Guerra. LA STATUA NELLA POLVERE. BRAVI GLI USA? Misteri. Pianificazione di una sconfitta scontata?
LA
STATUA NELLA POLVERE
Vedere cadere nella
polvere la statua di Saddam é stata una grande soddisfazione
ma non solo per quello che rappresentava bensì anche per un
motivo più generale. Le statue e i monumenti si fanno alla
memoria. Farli a persone viventi - e ci sono vari modi come
poi vedremo - é un po' come attribuire al soggetto ruolo o
carisma di uomo della Provvidenza. Parafrasando i
Comandamenti é un po' come dire "non c'é altro uomo
all'infuori di lui" legittimando il potere assoluto con
tutte le conseguenze che ne derivano. Dicevamo non solo
statue e monumenti e. guarda caso, in situazione analoga
troviamo la Corea del Nord, Stato nel mirino degli USA
(anche se proprio in questi giorni delegazioni americana e
sud-coreana stanno discutendo. Hanno annunciato di lavorare
per la bomba atomica, hanno lanciato un missile verso il
Giappone, ma lì - fortunatamente - si discute e non si pensa
alla guerra. In fin dei conti lì non c'é il petrolio, e poi
c'é la Cina che non gradirebbe un intervento armato, e l'ha
già detto).
Ebbene in Corea dal 1948 alla morte avvenuta l'8 luglio del
1994 ha "regnato" Kim il Sung - da quel giorno "regna" il
figlio Kim Jong Il - Ebbene in un giornale in lingua
francese della Corea del Nord avevamo contato in una sola
pagina oltre 400 citazioni a "Kim il Sung le grand leader",
cui veniva attribuito ogni merito. Persino alcuni successi
sportivi di atleti coreani erano merito esclusivo del "grand
leader"!
Il detto "tutti necessari, nessuno indispensabile" dovrebbe
essere assunto come primo articolo, o comunque uno dei
primi, della regola-base di convivenza sociale, e non solo
internazionale.
Quella statua nella polvere vorremmo fosse di auspicio per
tante altre statue da far finire nella polvere. Ce ne sono
parecchie, fisicamente o metaforicamente, nel mondo. Non
però a prezzo di lutti e rovine, ma come frutto di conquiste
progressive delle coscienze e di azioni internazionali
conseguenti.
bravi gli usa?
Visto? In quattro e quattr'otto si é spazzato via il
regime. Senza la guerra chissà quanto sarebbe ancora durata
e chissà quali guasti avrebbe fatto! Francia, Germania,
Russia, Cina, il Papa stesso spiazzati. Ha vinto Rambo
questa volta. I falchi avevano ragione... Qualcuno lo
dice, altri lo credono.
Sfidando l'impopolarità, ma scrivendo non solo per oggi ma
anche per i lettori di domani e soprattutto di dopodomani,
continuiamo a non essere d'accordo. Vedremo fra due o tre
anni.
Cosa infatti é successo?
Che gli anglo-americani hanno vinto.
Ma ci potevano essere dubbi? Nell'editoriale del 18 marzo
scorso dal titolo "Guerra. Come volevasi dimostrare",
leggibile andando sull'Indice generale, avevamo
sinteticamente esposto i dati relativi all'arsenale di
Saddam, ben poca cosa rispetto all'incredibile potenziale
militare USA, moltiplicato per diverse volte potendo contare
sulla totale padronanza del cielo.
Dipende "come".
"STRATEGIA FLESSIBILE": VISTI
GLI ERRORI SI E' CAMBIATO
Hanno vinto con quella che a un certo punto é stata chiamata
"la strategia flessibile" del generale Frank. Non é vero, o
quantomeno é vero solo in parte. Strategia flessibile vuol
dire che si possono cambiare i piani, e questo é stato
fatto. Ma quando e perché é stato fatto? Dopo l'incontro tra
Bush e Blair a Camp David, dopo aver cioè riscontrato che le
cose non andavano affatto secondo le previsioni, quelle
sulle quali ci si era avventurati nella guerra sulla testa
dell'ONU, dell'Europa, della NATO e via dicendo.
Si legga in proposito l'articolo "Vittoria di Pirro" sul
numero del 28 marzo scorso e si noti che i Servizi Segreti
USA, chiamati in causa e messi sul podio degli accusati
perché le cose nei primi giorni stavano andando quasi tutte
a rovescio rispetto alle previsioni, hanno reagito duramente
dicendo che i loro rapporti non erano stati tenuti nel
debito conto. Da chi se non da Rumsfeld, che però non poteva
essere ovviamente smentito a guerra in corso. Lo é stato nei
fatti con il cambio di strategia, anche militare ma
soprattutto di quella segreta, a latere.
Tutto ha dimostrato insomma
che le premesse che sono state alla base della scelta della
guerra, e al pandemonio politico-diplomatico internazionale,
erano sbagliate.
LA
CONFERMA
Il Presidente della Croce Rossa Internazionale ha precisato,
in relazione ai saccheggi e al caos che domina in Irak, che
l'ordine pubblico é, come da articolo 18, responsabilità
delle Potenze occupanti, che quindi debbono avere i piani
per questo.
