliore delle ipotesi a riprodurre un "involucro"
materialmente simile ad un'altro, ma sostanzialmente e
spiritualmente diverso nella sua essenza più intima: l'uomo è
qualcosa di profondamente altro e diverso di un banale processo
evolutivo o di clonazione!

Comprendere l'impossibilità a replicarsi "interiormente" e
pertanto di non poter mai diventare copia perfetta di se stessi,
significherebbe non perdere tempo a vagheggiare impossibili
chimere.

Naturale che molti ricercatori o istituti di ricerca non
entreranno mai nel merito delle implicazioni filosofiche,
antropologiche e “religiose” della clonazione, giacchè
controproducenti ai loro interessi.

Tuttavia, non possiamo imputarli di immoralità assoluta: in
fondo non fanno altro che rispettare le regole del libero
mercato: tutto si vende e tutto si compra, corpo umano compreso.

E poi, per quale motivo negare all’uomo moderno il diritto e la
libertà di realizzare il suo delirio di onnipotenza e
immortalità? Lasciamolo nell’illusione e nell’inferno di
diventare ciò che mai sarà!

Vanità delle vanità, tutto è vanità...


3 -
Umorismo fuori posto


Caro Direttore, è tanto singolare quanto significativo, il
successo raggiunto in questi mesi da molte trasmissioni
umoristiche in coincidenza con uno dei peggiori momenti storici
del terzo millennio: la guerra in Irak. Nel passato,
successivamente ad un conflitto bellico, le statistiche ci
indicavano un incremento considerevole delle nascite. Fenomeno
spiegabile dal misterioso abbraccio Eros-Thanatos: una sorta di
atavico riscatto, di desiderio di nuova vita sul dolore e sulla
morte. Oggi, quella paradossale reazione, non si ripete più: le
nuove famiglie non vanno oltre un figlio.

Scartate allora ipotesi troppo “passionali”, le inquietudini e i
sensi di insicurezza sociali, sempre presenti nei tempi
conflittuali, hanno cercato più disimpegnate risposte. E le
risposte sono arrivate: valanghe di programmi umoristici hanno
iniziato a dissetare la sete di “ubriacatura” e la voglia di
fuga dalla realtà. E fin qui nulla di male, peccato che la
maggioranza di questi programmi siano conditi con sconcezze
monotematiche da basso ventre e volgarità parolaie di ogni
sorta. Ma conosciamo bene le regole dello share: se non c'è
ascolto, il programma è soppresso. Ciò significa che è il
pubblico a scegliere il contenuto di questi spettacoli.
Pertanto, autori, attori e programmatori sono discolpati: non
servono nient’altro che i pasti richiesti. Rimane però una certa
amarezza scoprire che gli italiani"annegano" le loro ansie
esistenziali stordendosi in tanta banalità. Ma in fondo, l'uomo
nel corso della storia rimane sempre uguale a se stesso,
l'avevano capito benissimo i reggenti dell'impero romano, che
per assicurarsi la stabilità sociale propinavano alla plebe,
panem et circensens. Il pane moderno è stato sostituito da beni
consumo voluttuari e il circenses da Zelig e affiliati...cosi il
carosello sociale degli uomini struzzo a pancia piena e a testa
vuota continua.
Gianni Toffali


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Gianni Toffali
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