APPUNTI SULLA VALLE SPLUGA

Da chi ha la sua Valle nel cuore - ndr -

pag. 1  Si premette che queste sintetiche riflessioni hanno esclusivamente lo scopo di aiutare gli abitanti della
Valle Spluga, gli amministratori comunali e tutti coloro che frequentano le nostre località a riflettere
sulla situazione socioeconomica della Valle Spluga, senza alcun intento polemico verso le istituzioni
o i singoli cittadini.
L’occasione è offerta anche dalle prossime elezioni nel comune di Campodolcino.
Ciascuno di noi può constatare che la nostra Valle, in particolare negli ultimi decenni, sta regredendo
e non regge il confronto con località turistiche, sia provinciali che regionali, che hanno caratteristiche
analoghe.
Il primo problema è il calo demografico, che al suo interno evidenzia uno squilibrio generazionale tra
giovani e anziani.

I dati che seguono, per una migliore lettura, sono riportati anche in tabella
Dai dati sulla popolazione a fine 2020, dati ricavati dal “Documento Unico di Programmazione
(DUP) – periodo 2022/2023/2024” di ciascun comune, risulta che:
COMUNE RESIDENTI 0/6 ANNI 7/16 ANNI 17/29 ANNI 30/65 ANNI OLTRE 65 ANNI
SAN GIACOMO FILIPPO 360 16 20 35 186 103
CAMPODOLCINO 923 40 68 127 492 196
MADESIMO 547 19 59 54 285 130
TOTALE 1.830 75 147 216 963 429
Non si deve essere degli esperti in statistica per rendersi conto che la situazione è molto molto
difficile.
Sono sufficienti questi dati per rendersene conto:
‒ bambini (0/6 anni): ............................. 4,10 %;
‒ bambini/adolescenti (7/16 anni): ........8,03 %;
‒ giovani (17/29 anni) .........................11,81 %;
‒ adulti (30/65 ani) .............................. 52,62 %;
‒ anziani (oltre 65 anni) ...................... 23,44 %.
Tre quarti della popolazione (76,06 %) è costituita da adulti e anziani; meno di un quarto (23, 94 %)
sono i bambini, gli adolescenti, i giovani.

