Rianimazione cardio-polmonare (RCP) Cosa fare in caso di necessità
In questi giorni sui mass media sono state pubblicate le linee guida dell’INAIL sul comportamento da parte degli assistenti bagnanti quando necessita la rianimazione cardio-polmonare (RCP) in caso di arresto cardiaco e/o annegamento per evitare il possibile contagio da Covid-19 da parte dei soccorritori. In particolare, e’ stata sospesa la procedura di respirazione bocca a bocca, raccomandando tutte le altre procedura previste dal protocollo. Quest’iniziativa ha prodotto delle inevitabili critiche che si basano sull ‘importanza della respirazione durante la RCP-In realta’ il problema è piu’ generale. Riguarda tutta la popolazione ed in particolare tutti i cittadini che hanno imparato le tecniche di RCP nei numerosi corsi aziendali (previsti obbligatoriamente ogni tre anni dal D lgs 81 sulla salute nei luoghi di lavoro) e dalla Croce Rossa. Grazie alla diffusione di queste buone pratiche, in questi anni, le persone colpite da arresto cardiaco , trattate sul territorio da parte di personale laico, sono sopravvissute in un numero maggiore. Ricordo che in Italia sessanta mila persone, una su mille abitanti, vengono colpite da morte improvvisa . Se non hanno una terapia precoce, entro 4 minuti, non hanno nessuna possibilità di sopravvivenza. Invece se viene eseguita una RCP la percentuale di sopravvissuti arriva al sessanta per cento.
L’attuale emergenza sanitaria non fa venire meno la necessità di continuare a soccorrere prontamente e adeguatamente le vittime di arresto cardiaco per sottrarle ad una morte certa. Per questo è necessario considerare e valutare come proteggere i soccorritori da potenziali pericoli quando non si puo’ escludere un contagio virale, preservando l’alta qualità ed efficacia delle manovre rianimatorie.
Le norme procedurali sono state emanate dall’ European Resuscitation Council (ERC) con lo scopo di offrire informazioni aggiornate e sicure.
Le raccomandazioni si applicano a chiunque sia testimone di un arresto cardiaco nel quale sia necessario eseguire la RCP e/o utilizzare un defibrillatore semi-automatico esterno (DAE) sul territorio.
Con l’obiettivo di favorire l’esecuzione della RCP nella persona adulta, riducendo i rischi per il soccorritore, si raccomanda quanto segue.
In caso di arresto cardiaco, dove non si puo’ escludere infezione COVID-19, si raccomanda di eseguire la RCP con le sole compressioni toraciche, seguendo questo percorso.
1) Valutare lo stato di coscienza scuotendo la vittima nella parte inferiore del corpo; •
2) Valutare il respiro soltanto guardando il torace del soggetto alla ricerca di attività respiratoria normale, senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima.
3) Chiamare il 112/118 per ricevere assistenza dall’operatore di centrale. •
4) Quindi se la persona non è cosciente e non respira o non respira normalmente, iniziare le compressioni toraciche senza ventilazioni, mettendo le mani al centro del torace e spingendo con profondità di 5-6 cm e frequenza di 100-120 min, senza interruzioni; •. Si è esentati dalla respirazione bocca a bocca (in caso di personale laico è gia stato dimostrata l’efficacia della RCP anche in assenza di ventilazione)
5) Se disponibile un DAE (defibrillatore automatico esterno) , utilizzarlo secondo la procedura standard; • Continuare la RCP con sole compressioni e defibrillazione con DAE, se indicata, fino all’arrivo dell’equipe sanitaria. L’uso di un defibrillatore aumenta le probabilità di sopravvivenza per la RCP della persona e non aumenta il rischio di infezione. Se sono disponibili i dispositivi di protezione individuale (mascherina e guanti e’ doveroso indossarli) Alla fine della RCP, i soccorritori devono lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone o con gel per le mani a base di alcool.. Si raccomanda di prendere contatto con le autorità sanitarie per ulteriori suggerimenti. Semplici regole che possono aumentare la sopravvivenza dei soggetti colpiti da arresto cardiaco e che non vanno dimenticato di in questo tempo di COVID.
Gianfranco Cucchi, cardiologo