Sondrio, crisi. Sì ma c'è il modo di risparmiare, e come!

Un articolo lungo che è però destinato solo a chi intende risparmiare facendo la spesa

Una parte cospicua di risorse va in sprechi. Se se ne parla tutti o quasi ne individuano i protagonisti pressochè esclusivamente nella sfera pubblica. Noi ci riferiamo invece alla parte che attiene alla vita privata, agli sprechi cioè di ciascuno di noi, a quelli che, se ridotti, consentirebbero un plus di risorse nella vita quotidiana. Cercheremo di farlo ancorandoci alla vita di tutti i giorni, a riferimenti intellegibili da tutti.

Distinguiamo fra spreco collettivo e spreco individuale.
   Nella prima categoria ci sta, per fare un esempio, il vetro che va in discarica. Lo spreco si riduce se si opera il riciclo con beneficio generale.
   Nella seconda ci sta, per fare altro esempio, il cibo. Prendiamo il pane ed entra in gioco la quantità. è spreco se per non restare senza se ne compra in abbondanza e poi viene buttato via. Non lo è, almeno in gran parte, se lo si ricicla per altri usi (l'ex famoso 'pancottò, la torta di pane ecc.), oppure se se ne acquista di meno e si ha una riserva nel freezer.

Gli sprechi accompagnano ciascuno di noi nella quotidianità. Cellulari a gogo, luci accese anche dove non servono, non uso ma abuso delle auto eccetera eccetera. C'è chi ha fatto il conto quanto una famiglia media risparmierebbe semplicemente con un minimo di attenzione e senza modificare il sistema di vita. Discorso troppo ampio da fare, da volare alto. Noi invece voliamo basso scegliendo come argomento l'acquisto del cibo partendo da casi reali, da situazioni incontrate vagando per le corsie di un importante ipermercato cogliendo qua e là opinioni e valutazioni da clienti indaffarati nella campagna acquisti. In questo caso dunque lo spreco assume una connotazione particolare ovvero lo spreco del proprio denaro.

“Spreco” al supermercato vuol dire...
Un conto naturalmente è il cosiddetto “negozio sotto casa”, quello che fino a 20-30 anni fa teneva i libretti sui quali segnava il corrispettivo delle spese fatte sino alla liquidazione il giorno della paga. Il 'bottegaio che conosceva i gusti dei clienti con un rapporto reciprocamente basato sulla fiducia. Il commercio era questo. Oggi il 'sottocasa' per molti è una integrazione della spesa principale effettuata nel/nei supermercato/i
“Spreco” al supermercato ha un'altra caratterizzazione, nel senso di “minor spesa” da perseguire. A parte i 3x2 e altre promozioni il consumatore attento ha una possibilità ulteriore di 'non sprecò che sta nella SELEZIONE DEGLI ACQUISTI.

Selezione degli acquisti
L'ampio assortimento consente i confronti sempre che si prendano in considerazione tutti gli aspetti: produzione (chi e dove), confezione, indicazioni di etichetta, indirizzi rivelatori. Il finale sta nella valutazione del prezzo sempre avendo presente ovviamente i gusti personali. Non sono molti quelli che approfondiscono. Di seguito un campione significativo.

I casi
   La provenienza. Abbiamo scelto un prodotto per la sua, per certi versi, singolarità. Di primo acchito è sorprendente leggere il luogo di produzione. Abbiamo fatto la prova e fra diverse persone interpellate non solo nessuno l'ha indovinato ma in genere è stata manifestata sorpresa nel conoscerla. Il fatto che vogliamo mettere in evidenza è che l'etichetta è a posto, rispetta la normativa indicando la provenienza
Se uno l'avesse notata non è come Caslino al Piano, altra località da acqua minerale, che può passare inosservato. Non certo acqua minerale che ci arriva dalla provincia di Venezia, Scorzè (aggiungiamo: 16 metri sul livello del mare ossia 106 metri più basso di Milano, 1104 più basso di Valdisotto, il Comune da cui arriva la Levissima le cui sorgenti  però sono molto più sopra del paese). Questione di marca, di abitudine, di pubblicità, di gusto? Sia quello che sia lampante una certo qual “disattenzione” dei consumatori.

   La confezione
Anche qui caso concreto. Fianco a fianco il brodo in tetrapack di due note aziende. Sembrano uguali, di pari altezza, anche se una delle due un pochettino più larga. Due signore in corsia si consultano e decidono di comprare, diciamo 'la più stretta' perchè costa meno, 1.55, l'altra 1,79. Nostra intrusione: “costa meno ma è tre quarti di litro mentre l'altra è un litro”. Un po 'San Tommaso” una delle due vuole toccare con mano, esamina e si volta verso di noi sorridendo. Come a dire intrusione approvata specie vedendo che al litro avrebbe pagato 2,07 invece di 1,79.
Se prima si citava la provenienza qui è il confronto che conta. Ovviamente un confronto fra prodotti alla pari, fra quelli che presentano indifferenza di scelta. è vero che il prezzo al kg o al litro è scritto in piccolo, che magari bisogna tirar fuori gli occhiali ma è altrettanto vero, specie poi per promozioni e offerte, che non  dispiace a nessuno risparmiare qualche soldo.