Ha aggiunto un'accusa molto grave. Cosa avrebbe potuto
succedere alla caduta di un regime come quello di Saddam era
cosa facilmente prevedibile e quindi agevole predisporre i
relativi piani. In questo caso é evidente che i Piani non
c'erano (dimostrato, anche questo, dalla richiesta urgente
degli USA a 65 Paesi di fornire personale per l'ordine
pubblico).
E perché questi Piani non c'erano?
Perché la guerra é stata decisa sulla base delle premesse
sbagliate. Fossero state giuste ci sarebbe stato il golpe,
il collasso delle forze fedeli a Saddam, l'assunzione dei
vari compiti, ivi compreso l'ordine pubblico, dalle altre
forze. Un passaggio quasi fisiologico, in ogni caso con
tanti problemi in meno rispetto a quelli che ci sono ora
con, nel mirino, persino ospedali, scuole, musei.
IL
CAMBIO IN CORSA
Ci sono, in questa guerra e poi in particolare sui giorni
conclusivi, alcuni misteri.
Prima però riprendiamo l'aspetto prima toccato e dibattuto
in questi giorni. All’inizio sembrava che gli USA avessero
sbagliato se non tutto in molte cose, come abbiamo
illustrato in un articolo in argomento. Adesso alcuni
commentatori sottolineano che aveva sbagliato chi, alle
prime difficoltà che avevano costretto ad una “pausa di
riflessione”, giustificata da un “riposizionamento
militare”, aveva parlato di errore della strategia del
Pentagono, in primis di Rumsfeld, Fra questi molti analisti
americani.
Non avevano affatto sbagliato perché c'é stato un cambio in
corsa.
Dopo il viaggio improvviso di Blair a Camp David la
strategia sul campo, e dal cielo, è cambiata nettamente, con
caratteristiche ben diverse dalla cosiddetta “guerra
leggera” dei primi giorni. Questo perché evidentemente delle
varie premesse della vigilia (golpe, collasso politico,
collasso militare, rese ecc.) non una si era verificata e,
se non si fosse cambiato, altro che la durata ipotizzata di
un mese!
Certo, questo ha comportato anche un capovolgimento delle
previsioni della vigilia in fatto di vittime, in particolare
civili. Siamo alle dimensioni di un massacro, cosa che
peserà nel tempo nel ricordo di molti irakeni che non si
sentiranno affatto consolati vedendo l’autoritario regime
dittatoriale di Saddam sostituito da un governo, da
governatori delle regioni, da Sindaci che avranno bisogno di
interpreti per parlare alla e con la gente.
Si dirà che purtroppo non c’era altro da fare in quella
situazione e che si tratta di un prezzo da pagare per
l’eliminazione del Rais e del s uo regime.
Ma che differenza passa tra i civili irakeni finiti sotto le
bombe e i civili americani sepolti nel crollo delle Torri
gemelle?
I
MISTERI
Torniamo ai misteri. Ce ne sono parecchi.
- Alla vigilia no assoluto all’esilio da parte di Saddam,
esilio caldeggiato anche dalla sua famiglia oltre che
oggetto di iniziativa di alcuni Paesi, in primis la Francia,
tanto che era stata ritenuta possibile l’ospitalità da parte
della Muaritania. E Saddam non poteva non sapere quale
destino lo attendesse restando al suo posto
- Gli irakeni hanno sorpreso tutti per la loro resistenza in
condizioni disperate, bersaglio continuo di micidiali
ordigni dal cielo e da un volume di fuoco impressionante da
terra.
- Prigionieri: tutto sommato pochi visto il numero di
soldati dell’esercito, male armato ed equipaggiato, senza
supporto dal cielo , e quindi esposto a manovre a tenaglia.
- Sortite e contrattacchi di carri armati, un vero e proprio
suicidio di uomini e mezzi, alla mercé degli aerei e dei
terribili elicotteri Apache. Si tenga poi conto, per quanto
riguarda i soldati, l’effetto delle bombe a grappolo che,
lanciate da un aereo, si distribuiscono sostanzialmente su
un ellisse di circa 350 metri e ciascuno degli ordigni ha un
effetto devastante 150 metri intorno. La voce, fatta
accreditare, che dietro c’erano i fedayn che avrebbero
costretto i soldati pena la morte immediata, può essere una
spiegazione in qualche caso, non dappertutto!
- Difesa ad oltranza di posizioni insostenibili - come ci ha
fatto vedere la stessa TV – sino al colpo finale e senza che
nessuno uscisse con una bandiera bianca.
- Incredibilmente i ponti su Tigri ed Eufrate non sono stati
minati e distrutti. Data la dimensione di corsi d’acqua la
loro distruzione avrebbe comportato difficoltà e ritardi
alle forze anglo-americane..
- Gli aerei – e ce ne sono di validi fra i 150 irakeni –
sono rimasti negli hangars sotterranei, senza neppure azioni
dimostrative, per esempio sul cielo di Bagdad, considerando
che la forza avversaria non avrebbe loro dato chanches se si
fossero impegnati in combattimento.
