LA QUESTIONE DELLA "GUERRA GIUSTA"

Riceviamo e pubblichiamo:



Caro Direttore, nell’ultimo numero di Giugno di Famiglia
Cristiana, rispondendo al quesito di un lettore che chiedeva
spiegazioni circa la questione della guerra giusta, ovvero, se è
preferibile la Pacem in terris che nega la sua legittimità ed il
Catechismo che invece la sostiene, il giornale ha risposto
testualmente: "Al fine di evitare malesseri, inquietudini e
indebite strumentalizzazioni, pare auspicabile, oltre una
modifica del Catechismo, una dichiarazione del Magistero che
esplicitamente dichiari morta e sepolta la dottrina della guerra
giusta e che a essa venga sostituita la dottrina della giusta
pace". Confesso che sono rimasto alquanto perplesso della
risposta. E' vero che Famiglia Cristiana è il giornale cattolico
più diffuso in Italia, ma non credo costituisca un buon motivo
per seminare zizzania tra i fedeli circa la validità
dell'attuale Magistero di cui il Catechismo è autorevole
espressione magisteriale. Famiglia Cristiana si è però scordata
di riferire che Giovanni Paolo II ha anche detto: "La pace è un
fondamentale diritto di ogni uomo, che va continuamente
promosso, tenendo conto che "gli uomini in quanto peccatori sono
e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta
del Cristo" (Lumen gentium, 78). Talora questo compito, come
l'esperienza anche recente ha dimostrato, comporta iniziative
concrete per disarmare l'aggressore. Intendo qui riferirmi alla
cosiddetta "ingerenza umanitaria", che rappresenta, dopo il
fallimento degli sforzi della politica e degli strumenti di
difesa non violenti, l'estremo tentativo a cui ricorrere per
arrestare la mano dell'ingiusto aggressore". La richiesta del
Pontefice ad intervenire militarmente a Serajevo ne fù la
conferma. Va bene che in alcuni ambienti è ancora vivo lo slogan
l'obbedienza non è più una virtù, ma pretendere di insegnare
alla Chiesa il Suo mestiere non è esercizio di umiltà cristiana.
Gianni Toffali


Gianni.Toffali@inwin.it


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Gianni Toffali