Meritate gente …. meritate

MERITOCRAZIA, termine coniato negli USA e introdotto in Italia negli anni ’70, si riferiva sia ai metodi di valutazione scolastica sia al mondo del lavoro; dovrebbe essere caratteristico di società liberistiche, valutare e valorizzare gli individui sulla base del riconoscimento del merito. Dico dovrebbe perché, come tutto ciò che è giusto viene poi manipolato e potrebbe anche diventare pericoloso, una distopia, cioè un’utopia inversa. Definire il merito di una persona è difficile, il talento e lo sforzo per arrivare ad un apprezzamento del mercato, perché tutti abbiano le stesse opportunità non è così scontato. Se ci fosse meritocrazia non ci sarebbero “cervelli in fuga”. Siamo ancora lontani dall’uso di questa parola nel suo vero senso, perché viene strumentalizzata al punto di perderne di vista il vero significato creando una pericolosa diseguaglianza. Lo vedo da anni nelle assurde “pagelle” che vengono date in alcune aziende, probabilmente il principio per cui sono state create è “nobile” ma il risultato non sempre lo è, vieni giudicato da persone che spesso non conoscono il tuo modus operandi, vengono utilizzati “paletti” che creano forme di invidia postuma e che invece di incentivare il miglioramento portano al menefreghismo e peggioramento della qualità lavorativa. La monetizzazione meritocratica al raggiungimento degli obiettivi è fasulla.

Quando hai i requisiti per un lavoro e vieni giudicato da individui che non sono in grado di valutare le tue capacitò dov’è la meritocrazia? Mi è stato fatto notare ciò che successe a Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, quando, terminata la sua esperienza al CERN chiese di essere ammesso all’insegnamento universitario, sembra che la risposta sia stata negativa per “insufficiente esperienza didattica”, per cui mi sono sentita sollevata nella mia autostima per quello che è successo nei miei confronti.

Carneade
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(x) Sottotitolo aggiunto dalla redazione