Per avere ulteriori elementi da valutare sulla situazione demografica della Valle si possono
confrontare i residenti del 2020 con quelli censiti nel 2001 e nel 1981 (dati Istat):
-   COMUNE 2020 2001 1981
SAN GIACOMO FILIPPO 360 472 674
CAMPODOLCINO 923 1.086 1.224
MADESIMO 547 581 679
TOTALE 1.830 2.138 2.577
DECRESCITA % – 14,41 – 28,99
Chi conosce la nostra Valle, sa che vi sono nuclei/frazioni senza alcun residente ed altre che,
mancando il ricambio generazionale, sono destinate allo spopolamento.
Dai dati dei singoli Comuni emerge che lo spopolamento della Valle è determinato, oltre che dalla
denatalità, anche dall’emigrazione.
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Un numero sempre più consistente di famiglie sceglie di lasciare la Valle per spostarsi nei paesi della
piana della Valchiavenna o verso altre località della Lombardia.
Le principali motivazioni sono: la ricerca di un’opportunità lavorativa più stabile e più remunerativa;
la fruizione di maggiori e più agevoli servizi, come quelli sanitari e scolastici; l’acquisto di
un’abitazione ad un prezzo abbordabile.
Una delle conseguenze della decrescita demografica è la presenza, prevalentemente nei vecchi nuclei,
di un ingente patrimonio edilizio, in gran parte inutilizzato o inutilizzabile a causa dei costi ingenti
per gli interventi di recupero e, anche, per la proprietà molto frazionata.
Si deve osservare che nei decenni presi in esame sono mutate anche le condizioni socioeconomiche
della Valle.
Innanzitutto vi è stata la contrazione dell’economia turistica, sia estiva che invernale.
La Valle ha avuto difficoltà ad adeguarsi alle nuove tendenze della clientela, che si è fatta più esigente,
richiedendo sempre maggiori servizi e opportunità di fruizione del territorio.
La ricettività alberghiera si è ridotta, anche per cause indipendenti dagli operatori locali; la ricettività
para-alberghiera è assai limitata; quella dell’affittanza degli alloggi ha avuto un calo, anche perché
per una parte degli appartamenti sono mancati gli interventi di ristrutturazione per rendere gli
immobili idonei alle nuove esigenze della clientela.
Le attività commerciali, che soffrono la concorrenza, insostenibile, della grande distribuzione e delle
vendite tramite internet, faticano e stanno decrescendo.
Permangono alcune attività artigianali, relative alla lavorazione del legno e specializzate nella
produzione di serramenti e arredi.
L’attività edilizia si è notevolmente ridimensionata, limitandosi agli interventi manutentori sugli
edifici esistenti. I lavori incentivati del superbonus 110 non incidono sull’economia della Valle,
perché la gran parte degli interventi sono effettuati da imprese e manodopera esterne.
Non deve essere dimenticata la viabilità sulla SS 36, che, nonostante i periodici interventi di
adeguamento, mantiene una struttura di base obsoleta, di stampo quasi ottocentesco.
A peggiorare la situazione vi sono stati ricorrenti smottamenti, che hanno isolato e/o limitato la media
e alta Valle Spluga; a tratti accessibili solo dal Passo dello Spluga.
Il danno d’immagine, e non solo, è stato rilevante.
Un accenno alla frana della Val Genasca, che, nel caso dovesse staccarsi e inibire l’accesso alla Valle,
avrebbe come alternativa la “variante” (sic!), sembra già finanziata, San Giacomo – Sommarovina –
Cigolino – Albareda – Mese.
Altre Valli, anche in provincia di Sondrio, hanno ottenuto interventi di maggiore efficacia.
Anche i servizi alla persona risentono delle difficoltà generali.
Gli alunni della scuola dell’infanzia e della scuola dell’obbligo sono diminuiti; nelle scuole elementari
di Madesimo e Campodolcino si sono dovute istituire le pluriclassi; gli insegnanti, soprattutto nella
scuola media, cambiano di anno in anno.
L’invecchiamento della popolazione, abbinato all’allentarsi dei vincoli parentali, ha portato
all’acuirsi dei casi di indigenza sociale e di solitudine; casi non sempre di facile individuazione per
la naturale ritrosia e riservatezza dei nostri anziani.
Da ultimo, ma non certo per importanza, si vuole porre in risalto il crescente disinteresse alla gestione
della “cosa pubblica”, apatia che si manifesta anche nella difficoltà a racimolare le persone disposte
a mettersi in lista per perseguire gli interessi della collettività.
Si evidenzia che quanto esposto nei precedenti paragrafi non vuole essere un’analisi né puntuale né
esaustiva delle problematiche della Valle, ma semplicemente una sintetica narrazione delle difficoltà
che sono sotto gli occhi di tutti noi.
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Se le attuali condizioni della Valle Spluga saranno confermate anche per gli anni prossimi, è facile
prevedere che la nostra Valle diverrà poco più che un alpeggio, forse di lusso, ma pur sempre un
alpeggio.
Da quanto esposto può derivare la convinzione che, purtroppo, dobbiamo rassegnarci, perché questo
