Chiavenna: il progetto di Pratogiano
Il parere del Centro di studi storici valchiavennaschi sul progetto di Pratogiano
Il direttivo del Centro di studi storici valchiavennaschi, rappresentato da Marino Balatti, Cristian Copes, Enrica Guanella, Paolo Rotticci, Guglielmo Scaramellini, Guido Scaramellini, Giordano Sterlocchi, Giuseppe Succetti e dai revisori dei conti Germano Caccamo, Bruno Mezzera e Gianni Zatta, in qualità di associazione culturale che promuove la conservazione del patrimonio storico e paesaggistico della Valchiavenna, si permette di proporre delle osservazioni al progetto riguardante Pratogiano.
L’analisi VTA (Visual Tree Assesstment), commissionata dal Comune di Chiavenna e condotta nel 2012 sui platani (Platanus orientalis L.) e gli ippocastani (Aesculus hippocastanum L.) secolari di Pratogiano, ha escluso – fortunatamente – la presenza di alberi malati e a rischio statico. Nella tutela del patrimonio arboreo del parco, nel quale sono pure alberi monumentali (Censimento nazionale degli alberi di notevole interesse condotto nel 1982 dal Corpo forestale dello Stato), si ritiene che non si debba procedere al taglio né di platani né di ippocastani senza prima aver effettuato una nuova analisi VTA da parte di un tecnico abilitato che dimostri il cattivo stato fitosanitario e di stabilità delle piante, tale da pregiudicare la sicurezza pubblica per i frequentatori, e l’impossibilità di intervenire per il loro risanamento.
Trattandosi di alberi di grandi e, talora, enormi dimensioni, il costo del loro abbattimento risulterebbe molto elevato (probabilmente più di quello di una cura), e dunque esso non dovrà essere che l’extrema ratio, da praticare soltanto se non fossero possibili soluzioni conservative.
Tra i numerosi personaggi illustri che al principio dell’Ottocento visitarono Chiavenna ci fu Melchiorre Gioia il quale, dopo essere stato in Pratogiano, nel 1813 scrisse: “Chiavenna presenta aspetto civile e di città otterrebbe il nome sia in Francia che in Germania. Il pubblico passeggio si trova alla fine del borgo, ombreggiato da piante, fornito di sedili, spalleggiato a sinistra da bei casini che alla falda s’appoggiano di montuoso scoglio entro cui l’arte scavò i grottini pel vino; può essere tra gli altri un documento che quest’amministrazione municipale conosca la civilizzazione”.
Da 75 anni Chiavenna è stata elevata al rango di città e una delle sue peculiarità è ancora il parco di Pratogiano con i crotti e gli alberi secolari. Inoltre, il parco è sempre stato in continuità visiva con la zona dei crotti, il complesso della rocca e del Paradiso, quello della collegiata di San Lorenzo, nonché col versante di Pianazzola e la catena di cime che dal Sénc di Dalò porta alla vetta del Gallegione.
Quanto alla collocazione di giochi per bambini nel parco, si ritiene non sia una soluzione adeguata. Ciò perché, nel rispetto delle normative, si dovrebbero pure realizzare la pavimentazione antitrauma e le recinzioni per evitare che i bambini finiscano in strada. Tali elementi, ma pure i giochi e il rischio nel tempo di una mancata manutenzione degli stessi, sarebbero poco rispettosi del luogo e della sua storia. Piuttosto si potrebbe sistemare il vicino parco giochi di via Giovan Battista Picchi, oggi in cattivo stato e neppure dotato di servizi igienici.
Quello che preme è una rinaturalizzazione di Pratogiano con aree verdi e percorsi tipici dei parchi urbani. In particolare nel progetto si accoglie con favore l’eliminazione della pavimentazione in asfalto e la demolizione dei muretti in pietra di delimitazione delle grandi aiuole realizzati nel 1973, lasciando solo quelli perimetrali che si affacciano sul parcheggio pubblico, sulla via Giovan Battista Picchi e sul corso Pratogiano, e rettificandoli dove possibile, così da recuperare altri spazi da destinare al verde e alla ripiantumazione di alberi eliminati più o meno recentemente.
La demolizione dei muretti consentirebbe di realizzare dei leggeri dislivelli erbosi dove, nelle zone più elevate, svetterebbero i platani e gli ippocastani, mentre inferiormente si snoderebbe il percorso pedonale pavimentato.
Infine, per l’arredo urbano si dovrebbero riutilizzare i lampioni installati alcuni anni fa, mentre andrebbero recuperate le panchine già esistenti in granito, magari raggruppandole in prossimità dei platani, che costituiscono l’essenza arborea più antica, posizionandone altre di forme più classiche nel resto del parco.