Marca male. Politica estera, Economia, Imprese ecc. Persino il calcio. Crisi non congiunturale ma strutturale
Triciclo senza l'Italia
Questo giornale ha già trattato le questioni citate nel titolo.
Ogni giorno si aggiungono pareri di economisti, voci autorevoli
dell'economia e della finanza, moniti istituzionali.
L'Europa a 25 porterà dei vantaggi, ma nell'immediato ci sarà
qualche problema sul mercato del lavoro e sul lavoro delle nostre
imprese, molte delle quali già producono nei Paesi già d'oltre
cortina.
Piaccia o non piaccia un Direttorio c'é già e non sarà facile
rimontare la china. Blair, Schroeder e Chirac le loro intese le
hanno trovate. Forti di metà della popolazione e di più di metà
del PIL europeo, qualche cortesia all'Italia la useranno, ma non
oltre la cortesia visto che la leadership viaggia su un triciclo.
Secondo la migliore tradizione di secoli di storia della penisola,
noi abbiamo passato il tempo a litigare fra noi, anche in un campo
come la politica estera ove fino a non molti anni fa nelle
cose che contano per il Paese una quadra le forze politiche
riuscivano a trovarla. Noi litigavamo e a Berlino si facevano i
fatti...
Alitalia, Fiat e via discorrendo
Dopo le incredibili vicende di Cirio e Parmalat, e qualche altra
tipo Giacomelli Sport, i nodi sono venuti al pettine
clamorosamente per Alitalia fra l'altro con un atteggiamento
sindacale di una irresponsabilità senza pari. E' inutile che
qualche sindacalista dica che si vuole scaricare il fallimento di
una impresa sulle spalle dei lavoratori. I dati parlano chiaro e
basta leggerli, confrontando la situazione di Alitalia con quella
delle altre compagnie aeree. Sembra che i sindacalisti non si
rendano conto, oppure non vogliono rendersi conto, di come é
cambiata la situazione del trasporto aereo. Non si sono accorti di
quanto costano i voli su altre compagnie? E non si sono accorti
che dove loro sono in 10, a dire poco, le stesse cose per quelle
Compagnie le fanno in due? Non si accorgono che a fare il braccio
di ferro finiscono tutti fra i cocci: loro, l’azienda e noi che,
in ogni caso, dovremo pagare i conti?
La verità é che sino a ieri, quando ogni Stato poteva regolarsi
come meglio voleva, provvedeva Pantalone, ossia il portafoglio di
ciascuno di noi. Era, in un certo senso, così anche per la FIAT,
sia pure in maniera indiretta, come era stato per Olivetti e altre
imprese abituate a scaricare oneri sullo Stato, vedansi
prepensionamenti e cassa integrazione.
Oggi Pantalone non può più intervenire se non in modo molto
sofisticato con i concorrenti attentissimi e pronti a far
rispettare le regole.
In questo momento difficilissimo lo sciopero, che resta ovviamente
un diritto costituzionale, di fatto aggrava le condizioni non solo
dell'azienda ma anche dei lavoratori, con un regalo gradissimo per
i concorrenti. Quello che é successo anche a Melfi.
E non é finita.
Calciofollie in agonia
Calciofollie in agonia. Si sente parlare della cessione di questo
o quel giocatore ma non più con le cifre da capogiro di qualche
tempo fa e con ingaggi che portavano qualche calciatore a
guadagnare in un giorno quasi lo stipendio mensile di moltissimi
lavoratori. Si sente parlare anche di retrocessioni forzate per
squadre con i conti non a posto.
Per fortuna non si sente parlare - ma c'é il rischio che nel clima
euforico dei prossimi campionati europei si faccia tornare a galla
la bozza di decreto, da approvarsi a tutta velocità in Parlamento
per evitare lo stop definitivo - dell'aiuto al calcio, sia pure
nelle forme autorizzabili da Bruxelles.
Sarebbe uno scempio. Meglio lasciarlo dov'é per evitare una
rivoluzione.
Luca Alessandrini
GdS 30 IV 04 -
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