è un fenomeno inarrestabile e caratterizza tutte le località analoghe alla nostra ed è determinato da
fattori indipendenti dalla nostra volontà.
Spesso si sente dire che la responsabilità è dell’inefficienza degli “altri”: provincia, regione, stato,
Unione Europea; e chi più ne ha più ne metta, perfino degli extracomunitari.
Dopo quanto esposto si afferma, con piena cognizione di causa, che non ci si vuole aggregare ai
fatalisti, che sono rassegnati al peggio, o ai qualunquisti, che trovano ovunque i responsabili
dell’involuzione socioeconomica, senza mai mettersi in gioco.
Si sostiene con fermezza che l’andamento degli ultimi decenni non è una tendenza incontrovertibile
alla quale dobbiamo rassegnarci, ma che, se prendiamo coscienza del problema e se intraprendiamo
con tenacia le giuste iniziative, la situazione può, e deve, essere modificata.
Questa è un obbligo che dobbiamo assumere per riconoscenza verso chi ci ha preceduto, per rispetto
verso noi stessi e per senso di responsabilità verso coloro che verranno.
Ovviamente non si è in possesso di strategie risolutive o di soluzioni miracolistiche, perché, se così
fosse, sarebbero già state rese pubbliche e poste in atto.
Si ritiene che qualsiasi intento programmatorio, che voglia incidere sull’evoluzione del territorio,
quindi della Valle Spluga, debba procedere tenendo conto del seguente principio metodologico:
Conoscere il passato per analizzare il presente e per programmare il futuro.
L’aspetto predominate nell’affrontare le difficoltà della Valle è quello di rendersi conto che, al di là
delle tre amministrazioni comunali, delle varie frazioni e di tutte le diatribe ricorrenti, la Valle Spluga
era ed è una realtà omogenea con una propria identità storica, geografica, sociale, economica e
culturale.
Fin dal medioevo la Val San Giacomo era un’entità unica e indipendente; questa condizione fu
confermata anche nel 1512, quando il contado di Chiavenna, la Valtellina e il contado di Bormio
furono assoggettate dai Grigioni.
I Grigioni confermarono al “Comune di Val San Giacomo” l’autonomia amministrativa: era
governata da un ministrale, scelto tra gli abitanti della Valle e eletto dagli abitanti stessi.
Diversamente dagli altri territori, Chiavenna e Piuro compresi, che erano governati da autorità
nominate dai Grigioni.
Tale situazione durò fino al 1797, quando, contro la loro volontà, furono aggregati alla Repubblica
Cisalpina, successivamente al Regno d’Italia.
Nel 1814 il “Comune unico di Val San Giacomo”, entrato a far parte del Regno Lombardo-Veneto,
fu smembrato negli attuali tre comuni, nonostante che “gli abitanti avrebbero desiderato rimanere
uniti in un solo comune, e inviarono in tal senso ricorsi dal 1816 fino al 1818-1819”.
La motivazione di questa scelta fu esclusivamente politica: “... e il riflesso che essendo quegli
abitanti limitrofi ai Grigioni conveniva non lasciarsi per le viste politiche riuniti in un corpo, ma
divisi”.
Valse il principio: divide et impera.
Questa digressione storica serve a ribadire le radici dell’omogeneità storica e culturale della Valle.
Si ritiene di non dover dimostrare, perché di immediata evidenza, l’uniformità geografica, sociale ed
economica dell’intera Valle.
Se la nostra Valle saprà rimanere unita, avrà un proprio ruolo e una prospettiva futura.
Se divisa, sarà destinata a regredire, divenendo un’appendice insignificante della Valchiavenna.
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Ora, se quanto esposto è condiviso, emerge impellente la necessità, politica, che il “Comune di Valle”,
se non di diritto, almeno di fatto, si presenti e agisca come un’unica entità verso tutti gli enti
sovraccomunali, dalla Comunità Montana fino ai ministeri statali e al Canton Grigioni.
La condizione ideale per questo lavoro di “Comune di Valle” è la fusione o l’unione dei comuni, che
nella fase interlocutoria potrà essere sostituita dalla formazione di un comitato, di gruppi di lavoro
e/o di ogni altra modalità operativa, che ne determini la costituzione e programmi incontri a scadenza
periodica, per confrontarsi, analizzare, individuare, condividere, predisporre proposte da inoltrare e/o
iniziative da intraprendere nei confronti degli Enti superiori.
Questo lavoro, complesso e laborioso, che richiederà spirito di iniziativa e capacità di mediazione,
porterà ad avere maggiore credibilità e forza contrattuale con gli Enti Locali; innanzitutto con la
Comunità Montana della Valchiavenna e l’Amministrazione provinciale.
Si espongono di seguito alcune indicazioni metodologiche, che potranno rendere più incisiva l’azione
delle amministrazioni comunali.
Innanzitutto la collaborazione tra residenti, villeggianti e tutti coloro che sono interessati alla nostra
realtà.
Si premette che da alcuni decenni a questa parte anche nella nostra Valle si è ampliato il disinteresse
dei cittadini alla “cosa pubblica”.
La tendenza è generalizza e si avverte nella difficoltà a racimolare le persone disposte a mettersi in