   La presentazione
Anche qui caso concreto. Fianco a fianco, nei contenitori delle buste trasparenti di salumi vari, olio e acqua santa. Nella fattispecie si tratta delle buste di culatello (2 tipi) alternate a quelle di prosciutti e altri salumi. Più o meno nella percezione visiva la stessa classe per valore di prodotti. E non è affatto così come il caso capitato indica.
Coppia anziana, distinta e simpatica. Lei arriva al contenitore, prende una busta e stanno per avviarsi senonchè ecco di nuovo la nostra intrusione chiedendo scusa. Alla richiesta di cosa ha preso la signora risponde “prosciutto”. Le facciamo vedere il prezzo, 79,60 al kg, e la signora si agita perchè non vuol spendere quei soldi: “e adesso?”. Semplice, si rimette la busta al suo posto e lei “gr4azie, grazie, grazie”. è chiaro che in casi del genere il cliente non può obiettare perchè una targhetta, abbastanza modesta c'è e poi sullo scontrino viene fuori ma è anche vero che l'acquirente potrebbe anche essere messo in condizione di non sbagliare separando dagli altri salumi il culatello visto che questo costa anche quattro volte salumi a fianco. Ma qui bisogna anche discutere di etichette e di indicazioni.

   Etichette
Anche qui caso concreto. Per legge ci sono alcune cose che debbono essere indicate. Non solo, devono “essere leggibili”. Da chi? Le solite norme che poi vengono interpretate. Infatti la recente legge, articolata e complessivamente completa, stabilisce la dimensione minima dei caratteri tipografici delle etichette, che devono essere di almeno 1,2 mm o 0,9 mm per le confezioni più piccole. I lettori facciano la prova per vedere se riescono a leggere scritti di tali dimensioni senza occhiali o lenti. Non è finita. E il colore? Per completare l'opera si confronti un testo in nero o, ad esempio, in rosso su fondo bianco con uno in nero su fondo rosso. E, per stare al concreto, veda, posto di riuscire a trovarlo subito, il luogo di produzione sui due tetrapak citati prima e ne valuti 'la leggibilità'.
Non sono astruserie. Se un'azienda vuole non usa caratteri quasi microscopici. Si vedono prodotti che hanno scritte grandi per quello che interessa al produttore e piccole per quello che dovrebbe interessare al compratore.
C'è un esempio, abbastanza valtellinese ed è Primia, linea di prodotti che trovasi oltre a Basko, Poli e Tigros anche in Iperal. Sulle confezioni così targate in genere si notano i dati che interessano i consumatori, in particolare composizione e luoghi di produzione, nitidamente leggibili anche senza dover far ricorso ad occhiali o lenti.

'Prodotto in Unione Europea'
Fa venire i nervi leggere prodotto in Unione Europea. Interessa, o dovrebbe interessare, da quale stabilimento è uscito il tal prodotto o quantomeno la località di produzione visto che da alcune località ne arriva tutta una serie. Qualcuno dei tanti esempi che si potrebbero fare: Rieti, Verona, Caslino al Piano, Castiglione delle Stiviere, Cosio, Induno Olona ecc. ecc.
Un rimedio ci sarebbe. Basta scegliere i prodotti che si presentano chiaramente e lasciare sulle scansie quelli con etichette che si fa fatica a leggere.

Ma dove sono i risparmi?
All'interrogativo è facile rispondere. Se chi non lo fa oggi, e sono i più, si decide, lasciato sulle scansie tutto quello difficile da leggere e si guarda quello che c'è scritto vedrà che ha una prima occasione di risparmiare. L'esempio fra i tanti prodotti scegliamo il brodo. In commercio ce ne sono di quattro tipi. Uno ci manca. Due di questi, molto diffusi, hanno molto spazio a disposizione se per caso volessero scrivere il luogo di produzione come fa Primia, in modo molto comprensibile. Invece bisogna girare questi scatoloni da tutte le parti per scoprire che uno è fatto “in Spagna” e l'altro “in Polonia”. Il terzo prodotto, in vendita in altro supermercato, è fatto in Italia e precisamente a Cava Manara (PV). Noi abbiamo fatto la scelta 'italiana' per inciso scoprendo che abbiamo risparmiato e non poco.
Altro fattore di risparmio è quello di decidersi di leggere il costo unitario, al kg o al litro. Quanto alla data di scadenza che molti tirano in ballo, certo un controllo non fa mai male ma è difficile che ci siano anomalie sia nella grande distribuzione che al dettaglio. C'è poi la parte che riguarda le promozioni e le offerte. Non è opportuno affidarsi come fattore taumaturgico alla parola “offerta” ma, anche qui, vedere il prezzo per kg o per litro confrontandolo con i prezzi di prodotti che non sono in offerta. Su questa voce dato che i prezzi speciali vengono comunicati in anticipo con i 'volantini' che tutti i supermercati distribuiscono diventa importante il pennarello. Passando in rassegna le varie offerte lo si usi. Quando il periodo è iniziato si vada al supermercato di interesse, si tiri fuori il volantino con contrassegnate le offerte utili e si rifornisca la dispensa. Quello in definitiva che qualcuno già fa oggi, - e li si vede mentre girano per le corsie – una ristretta minoranza che ha verificato come si possa risparmiare e non poco.

Angolo delle idee