Avvertimento mafioso ? No, … di ghiro (e le loro idee)
(Giampaolo Palmieri) Penso sia così un po’ per tutti.
Il percorso della vita attraversa, in certi momenti, ampi spazzi ricchi di interazioni, di cose nuove, di crescita e di ampi orizzonti.
Poi, a volte, il cerchio è più limitato, racchiuso e statico.
Eppure quest’ultimo possiede un suo fascino ed importanza: ci permette una maggiore introspezione e anche un rallentamento che invita ad un’osservazione più partecipe e accurata di ciò che ci circonda.
Una premessa quasi filosofica per scusarmi che ritorno sul tema dei ghiri: questi buffi incroci fra topi e scoiattoli, che sono gli attuali compagni delle mie giornate.
Il primo mistero legato ai ghiri mi si pose qualche anno fa, sgombrando il sottotetto della mia casina di legno. Nel loro nido trovai un uovo di gallina integro.
Inspiegabile.
Sia perché voleva dire issarlo su una parete verticale di almeno tre metri, sia per il volume dello stesso nei confronti di quello di un ghiro. Un trasporto impossibile.
Il mio amico Savini, vicino di orto, ma dotato anche di pollaio, mi spiegò il mistero.
Stufo di vedersi sottrarre uova incominciò ad osservare con sempre maggior attenzione i movimenti intorno al pollaio. Un giorno finalmente scoprì gli autori dei furti e la loro tecnica: un topo abbraccia saldamente l’uovo con le quattro zampe e si lascia trascinare dal compagno trasformandosi in rimorchio dal prezioso carico. Dopo d’allora ho trovato diverse volte resti di uova a cui probabilmente prima non facevo caso.
La casetta di legno è rifugio ed ospita molti animali, soprattutto in passato quando potevo venirci poco, quindi luogo ideale anche per gli animali più timidi e sfuggenti. Un vicino pollaio portò anche la presenza di topi che si divisero il territorio con i ghiri. Stufo della loro presenza misi delle esche avvelenate. Purtroppo, forse per la carenza di noci, un ghiro fu attratto dall’esca che consideravo non di suo interesse e morì avvelenato. Poco dopo, nell’aprire l’armadio, loro Quartier Generale, ho trovato un ghiro inferocito che mi guardava con odio. Era animato da un’ira tremenda per quella morte inaspettata. Un affarino di pochi grammi ma che bruciava dalla voglia di saltarmi addosso e che sfogò la sua rabbia lanciando i telaini di legno che vi erano riposti e che pesavano quanto lui. Un fatto così non mi era mai successo né prima né dopo di allora. Un’ira che rivelava l’amore e l’affetto che legava fra loro i due animaletti e mi ha obbligato ad un maggior rispetto circa la loro intelligenza.
L’episodio che voglio narrare è di questi ultimi giorni nei quali ho osservato e documentato la crescita e lo sviluppo delle due nidiate di ghiro: quelle di mamma Eva (la più scontrosa) e di Circe.
Nell’armadio, così spesso aperto per bearmi dei giochi dei piccoli ghiri e per osservarne i progressi d’improvviso, in alto, è comparsa una raccapricciante mummia di ghiro. Trasportarla lì non sarà stato facile perché secca e rigida e non passa facilmente dai piccoli passaggi.
Ma poi perché trascinata lì vicina alle nidiate?
Lascio la domanda in sospeso e chiedo a voi la risposta…
Per ora mi hanno suggerito che è un avvertimento mafioso per smettere di spiarli.
Una seconda ipotesi che sia un “memento mori” o un ricordare ai piccoli che il mondo è pieno di pericoli e si finisce troppo presto così se non si seguono gli insegnamenti delle mamme.
Ma ora la parola passa a voi …
Giampaolo Palmieri