lista per operare nell’interesse della collettività. Numerosi sono i comuni, che in fase di rinnovo,
presentano una sola lista.
Per riportare i cittadini ad essere parte attiva nelle scelte d’interesse comune è necessario che gli stessi
siano costantemente informati e che abbiano la possibilità di confrontarsi con gli amministratori.
Questo deve avvenire tramite la programmazione di incontri, periodici, ravvicinati e aperti a tutti, che
abbiano come scopo non solo l’informazione su decisioni già assunte, ma, soprattutto, il dialogo con
il cittadino e il confronto su iniziative e/o opere da attuare.
Questa modalità operativa, di per sé faticosa e di non sempre facile gestione, permette al cittadino di
esprimersi e all’amministratore di comparare le varie opinioni e le divere esigenze per giungere ad
una scelta più ponderata.
Un altro aspetto: i giovani.
Anche noi ci riempiamo la bocca con le frasi-fatte: Il nostro futuro è nelle mani dei giovani!
Ma effettivamente: cosa facciamo per i giovani!!??
Ancora prima: cosa facciamo perché le famiglie giovani rimangano in Valle e siano stimolate ad
avere più figli!!??
È troppo facile e qualunquistico affermare che la responsabilità compete agli altri: provincia, regione
e stato.
Le amministrazioni devono saper cogliere le numerose opportunità di edilizia agevolata, anche con
finanziamenti in conto capitale, per facilitare l’insediamento delle giovani famiglie.
I bambini, gli adolescenti, i giovani devono avere un servizio scolastico (scuola materna, elementare
e media) idoneo nelle strutture e nell’organico docente.
Quanto non viene dato dallo Stato, deve essere supportato dai Comuni, senza lesinare.
A meno di cambi, non facilmente prevedibili, il compito di potenziare l’offerta formativa dei nostri
giovani compete al comune in stretta collaborazione con le famiglie.
Il limite, rappresentato dalle pluriclassi, deve essere superato con gli opportuni accorgimenti e le
integrazioni predisposte dalle amministrazioni.
Si deve facilitare il coordinamento e la collaborazione di tutte le agenzie educative: famiglia /
parrocchia / scuola / associazioni varie / enti culturali, che predispongano percorsi di socializzazione,
informazione e coinvolgimento.
Particolare attenzione alle nostre radici, alla nostra “storia”.
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Per quanto concerne le risorse delle Valle e i vari settori produttivi ci si limita ad esporre, in modo
sintetico, alcune considerazioni solo su quelli ritenuti più rilevanti.
Il territorio: nel suo duplice elemento di tutela e fruizione.
La fragilità del nostro territorio con le ricorrenti frane, gli smottamenti, le slavine, le erosioni
fluviali è seguito dai vari organismi regionali.
Il settore che è meno seguito e che in prospettiva potrebbe trasformarsi da risorsa in potenziale
problema sono le aree boscate; quelle dislocate sulle zone impervie o su pendii non serviti da idonee
strade.
Il territorio nel suo aspetto naturalistico e antropologico rappresenta la maggiore risorsa della nostra
Valle. Costituisce la base su cui poggiano tutte le nostre opportunità e potenzialità.
Gli interventi da programmare sono quelli finalizzati alla loro conoscenza e fruizione.
Un intervento da suggerire tra i tanti è l’individuazione della molteplicità dei nuclei di media e alta
montagna, un tempo adibiti a maggenghi o ad alpeggi, che, non serviti da strade, e posti al di fuori
degli itinerari pubblicizzati, si trovano in condizioni di notevole degrado.
Un ulteriore aspetto che richiede una riflessione è quello dell’agricoltura: non è possibile ipotizzare
delle attività di recupero del territorio con l’utilizzo dei pascoli e la ripresa della fienagione?
Ovviamente con il necessario sostegno.
Perché nella vicina Svizzera è possibile?
Nel recupero e nella fruizione del territorio è indispensabile la costituzione di appositi “consorzi”,
che potranno raggruppare le molteplici e minuscole proprietà e ottenere i necessari finanziamenti.
La viabilità.
Come già esposto si conferma che la strada statale – SS 36, “nonostante i periodici interventi di
adeguamento, mantiene una struttura di base obsoleta, di stampo quasi ottocentesco”, il tutto
aggravato dalle ricorrenti frane, che ostacolano, anche per lunghi periodi, l’accesso ordinario alla
media e alta Valle Spluga.
Quello che le Amministrazioni devono richiedere con il supporto economico della Comunità
Montana è uno studio che, dopo aver analizzato tutto il tracciato, individui le criticità, indichi la
tipologia degli interventi e predisponga un elenco di priorità.
Questo permetterà nel corso degli anni di effettuare interventi, che hanno una loro logica, perché
parti di un progetto complessivo.
Ovviamente il tutto deve essere effettuato in accordo con l’ANAS.
Per questo settore si vuole rimarcare la prerogativa della Valle, unica in tutta la provincia di
