“DDL Zan: bavaglio alla libertà di espressione o lotta alla discriminazione?”
Riceviamo: Il 9 ottobre, alle ore 20.45, sulla piattaforma Zoom, avrà luogo un incontro con l’avv. Roberto Respinti del Centro Studi Livatino sul tema “DDL Zan: bavaglio alla libertà di espressione o lotta alla discriminazione?”.
Si avvicinano le date della presentazione e della votazione in Parlamento del cosiddetto ddl Zan, ma quanto ne sappiamo realmente? Eppure si tratta di un disegno di legge presentato come urgente a causa del presunto ingente numero di atti discriminatori compiuti nei confronti delle persone LGBTI.
Cosa prevede il ddl? L’articolato prevede l’estensione degli art. 604 bis e 604 ter cod pen. alle discriminazioni per orientamento sessuale o identità di genere, si ricollega alla c.d. legge Mancino, che risale al 1993 e punisce l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità.
Esiste una emergenza in tal senso? I dati ufficiali italiani, prodotti da numerosi enti statali, riportano 26,5 segnalazioni in media all’anno dal 2010 al 2018. Possiamo dunque escludere l’emergenza.
Esiste un vuoto normativo per punire chi discrimina persone LGBTI? La legislazione italiana prevede pene per ogni tipo di lesione fisica o morale alla persona e l’aggravante per futili motivi, dunque anche per le persone LGBTI.
Quali le conseguenze della legge? La legge Mancino-Reale che il ddl Zan cerca di estendere, è stata criticata dalla cultura giuridica e giudicata al limite della costituzionalità perché punisce reati di opinione. Ha superato il vaglio costituzionale perché le discriminazioni che sanziona sono condivise da esigue minoranze estremiste che dalle parole possono passare ai fatti: razzismi per etnia, religione, nazionalità. Ma le teorie gender, i matrimoni omosessuali, le adozioni da parte di coppie omosessuali o l’accesso alla procreazione assistita da parte di queste, non sono unanimemente condivise e accettate dalla popolazione italiana, anzi, anche la Corte Costituzionale ha riconosciuto la liceità di negare questi “diritti”.
Cosa potrebbe accadere? Potrebbe accadere che ritenere ed esprimere pubblicamente che il matrimonio è l’unione di un uomo ed una donna, dire che un bambino ha bisogno di un papà-maschio ed una mamma-femmina, citare il catechismo della Chiesa Cattolica, citare passi della Bibbia e così via, potrebbero condurre ad un’azione penale tale da rovinare la reputazione e la vita di chi vi incorra anche in caso di successiva assoluzione, nel caso peggiore ad una sanzione con una pena sino a 6 anni di reclusione!
Preserviamo allora la nostra libertà di parola, protetta dall’art. 25 della Costituzione, informiamoci partecipando alla conferenza del 9 ottobre utilizzando l’indirizzo internet: https://us02web.zoom.us/j/85130184799
Sondrio, 4 ottobre 2020
Silvio Ciccarone, Gianantonio Spagnolin Family Day – Difendiamo i Nostri Figli Sondrio
Per informazioni: sondrio@difendiamoinostrifigli.it