Il prof. Pessina al Lions: "un figlio nasce da un atto d’amore, mai d’egoismo”

“Una serata importante su un tema delicato e spinoso su cui l’opinione pubblica si contrappone su opposti schieramenti in nome di una bioetica e di una legislazione che meritano chiarezza”, ha dichiarato Claudio Marcassoli, presidente del Lions Club Host che ha fortemente voluto un incontro presso il Gran Hotel della Posta  col professor Adriano Pessina, un vero luminare di Filosofia morale presso l’università Cattolica del Sacro Cuore, e direttore del progetto “Gen- Etica. Profili bioetici e biogiuridici della genetica tra ricerca sperimentale, consulenza e prospettive terapeutiche”. E il membro della Pontificia Accademia per la Vita, nominato da Papa Francesco proprio per il suo impegno sul tema della fecondazione in vitro, ha affrontato subito il nodo della questione chiarendo che oggi è cambiata la percezione della nozione di “figlio”, proprio perché sono cambiate le aspettative di avere un segno della propria discendenza. “Siamo in un’epoca di “sovresposizione morale” in cui tutti vogliono esprimere un parere sulle nuove biotecnologie che entrano di forza nel campo della maternità, ma occorre fare attenzione a non passare dal desiderio al diritto di avere un figlio ad ogni costo”, ha detto Pessina.  La ricerca genetica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni rendendo possibile una stimolazione ovarica e una crioconservazione del seme in azoto liquido che permetterebbe di cancellare di fatto la parola “sterilità”. Ma contemporaneamente sono sorti inconciliabili problemi di carattere etico-morale sulla delega procreatica. Ci si chiede anzitutto se un donatore anonimo  è di fatto il futuro padre biologico o solo quello “sociale”?. Lo stesso vale per le donne, madri genetiche o solo biologiche con una gravidanza surrogata, cioè affidata all’utero di un’altra donna. E allora Pessina entra nel merito del problema aprendo un difficile quesito: “la gravidanza surrogata puo’ essere una terapia per evitare malattie genetiche o è solo la realizzazione di un diritto sacrosanto ad essere madre ad ogni costo qualora esista un reale impedimento al concepimento o al compimento della gravidanza?”. La giurisprudenza si dibatte sul diritto di affidamento di un figlio nato da una fecondazione su committenza con seme impiantato nell’utero di un’altra donna. Di chi sarà il figlio al termine della gravidanza? La madre è chi partorisce o chi ha commissionato la gravidanza? Nell’antichità regine sterili si affidavano a schiave compiacenti per avere un erede. La bioetica apre scenari inquietanti, ma il professor Pessina ha concluso con una vera pillola di saggezza dicendo: “Ricordiamoci che un figlio nasce da un atto d’amore, mai d’egoismo”.

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