Un film valtellinese ("Adele e il lupo") materia d’esame all’Università di Pavia

“Adele e il lupo”, il film con gli studenti delle Superiori di Sondrio, approda all’Università di Pavia e diventa materia d’esame. Un sogno incredibile per alcuni protagonisti di una storia vera, proprio come quella vissuta nella narrazione scenica. Nella prestigiosa Aula Magna dello storico ateneo pavese, oltre 350 studenti si sono assiepati per seguire il racconto sincero di un piccolo drappello di arditi che si son portato dietro il loro bagaglio di esperienza maturata sul set del film contro la violenza sulle donne. Un film a costo 0 con il supporto tecnico di Riccardo Frizziero e il patrocinio di 113 enti a livello regionale e nazionale che sta entrando nel circuito italiano di proiezioni, soprattutto in ambito didattico. Sul grande schermo le immagini oleografiche di una Valtellina mozzafiato che fanno da mesto contrappunto ad una terribile vicenda di violenza vissuta nella lacerazione dell’anima da una fanciulla che in una drammatica pagina di diario è riuscita a denunciare l’orrore sedimentato nel cuore, diventato un peso insopportabile da portare da sola. Un film, però, di speranza per uscire dal buio di un tunnel infinito di prostrazione e solitudine, grazie al calore sincero dell’amicizia e dell’amore ritrovato. A condurre una magmatica lezione di coraggio ed emozioni, la nota inviata Rai Daniela Cuzzolin in veste di Docente del Laboratorio del Corso di Laurea in Comunicazione, Innovazione e Multimedialità. Nemmeno una mosca solitaria nel silenzio assoluto dell’aula universitaria conquistata a fatica dal foltissimo uditorio in ascolto della testimonianza di chi ha deciso di uscire allo scoperto per infondere coraggio a chi ha subito una violenza. “Porto la voce di tutte le donne che hanno subito una violenza. Non è giusto tenersi dentro il dolore perché soli non si va da nessuna parte. E’ difficile alzarsi il mattino, guardarsi allo specchio e accettarsi per quello che si è, ma bisogna affrontare il dolore, occorre parlarne, perché più se ne parla, più il dolore esce e si possono aiutare gli altri. E poi avere più attenzione negli occhi di chiunque ci guarda. Il mostro può essere chiunque", ha confidato Mara aprendo un dialogo segreto con gli studenti dagli occhi lucidi di commozione. Un’emozione forte, vibrante raccolta anche nelle parole della piccola Teresa che ha testimoniato con la saggezza che solo i bambini possiedono: “Con questo film ho imparato che non si devono mai mettere le mani addosso a una donna, la violenza è sbagliata nei confronti di tutti". Una violenza bandita dal cuore di ogni uomo, ma, come ha sostenuto Federica, la protagonista del film, “la cosa più importante non è solo combattere la violenza, ma far capire alle donne di avere la forza e la tenacia per potersi rialzare". Un’ondata incontenibile di emozioni per l’attenta platea, sull’eco delle parole sussurrate con amara dolcezza, seguendo quell’impalpabile filo sottile di un concento di voci che si abbracciano all’unisono. Conduttrice di rango Cuzzolin, carismatica comunicatrice, con l’infaticabile inviato Rai Rodolfo Zardoni, che ha saputo aprire quel dialogo silenzioso fatto di ascolto empatico e di quella “mellita curiositas” che unisce e avvolge in un colloquio fatto di sguardi che si parlano prima di mille parole. “Mai vista una lezione così all’Università!”, hanno confidato alcuni, commossi, prima di mettersi con tutti gli altri all’opera per sostenere l’esame. Compito assegnato, quello di sintetizzare in poche righe un servizio televisivo sull’esperienza vissuta nel corso dell’insolita mattinata. Un fermento incredibile nell’aula affollata dagli studenti, che si è dissolto per un attimo per un rapido saluto a chi li ha certamente ispirati. Uno scambio partecipe di doni in cui è sempre maggiore quel che si riceve rispetto a quanto di dà.  

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