Il Ponte dell’Arcobaleno

Si può soffrire così tanto per la perdita di un cane? Si, ed ora che l’ho provata dico che è straziante. Dik era con me da quasi 10 anni, era la compagnia di mio padre, che mi ricordo bene aveva detto: In casa mia animali non entrano e poi era stato rapito da questo esserino che crescendo è diventato il suo compagno di camminate e “discorsi”, li potevi trovare seduti su una panchina sotto le piante, li incontravi con qualsiasi tempo, avevano persino preso la stessa cadenza di passo. Era la mia compagnia, entravo dalla porta e lui era già li, col suo ciuffo e la coda a ricciolo che muoveva tipo elica e più lo incitavo a “fare codino” e più lui la muoveva, sembrava volesse prendere il volo. Aveva le sue preferenze in fatto di giochi, persone e strade. A volte sembrava volesse parlare, ed i suoi occhi vi garantisco che lo facevano, quegli occhi che si sono spenti quando ha iniziato a stare davvero male, ed era insopportabile vederlo così, e quando si ama davvero bisogna lasciarli andare, ma, allora perché ho questo vuoto che mi prende come una morsa nello stomaco? So che presto darò questo amore ad un altro pelosetto, non prenderà il suo posto perché lui era unico ma, ce ne sono tanti nei canili che aspettano di avere una vita di affetti. Gli abbiamo dato un fine vita dignitoso, come dovrebbe essere anche per gli umani. Mi fa così rabbia leggere di cani abbandonati per la strada mentre vanno in vacanza, di maltrattamenti fino alla morte, l’anno scorso svuotavano i canili per avere la scusa per poter uscire durante il lookdown, quest’anno buona porte li ha riportati al canile; non siamo forse noi più bestie degli animali?  Buon Ponte dell’Arcobaleno piccolino mio, corri felice nei prati e nei ruscelli, in mezzo alla neve o lungo le spiagge, come hai sempre fatto con me.
Tiziana Gatti

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Il mio si chiamava Dia, con una storia simile a quella di Dik. Ricordo l'ultimo sguardo. Il cane sofferente, disteso in un angolo dove aveva voluto rifugiarsi e lo sguardo a tutti noi come a dire basta, troppa la sofferenza. Non ne abbiamo preso un altro (a.f.)