- I pozzi petroliferi, di cui si temeva l’incendio come
successo nel 1991, tranne 5 o 6 nel sud, non sono stati
toccati
- I kamikaze erano stati presentati, ma solo un paio
utilizzati
- Le migliori divisioni della Guardia Repubblicana non si
sono quasi viste. In tutti i sensi. Un comunicato USA dava
la osannata divisione Medina semidistrutta dai
bombardamenti. Quale miglior occasione per il settore
informativo degli Stati Uniti per far vedere al mondo
quantomeno l'ecatombe dei mezzi militari irakeni,
testimonianza della vittoriosa offensiva americana?
Non si é visto nulla, non si é fatto vedere nulla. Le
ragioni possono essere due sole. O l'efficacia dei
bombardamenti é stata tale da produrre effetti devastanti e
quindi con enorme numero di vittime (ma anche in questo caso
si sarebbero dovute far vedere le immagini dei mezzi
distrutti) oppure, avuto il via libera per il cambio di
strategia da Camp David, sono intervenuti accordi segreti
per i quali c'é anche una spiegazione che vedremo dopo e che
verificheremo nel giro di qualche mese.
GLI
IRAKENI DICEVANO...
D’altronde, sul versante irakeno:
1) dicevano di non avere alcun legame con il terrorismo,
prima “motivazione” per giustificare il futuro conflitto;
2) dicevano di non avere armi di distruzione di massa, con
apertura, sia pure tardiva, agli ispettori ONU. C’è da dire
che finora non si è trovato niente ma lo si troverà.
Se anche infatti non si trovasse, o non ci fosse veramente
alcun deposito, i Servizi Segreti o quelli Speciali - che ci
stanno a fare? – avranno il compito, non difficile di
…farli scoprire.
Resta comunque significativa la decisione del Comando
alleato di far togliere ai marines la speciale tuta di
protezione contro gas e armi batteriologiche. Con questa
decisione sembra sia proprio il Comando a non credere alla
loro esistenza!
3) dicevano, forti anche dell’esito plebiscitario alla
recente rielezione di Saddam, che il popolo era con il
regime;
4) dicevano che la vera motivazione del futuro conflitto
contro di loro era il petrolio;
5) dicevano di essere uno Stato laico – in effetti lo erano
– ma parte o forse riferimento”per l’intera Nazione araba”;
6) dicevano di essere votati al martirio, sapendo, fra
l'altro, di essere isolati perché nessuna Nazione araba, al
di là di qualche solidarietà verbale, li avrebbe aiutati
concretamente.
PIANIFICAZIONE DELLA SCONFITTA?
Sembra quasi una pianificazione della sconfitta per,
consideratala inevitabile, investire sul futuro occupando, a
modo loro, un posto nella storia, quantomeno della “Nazione
araba” in vista (ipotesi a) del bis di Bin Laden e cioè di
una sparizione di Saddam, simbolo (!) quindi di
“anti-imperialismo Yankee” e cose del genere, oppure
(ipotesi b) della sua morte da trasformare (!), nel tempo e
soprattutto all'insorgere delle prime difficoltà,
inevitabili nel futuro prossimo dell'Irak, in martirio.
Una pianificazione volta a dimostrare, e a caro prezzo, che
quanto dicevano alla vigilia, sintetizzato nei sei punti
precedenti, non era propaganda ma realtà, trasformando
quindi gli autodefinitisi “liberatori” in invasori, i
paladini della democrazia in nemici della “Nazione Araba”.
Fantapolitica? Non è escluso che lo sia, ma allora occorrono
spiegazioni credibili dei misteri elencati.
BIN
LADEN E FONDAMENTALISTI RINGRAZIANO
Sia o n on sia realistica questa analisi sta comunque il
fatto che con Saddam vivo Bin Laden di aiuti concreti è
estremamente difficile che ne abbia avuti – più credibile
che siano venuti da altri Paesi arabi, anche di quelli amici
degli USA -. Paradossalmente un vistoso aiuto verrebbe a lui
e ad altri gruppi terroristici da un simbolo, o di martire (Saddam
morto) o di “eroe antimperialista” (Saddam riuscito a
sfuggire al più potente esercito del mondo e dileguatosi nel
nulla).
Del pari il fondamentalismo islamico con Saddam vivo di
aiuti concreti, diretti o indiretti, non ne ha avuti certo
per la natura di Stato laico che l’Irak ha rigorosamente
conservato. Senza più Saddam, ma soprattutto senza più il
partito Baath - e questo é un bene ma doveva capitare in
modo migliore evitando i salti nel buio -, ha le porte aperte e, se usa la razionalità
con un po’ di pazienza, approfittando degli errori
inevitabili di una leadership nuova, debole, soggetta agli
USA e forzatamente condizionata dall’economia, fra tre o
quattro anni rischia di avere campo libero.
GRANDE RUOLO PER L'EUROPA
Grande ruolo dunque per l’Europa.
Se ci fosse.
Alberto Frizziero
GdS 8 IV 03 www.gazzettadisondrio.it