Sondrio: l’accesso diretto da e per la Svizzera attraverso il passo dello Spluga.
Il Passo rappresentò dal medioevo fino alla seconda metà dell’ottocento la risorsa portante
dell’economia della Valle Spluga, e non soltanto.
Anche a sostegno dell’attività turistica è auspicabile un’azione politica per l’apertura del Passo,
tutto l’anno.
Il turismo.
Questo settore nell’accezione più vasta del termine rappresenta l’attività portante dell’economia
delle Valle.
L’attività turistica è il fattore determinante per la presenza e lo sviluppo delle altre attività
economiche: commercio, artigianato, edilizia; anche per l’utilizzo del notevole patrimonio edilizio.
Nei dibattiti ricorrenti sul turismo a volte si sente dire, con una certa supponenza, che il turismo
tradizionale, basato sulle stagioni estive e invernali, è un turismo superato, da sostituire con il
turismo diffuso e delle mezze stagioni o con altre sortite fantasiose.
È condivisibile l’affermazione che l’attività turistica “tradizionale” debba dilatarsi ad altri
“turismi”: quello storico-culturale, quello gastronomico, quello religioso, quello escursionistico,
ecc.
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Tuttavia, non bisogna essere degli esperti in economia per affermare che, se si ipotizzasse l’assenza
del turismo “stagionale” o anche semplicemente una sua riduzione, l’economia della Valle non
reggerebbe e la Valle stessa sarebbe destinata ad un inarrestabile declino.
L’asse portante, da incentivare, potenziare e sostenere economicamente, resta il turismo
“stagionale”, con la skiarea e la ricettività alberghiera e para-alberghiera.
Senza alcun intento polemico, non si condividono alcuni interventi della Comunità Montana con
finalità turistica (sic!), come quello di “Ristrutturazione del fabbricato ex-scuole di San Bernardo”
con un costo di oltre 700.000 €. Basterà fare nei prossimi anni una verifica tra costi e benefici.
Forse le priorità erano altre.
In questi ultimi decenni con il mutare delle condizioni economiche si è modificata anche la
domanda turistica; l’offerta si è riqualificata ed ampliata, anche nelle località montane; il cliente ha
cambiato abitudini, divenendo più selettivo ed esigente nella richiesta di nuovi servizi.
Da questo punto di vista la nostra Valle deve recuperare terreno sia sui servizi che sulla qualità e
la varietà delle strutture ricettive.
Non ci sono suggerimenti da dare, tranne uno: visitare le altre località turistiche, non solo in
provincia, per conoscere le loro soluzioni e verificare se sono adattabile alla nostra Valle.
È fondamentale la sinergia tra enti pubblici e tra pubblico e privato.
Per il potenziamento della ricettività è necessario che l’ente pubblico, incominciando dal comune,
preveda procedure snelle, facilitazioni/esenzioni, e incentivi, anche per reggere la concorrenza
delle località delle regioni autonome o l’extraterritorialità di Livigno.
La presenza di un ingente patrimonio edilizio obsoleto, situato nei vecchi nuclei, da problema può
divenire un’opportunità tramite il recupero con l’utilizzo dei fondi Pnrr.
La regia deve essere dell’Ente pubblico, che potrà programmare il recupero di settori dei vecchi
nuclei, vincolando la destinazione d’uso a “struttura ricettiva” nelle sue varie forme.
Nella programmazione degli interventi nel settore turistico dovranno essere identificate le
peculiarità della Valle dalla sua “storia” al Passo dello Spluga, alle sue attrattive naturali.
I servizi alla persona.
Non si ripete quanto già detto sul servizio scolastico e alle varie iniziative per i giovani.
Si evidenzia la situazione delle persone anziane, che, come già visto, rappresentano circa 1/3 della
popolazione delle Valle.
Anche se non appariscente, la situazione degli anziani in Valle è complessa e problematica.
Se, a quelli che sono i naturali disagi e limiti dell’età si aggiungono la situazione climatica, la
residenza degli anziani in località disagiate e/o in alloggi non sempre idonei, l’allentarsi dei vincoli
parentali e l’inadeguatezza in Valle della medicina di base si ha un quadro realistico della
situazione.
A quanto esposto deve essere aggiunta la naturale riservatezza di gran parte degli anziani e la loro
ritrosia ad esternare i bisogni.
Quello di cui i nostri anziani hanno bisogno, non è tanto un sostegno economico, ma “una
presenza”, che attenui la loro solitudine.
Ipotizzare una Rsa in Valle è irrealistico; è, invece, fattibile la realizzazione di mini alloggi protetti,
che permettono agli anziani di rimanere nel loro ambiente in abitazioni idonee e con tutti i servizi.
In conclusione si spera che quanto esposto non venga giudicato un atto di saccenteria, predisposto da
chi vuole esibirsi, ma semplicemente una riflessione sulla nostra “comunità di Valle” nel tentativo di
trovare delle soluzioni condivise.
Un residente  Valle Spluga, giugno 2022

 

 

 

 

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