LE BANDIERE DELLA PACE
 Riceviamo e pubblichiamo:
 
 Caro Direttore, certi italiani sono davvero ostinatamente 
 “pacifici”: tenere le bandiere arcobaleno appese alla finestre 
 anche quando la guerra è finita da un pezzo e nonostante solo 
 mnemonici sforzi titanici ne ricordino i fasti, è virtù italica 
 invero sovrumana. Appare chiaro che le nobili bandiere iridate, 
 sbiadite dal sole, ristrette dalla pioggia, aggrovigliate dal 
 vento, affumicate dallo smog, inquinate dalle polveri sottili e 
 chiazzate dai volatili, siano entrate di diritto nel pantheon 
 dei nuovi oggetti di culto della pietà popolare. Eppure c’è 
 qualcosa di commovente in questi nostri compaesani che vogliono 
 la pace a tutti i costi, "senza se e senza ma", sempre e 
 comunque, da qui all’eternità. Qualche malizioso potrebbe 
 insinuare che si tratta di pigrizia o di avarizia, considerando 
 che quella bandiera è costata denari. Altri maligni osano 
 parlare di superficialità: sbollito l’entusiasmo per il gesto 
 politically correct che permetteva di sentirsi parte dei 
 «buoni», gli espositori-sbandieratori manco ricorderebbero di 
 aver esposto “qualcosa” sul davanzale. Nonostante tutto, 
 denigrazioni e insidie naturali, le bandiere ancora garriscono 
 imperterrite a ricordare il demone Bush, primo 
 imperatore-colonizzatore dell’era del terzo millennio. Per 
 gloriosa giustizia divina o per prosaica nemesi storica, nelle 
 giornate serene i raggi di sole trapassano i moribondi, ma 
 ancora viventi colori di pace, colorando e purificando l’anima 
 di quei pochi “guerrafondai” che avevano osato sfidare le 
 bandiere latrici di pace, esponendo ripugnanti stracci a stelle 
 e striscie. Chissà se i detentori di queste bandiere avranno il 
 coraggio di riportarle in piazza tra un girotondo e l’altro, per 
 ricordare all’opinione pubblica che oltre 50 focolai di guerra 
 sono ancora accesi su questo martoriato pianeta. Lo svuotamento 
 postbellico delle piazze è la migliore risposta.
Gianni Toffali
Gianni.Toffali@inwin.it 
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