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IL SALTO DELLE MAESTRE DI REBBIO
Preparando il canto natalizio le maestre della scuola di Rebbio,
finita sulla ribalta nazionale, trovatesi di fronte alla frase
“questo è il giorno di Gesù” hanno fatto un salto. Non si può
far cantare questo, ci sono due musulmani nella scuola!
Un Preside cotituzionalmente
distratto
E così
si è avviata la più patetica delle vicende, con il Preside
Pasquale Capria che, forse sulla Luna in quei giorni, all’unica
conclusione possibile solennemente dichiara, categorico.
«Nessuna marcia indietro, non siamo noi ad avere sbagliato.
Qualcuno ha sollevato un polverone per ragioni politiche e ha
messo sotto tiro le maestre senza averne alcun diritto».
Un
Preside - oggi il suo nome é stato burocraticamente cambiato - che ignora che il primo e fondamentale diritto in
democrazia è quello della libertà di opinione. Si rilegga, posto
che una volta l’abbia letta, la Costituzione della Repubblica
Italiana.
Un Provveditore amante del
patetico
Non è che il dirigente scolastico provinciale, quello che una
volta si chiamava Provveditore agli Studi, Benedetto Scaglione,
non sia finito anche lui, in contraddizione con il suo nome, sul
patetico: «I veri problemi della scuola sono altri. I tagli
dei fondi, il ritardo nell'applicazione della riforma, la
riduzione del personale». Per Scaglione, insomma, le canzoncine
censurate sono «un falso problema». In altri termini come se il
Sindaco, di fronte a un guasto che lasciasse una via cittadina
senza illuminazione pubblica, rispondesse alle richieste o alle
lamentele dei cittadini: «I veri problemi del Comune sono altri.
I tagli dei fondi, l’ICI, il metano che non arriva dappertutto,
il patto di stabilità, la riduzione del personale».
Il colmo del patetico – e usiamo questo aggettivo per clemenza –
il Provveditore lo raggiunge quando dichiara: «Tutto si è
risolto grazie anche alla decisione dei genitori musulmani di
far cantare ai propri figli la parola Gesù. Gli stessi bambini
hanno mostrato una sensibilità fuori dal comune e una maturità
maggiore di chi invece incita all'odio».
Sulla stessa linea un altro dirigente scolastico che era andato
più in là affidando ad un giornale la sua piena solidarietà alle
maestre e dando il merito della soluzione alle famiglie dei
mussulmani (!!!) perché avevano accettato di ripristinare il
testo originario “questo è il giorno di Gesù”.
Le maestre: poveracce!
Per le maestre basta un “poveracce”, che dice tutto, visto che
aquile beh proprio non hanno dimostrato di essere. Ma per chi
ha responsabilità direttive occorre aggiungere dell’altro. La
soluzione positiva del caso dipenderebbe dunque in buona misura dalla
decisione dei genitori musulmani “di far cantare ai propri figli
la parola Gesù”.
Mostruoso.
In altri termini se quei genitori avessero detto di no, allora
tutti gli altri avrebbero dovuto adeguarsi. Natale non più il
giorno di Gesù, ma il giorno della Virtù, come la Dea Ragione di
cui diremo avanti.
Stessa cosa, in altre parti d’Italia, per i Presepi che non si
fanno più perché ci sono, appunto, i musulmani. Ci voleva Porta
a Porta per sentire persino non solo la sinistra ma anche
l’ultrasinistra rimettere le cose a posto nei confronti di
quell’area del patetico e del disarmo che citeremo in
conclusione.
Bella scelta
natalizia: Cappuccetto rosso!
Di bene in meglio. Si é appreso che nella scuola veneta ove si é
deciso di non fare il Presepio, sempre per le stesse ragioni
relative alla presenza di bambini musulmani, si é scelto di
celebrare il Natale, forse sarebbe da dire vista l'aria "la
festa del 25 dicembre"con una fiaba. Splendida e significativa
la scelta con riferimento al giorno in cui si parla di bontà, si
serenità, di pace: Cappuccetto rosso! Una fiaba che parla di un
lupo che mangia la nonna, che vuol mangiare la nipote e che poi
viene ucciso e squartato da un cacciatore per tirar fuori la
vecchia. Meglio di così per celebrare il periodo non si
poteva fare?
Malinteso senso di rispetto,
che diventa subordinazione e umiliazione
Per questo grandemente malinteso senso di rispetto per gli
altri, che diventa subordinazione e umiliazione per molti, non
bisogna più dire che Natale è il giorno di Gesù, che Pasqua è il
giorno della Resurrezione di Gesù, e via dicendo.
Un nuovo
illuminismo ci riporterà dunque alle Dea Ragione, la sola in
grado di garantire "la felicità degli uomini sulla terra", e
soprattutto alla riforma del calendario?
Troppe “offese” ai
musulmani che vengono in Italia nel nostro calendario: pensate,
si comincia dal primo giorno dell’anno. Festività importante
della Chiesa, riferita a Gesù, e quindi anche festività civile e
poi si prosegue nel corso dell’anno. E cosa dire della domenica,
“Festa del Signore”? Per ovviare a simili mancanze di rispetto riscopriamo il calendario rivoluzionario di
allora che, con decreto della Convenzione, aveva abolito quell’odioso
riferimento al “prima di Cristo” e “dopo Cristo”, stabilendo
l’inizio della nuova era: 22 settembre 1792: data di fondazione
della Repubblica.
