Ma cosa succede? L'ultimo disperato tentativo di far nevicare: "Perché non nevica"

Neve persino in Algeria - A estremi mali estremi rimedi - La teoria Testorelli-Rovaris - E' cambiato il luogo d'incontro - Il rimedio

Neve persino in Algeria

Ma cosa succede?

Abbiamo visto innevati perfino le
pendici algerine. Nel centro e sud - Italia ne succedono di
orbe, oltre a tutto in zone ove magari non si é preparati
all'emergenza-neve e non si ha, non solo i mezzi ma anche
l'esperienza per affrontare i problemi che si pongono con
tempestività ed efficacia.

Mentre succede tutto questo, mentre vengono interrotte non
soltanto le strade di montagna ma perfino le autostrade (le
ferrovie no, perché nel manuale c'é tutto, anche come fare se
c'é ghiaccio sulla linea elettrica di alimentazione) qui sulle
Alpi l'unica traccia é quella di una spolverata in quota, in
genere ghiacciata, e persino sul versante nord.


A estremi mali estremi rimedi


Dato che la neve qui é essenziale, per l'economia ma non solo,
utilizzando il detto della saggezza popolare secondo il quale
"a estremi mali estremi rimedi" abbiamo pensato di far ricorso
ad uno strumento che di solito funziona, nel senso che se si fa
un certo programma poi ci pensa il tempo o qualcos'altro a
buttarlo all'aria. Lo strumento che utilizziamo parte da una
base scientifica, sulla quale si innesta il dato scaramantico.


La teoria Testorelli-Rovaris


Mario Testorelli e Sandro Rovaris a Bormio avevano negli anni
sessanta, con la spinta del dr. Feliciani Capo dell'Ispettorato
Forestale e di D. Fava, dato vita al Centro prevenzione
valanghe, in Bormio. Questo funzionò sino agli anni ottanta
quando la Regione subentrò trasformando il Centro in Centro
nivometereologico, tuttora positivamente funzionante.

Testorelli, della Valfurva - fu
anche Sindaco oltre a vari incarichi provinciali - e Rovaris, -
era stato anche Presidente del locale Ospedale oltre a vari
incarichi provinciali - avevano istituito una rete di
osservazione amplissima, sulle Alpi centrali e, sulla base dei
dati elaborati in base alla loro scienze ed esperienza,
emettevano il Bollettino. Tante vite salvate perché in
situazioni critiche erano loro stessi col telefono a mettere sul
chi vive le zone in difficoltà.

Per quanto riguarda la provincia va esclusa dalle considerazioni
che faremo  la Valchiavenna che, con la sua disposizione
sostanzialmente sud-nord, costituiva un binario preferenziale
per gli ammassi nuvolosi che poi quindi, nelle condizioni di
temperatura adatte, finivano a scaricare notevoli quantità di
neve.
Per quanto riguarda la Valtellina, praticamente parallela alla
Pianura Padana e costretta fra Prealpi Orobie e Alpi Retiche,
dalle Lepontine all'Ortles, c'erano due momenti, meglio due
periodi, assolutamente propizi per le nevicate e per nevicate
intense ed erano la terza decina di novembre e fine gennaio -
inizio febbraio.

Propizi perché in tali periodi vi era sopra di noi l'incontro
tra le masse umide provenienti dal Mediterraneo e quelle fredde
di origine polare. Da queto matrimonio nascevano le
caratteristiche nevicate, sempre di una certa consistenza.

Il secondo dato riguarda invece "il ciclo della grande
nevicata".

Dal 1945 in poi grossomodo vi era stata una periodicità
decennale. Ricordiamo, per stare alle ultime nevicate, quella
del 1976 (1,20 metri a Sondrio) e quella del 1985 (1,30). Era
attesa a metà del decennio successivo e non ci fu. Ci fu invece
in quell'inverno una successione di nevicate da 20/30 cm, che
poi si alternavano a piogge, di nuovo nevicate, di nuovo piogge,
consecutivamente per molti giorni.

Cos'era successo? Si era trattato delle stesso fenomeno ciclico,
ma questa volta erano variate le condizioni al suolo e in
prossimità di esso (per alcune centinaia di metri).

Quali condizioni erano variate?

Un nostro calcolo effettuato per la zona di Sondrio ha dato
risultati interessanti. Considerata l'area di Sondrio, in prima
approssimazione come un sistema isolato, fissando adeguatamente
le condizioni al contorno come suggerisce la fisica tecnica, la
valutazione del calore immesso nell'atmosfera ha determinato una
prima sorpresa. Il riscaldamento degli edifici incide soltanto
per circa un terzo, mentre quasi due terzi del calore irradiato
in atmosfera vengono dai veicoli in circolazione.

La quantità di calore é tale da alzare la temperatura fra i due
o tre gradi, quel tanto cioè che trasforma in acqua quella che
in tempi passati era sicuramente neve.


E' cambiato il luogo d'incontro

Se il microclima ha influenza su
nevicate localizzate, per cui a neve che cade a Triangia non
corrisponde più, come accadeva un tempo, neve a Sondrio, con
soltanto un paio di minuti di ritardo, c'é dell'altro invece per
quanto riguarda le grandi nevicate al centro e al sud.

In altri termini l'incontro tra
masse umide mediterranee e masse polari dal nord non avviene più
sopra di noi ma quasi un migliaio di km più a sud.

Un guaio per il futuro, ma una
previsione per l'immediato: NON PUO' NEVICARE NEI PROSSIMI
GIORNI, può succedere, ma con altre caratteristiche, a metà
marzo, parzialmente tardi per la stagione turistica, tardi per
il rinforzo dei ghiacciai.


Il rimedio


E il tentativo per far nevicare?

Il rimedio é questo. Il dare una
previsione così secca. Qui non nevica più.

Chissà, scaramanticamente parlando, che non si scopra in fallo
il nostro Ufficio Studi. prima o poi dovrà pur sbagliare anche
lui...

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Studi GdS


GdS 28 II 2005 - www.gazzettadisondrio.it

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