Sharm, un posto dove andare, anche ora, per vacanza da favola
Panico turistico. Via tanti - c'è anche qualcuno che ragiona con la testa e non con il fegato -, compagnie aeree che sospensono i voli che passano sul Sinai. A questo proposito chi è stato da quelle parti se in una delle sue vacanze in quella specie di acquario che sembra il nare sulla barriera corallina, sa che quando si va a Luxor per la crociera sul Nilo la rotta è lontana dal Sinai passando sopra la sponda occidentale del Mar Rosso. Se nel Sinai ci sono i cugini dell'ISIS là non ci sono e quindi i voli potrebbero essere in tutta sicurezza. Questo particolare a parte che ci fosse stato un attentato è apparso chiaro a tanti visto che un incidente tale da provocare il precipitarsi diretto dell'aereo non diffonde nell'impatto rottami su un'area vastissima. Qualsiasi esperto lo sapeva e probabilmente ha influito la preoccupazione logistica visto che a Sharm erano presenti 70.000 russi e altre decine di migliaia di turisti. Si va dunque all'ipotesi inziale rivendicata dai terroristi addirittura con un filmato frettolosamente liquidato... come fasullo. Nella ipotesi iniziale scoppio sì, ma scoppio come? Dicono oggi che la bomba potrebbe essere passata dal settore bagagli cin qualche complicità. Uno scoppio dunque che ottiene lo stesso risultato che aveva ottenuto lo scoppio di Museo di Tunisi: la fuga dei turisti, il crollo dell'economia turistica con grandissima soddisfazion e da parte di ISIS e compagni. La prima cosa da fare pertanto sarebbe quella di neutralizzare gli effetti emotivi che stanno portando alla desertificazione alberghiera tutta la costa orientale del Sinai e non solo quella. Come? Andando a Sharm. Non subito ma una volta verificato e rispiegato il sistema di sicurezza che ha funzionato, e bene, dopo i tre attentati del 23 luglio di 10 nni fa qundo - lo dicevano i locali - l'arrivo dal deserto era senza controlli. In questi ultimi 10 anni non è successo niente. Qualcuno ha parkato di scarsi contolli ai bagagli. Non è affatto difficile applicare un dispositivo severo anche su questo versante. Dopo di che come era stato 10 anni fa (un paio di mesi a turismo zero) ci sarebbe da auspicare che le cose tornino alla 'normalità'. L'intero Occidente e non solo l'Egitto dovrebbe agevolare questa strada per i motivi anzidetti, cosa che non era stata possibile in Tunisia per la difficoltà obiettiva di sventare possibili attacchi terroristici, Museo insegna.
Qualcuno polemizzerà, magari dicendo "vacci tu a Sharm". Sì, ci andrei e come, anche domani stesso se non avessi abbondantemente finito le vacanze. Due episodi da raccontare. Ai primi tempi degli arrivi a Lampedusa, letto che gli alberghi lamentavano disdette a iosa, cambiammo il programma e le vacanze andammo a farle lì per portare, modesto che fosse, il nostro apporto in un momento di difficoltà. E la stessa cosa altri fecero durante la guerra in in Jugoslavia andando a passare le ferie nelle località istriane per andare incontro alle genti di Croazia in grave difficoltà.
Riflessione conclusiva, di ben altro contesto. Scontiamo la disastrosa politica estera degli USA, sorretti dalla Gran Bretagna e, meno, dalla Francia, che dopo la prima guerra del Golfo non ne ha più combinata una di giusta. Scontiamo le loro idiozie come quella di avere a suo tempo creato i talebani e più recentemente l'ISIS, poi lavandosene le mani salvo usare la via del cielo che non ha mai sortito risultati. Pensiamo alla campagna della Lutwaffe contro Londra, pensiamo al Vietnam e via dicendo. L'ISIS continua le sue decapitazioni, vende il petrolio che l'Occidente compra, fa un sacco di soldi che gli consentono di comprare tutte le armi che vuole. No, la cosa più importante per gli USA è Assad, da far fuori impedendo così quello che oggi occorrerebbe e cioè l'unione di tutti per spazzare via il più grande pericolo che il pianeta corre da molti anni a questa parte. Politica da dilettanti allo sbaraglio che non fa un passo avanti, che non dà un quid di maggiore sicurezza alla gente, che di fatto favirisce e stimola masse di migranti in arrivo. "O tempora o mores" dicevano i romani con Cicerone ma anche con Tito Livio "dum romae consulitur Saguntum expugnatur". E così visto che a Roma si chiaccherava l'inascoltato appello dei Saguntini in Senato si dimostrava profetico con i cartaginesi che avevano facile gioco per la conquista.
La storia dovrebbe insegnare qualcosa ma in un tempo nel quale la politica da disciplina la più nobile appare del tutto disossata e in parte cospicua sostituita dal crogiolo delle multinazionali, è dura che qualcuno ne ascolti il richiamo, ne accolga lo stimolo ad approfondire e si alimenti con quel cibo di prima qualità che è rappresentato dalla cultura.