Latteria Sociale Valtellina, altri 10 conferenti

4000 litri di latte munti ogni giorno dalle 400 mucche dei nuovi

LATTERIA VALTELLINA: UNA GRANDE FAMIGLIA SEMPRE PIÙ GIOVANE IL NUOVO ANNO SEGNA L’INGRESSO DI 10 NUOVI CONFERENTI CON STALLE IN VALTELLINA E IN VALCHIAVENNA. PIÙ DELLA METÀ HA MENO DI QUARANT’ANNI La grande famiglia della Latteria Sociale Valtellina si allarga con l’ingresso di dieci nuovi conferenti, valtellinesi e valchiavennaschi, che forniranno i circa quattromila litri di latte munti ogni giorno dalle 400 mucche delle loro aziende agricole. Su base annua si arriva a quasi 1,5 milioni di litri che si andranno ad aggiungere agli oltre 34 milioni raccolti dalla cooperativa con sede a Delebio in 110 stalle da Bormio alla Valchiavenna, in Alto Lario e nella zona di Bellagio. Sette di loro, nei giorni scorsi, sono stati accolti dal presidente Armando Acquistapace nel museo ricavato sopra lo spaccio: «L’ingresso di nuovi conferenti è un segnale molto positivo. La cooperativa cresce grazie agli allevatori locali, molti dei quali giovani, che svolgono questo lavoro con passione e impegno. Mettiamo a loro disposizione i nostri servizi, la nostra assistenza, garantendo pagamenti certi e puntuali, un prezzo più alto rispetto a quanto pagato dalle aziende industriali e riconoscimenti aggiuntivi per la qualità». Fra i nuovi conferenti, nove uomini e una donna, vi è chi vendeva il latte all’industria, chi lo lavorava in piccole latterie di paese o in proprio. Essere in una grande famiglia significa sentirsi parte di un progetto per il territorio, avere un proprio ruolo come persona e come allevatore e, soprattutto, la certezza di una remunerazione congrua del latte. Su queste basi potranno programmare il futuro, trasformare le idee in progetti, far crescere le loro aziende. Più della metà ha meno di quarant’anni e la maggioranza di loro ha preso in affitto le stalle in attesa di averne di proprie. Il più giovane è Maicol Libera, 19 anni appena, di Colorina, che vive il suo lavoro di allevatore con grande passione. Lo ha voluto, lo ha scelto e non gli pesano le rinunce o il poco tempo libero a disposizione. La serata in discoteca è concessa e si protrae fino all’alba per essere puntuale in stalla all’ora della mungitura perché le mucche non possono aspettare. Nicola Della Marianna, 24 anni, di Lanzada, diplomato all’Istituto Agrario di Sondrio, dopo aver lavorato per alcune aziende della zona si è messo in proprio affittando una stalla a Piateda ed è sempre più convinto della scelta. Andrea Codazzi, 26 anni, di Buglio in Monte, come gli altri conferenti si divide tra il lavoro in stalla, a San Pietro Berbenno, e nei campi per assicurare il foraggio migliore alle sue mucche. «Il tempo libero? Si trova anche con un lavoro impegnativo - dice - l’importante è mettere passione in quello che si fa, alla fatica non si pensa». Gabriele Pedretti, diplomato all’istituto Agrario, ha 30 anni, una stalla a Mese, una moglie e due figli, Manuel di tre anni e Nicole di quattro mesi. Le sue idee sull’ingresso nella Latteria Sociale Valtellina sono chiare: «Il nostro latte rimane valtellinese, prima invece partiva con l’autobotte per chissà dove». Matteo Della Marianna, 34 anni, di Sondrio, ha studiato e lavorato da elettricista per poi arrendersi al richiamo della passione per l’agricoltura: nella sua stalla di Piateda è aiutato dal papà, nei campi anche dagli zii. Da un anno vede il suo futuro riflesso negli occhi di suo figlio Jason. Anche la scelta di Christian Bajardo, 34 anni, di Berbenno, ha significato abbandonare un lavoro per una passione: dai fiori agli animali, ma sempre di natura si parla. Sia Daniela Del Curto, 49 anni, di Samolaco, che Maurizio Pellegatta, 53 anni, di Dubino, vendevano il latte a Parmalat, da anni entrata nell’orbita di Lactalis, la multinazionale del latte con sede in Francia. Come loro anche Mario Guglielmana, 53 anni, e Francesco Tarabini, 55 anni, con stalle nel comune di Prata Camportaccio. Mario da anni vende il Bitto che produce in val Febbraro alla Latteria Sociale Valtellina: per lui è un ritorno a casa. Francesco, un passato da frontaliere, gestisce la sua azienda dal 2002: l’impegno è maggiore ma c’è la libertà di poter gestire il proprio lavoro. La maggioranza di loro trascorre l’estate in alpeggio: le mucche vivono meglio lontano dalla calura del fondovalle e producono latte ancora più buono che diventa formaggio Bitto. Tutti sono affezionati alle loro mucche, che considerano parte della famiglia, tanto da dare a ciascuna di loro un nome: chi preso dagli interessi del momento, chi ispirandosi allo spettacolo, chi seguendo rigidamente l’alfabeto. Non mancano una Belen, una Wanda e una Diletta, ma ci sono anche Vera, Bella, Desy e Alicia. Duilia è la versione femminile di chi ha aiutato la sua nascita, mentre l’anno della ‘q’ nell’azienda Pedretti sta creando qualche problema: per ora ci si è arrangiati con Quinta e con Queen, un destino forse impresso nel nome da regina nelle mostre zootecniche. Ma la prossima nata come si chiamerà?