L'anno iniziava con l'equinozio d'autunno ed era diviso in 12
mesi di 30 giorni, più altri 5 detti dapprima sanculottides e
poi, dal 1795, complementari; a questi si aggiungeva, ogni 4
anni, il Giorno della Rivoluzione. I mesi erano nell'ordine:
vendemmiaio (nome da cambiare, la vendemmia fa pensare al vino e
loro non possono bere vino…), brumaio e frimaio per l'autunno;
nevoso, piovoso e ventoso per l'inverno; germinale, floreale e
pratile per la primavera; messidoro, termidoro e fruttidoro per
l'estate. Ogni mese era suddiviso in tre periodi di 10 giorni –
pensate: come La Gazzetta di Sondrio che esce ogni 10 giorni! -
che prendevano il nome di primodì, duodì, tridì e così via sino
a decade: quest'ultimo era il giorno del riposo precedentemente
occupato dalla domenica.
A completare l'anno si aggiungevano i giorni consacrati al
Genio, al Lavoro, all'Azione, alla Ricompensa e all'Opinione.
Napoleone Bonaparte, che, a parte i venti di guerra portati in
tutta Europa, per il resto era stato un grandissimo
organizzatore dello Stato – si vada a vedere in 100 giorni cosa
aveva fatto all’isola d’Elba! – fece l’unica cosa seria
possibile e cioè dal primo gennaio 1806 ripristinò il calendario
gregoriano.
La dimostrazione data da quelle poveracce di maestre
Le maestre, poveracce, hanno dimostrato, cosa non infrequente in
questi tempi su argomenti simili, che un conto è prendere il
diploma, un conto è magari anche vincere il concorso per andare
a insegnare, e tutt’altro conto è saper essere educatori ed
educatrici. Bisogna sempre essere inclini all’ottimismo e quindi
pensare che forse, chissà, un giorno, lo sapranno essere anche
le maestre di Rebbio… (Quanto poi alla tesi del preside Capria
«Se leggerezza c'è stata è stata in buona fede» basta a
smentirlo la dichiarazione alla stampa di Cinzia Grigatti,
insegnante di religione «Ero contraria alla sostituzione della
parola Gesù con Virtù - dice - anche perché non è così che si
ottiene una corretta integrazione scolastica di alunni di
religione diversa da quella cristiana. Interpellata, mi sono
detta favorevole all'esecuzione integrale».
L'esemplare mamma musulmana di Dubino -
Senza laurea, diplomi, master, corsi formativi, concorsi la
madre musulmana di Dubino si é rivelata un gigante rispetto a
queste figure smunte assurte, novelle Carneade, a notorietà
nazionale.
Quando la dirigente
scolastica di Delebio, secondo lei sulla base "della legge"
mentre secondo noi sulla base "di una sua interpretazione della
legge, proibì la benedizione scolastica in orario di lezione
nella Scuola di Nuova Olonio, frazione di Dubino, nelle polemiche che seguirono questa
roba da basso impero, si stagliò gigantesca la figura della
madre dei due scolari musulmani.
Dopo aver spiegato che lei non 'entrava niente, anzi di essere
d'accordo per la benedizione, precisò di mandare regolarmente
all'oratorio a lezione di catechismo i suoi figli. Non per
cambiare religione ma per imparare a conoscere la nostra visto
che devono vivere qui.
Maestre & C. a digiuno nel
Ramadan
Altra pasta rispetto a quelle stinte figure che pensano di dover
essere più realisti del re. Niente nome di Gesù, niente
Presepio, niente benedizione. Tutto questo priva una serie di
bambini di qualcosa a cui erano abituati. Per qualcuno può
essere un sacrificio, ma questo evidentemente non importa molto.
Nel prossimo Ramadan 1426 la grande occasione per le maestre di
Rebbio, e tutti gli altri come loro sparsi in Italia. Maestre,
Presidi come il prof. Capria, Provveditori come il dr.
Scaglione, stiano con i bambini durante la
refezione scolastica. Ovviamente non mangiando. Mangiare sarebbe
provocare qualcosa di molto più serio che non la parola Ges+, o
il Presepio e simili. Per quei ragazzi musulmani infatti la
regola é che gli adulti dall'alba al tramonto facciano il
digiuno. Non sarebbe educativo far vedere che degli adulti,
addirittura i loro educatori, violano questa regola...
Tradimento e traditi
Trazioni che vengono spente. Presepi che non si fanno, sempre per lo stesso
motivo. Crocifissi che si levano, o che si tentano di levare,
benedizione pasquale di Nuova Olonio - Dubino proibita dalla ineffabile
dirigente scolastica di Delebio e via dicendo. L’area del
patetico si sta dilatando e in parte cospicua anche l’area del
disarmo, visto che sotto sotto alberga in alcuni anche una quota
di viltà.
Non è solo problema cattolico e della Chiesa. E’ la nostra
civiltà, edulcorata dall’edonismo, che cede alla tentazione
sempre più diffusa di alzare la bianca bandiera della resa.
E’ un tradimento, e purtroppo non ci si accorge chi sono i
traditi, e coloro che pagheranno per colpa dell’attuale
generazione: i nostri figli.
Alberto Frizziero
GdS 10 XII 04 -
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