"GRIDATELO SUI TETTI"

Il senso della giustizia si è offuscato - Gridatelo sui tetti!

Il
senso della giustizia si è offuscato


Nel Vangelo di Matteo vi è
quella bellissima frase che dice: Beati gli operatori di
giustizia perché saranno chiamati figli di Dio. Quindi, la
conseguenza più logica per il nostro Paese che si professa,
in maggioranza, cristiano, sarebbe la pratica della
giustizia ovunque e per tutti, perché ogni azione deve
essere ispirata da Dio e nulla deve essere affrontato con
superficialità o con irresponsabilità.

Nel mondo che ci circonda, il senso della giustizia si è
offuscato sempre più perché l'uomo, mano a mano che si
allontana dal proprio Dio, si smarrisce nelle tenebre che lo
rendono incapace di saper distinguere il Bene dal male, il
giusto dall'ingiusto.

Tutti i grandi valori vengono visti sotto una luce distorta
o addirittura vengono annullati, perché ovunque prende il
sopravvento la forza del male.

La giustizia, quindi, non viene praticata più: è sostituita
con azioni di comodo che vedono il prevalere dell'egoismo,
dell'interesse personale. Si instaura così una situazione
anomala che, col tempo, rende più difficile la vita
dell'intera società.

Ormai nel mondo la situazione di paradossale ingiustizia è
diventata talmente grave che neppure l'uomo più sapiente
potrebbe porre argini ad uno stato di cose così grave.

Purtroppo, i più furbi escono senza fatica, senza difficoltà
da ogni situazione, mentre i 'meno dotati' pagano fino
all'ultimo spicciolo.

Questi abusi sono talmente tanti che è difficile contarli,
però si può gridare sui tetti il nome di chi li compie e che
continuamente offendono la Giustizia, che calpestano le
Leggi, imbrogliando, opprimendo, mortificando la povera
gente.


Gridatelo sui tetti!

L'invito, pieno di drammatica passione, ci viene dalla voce
stessa di Gesù, nella sua ansia di inondare il mondo con la
sua Parola, con la sua esperienza. Gridarlo sui tetti: che
Dio vuole giustizia, anche quella economica che, oggi, viene
messa sotto i piedi, specie dai nostri politici.
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Gridatelo sui tetti
che in Italia vi sono tre milioni di
lavoratori con un salario netto compreso tra i 600 e gli 800
euro, altri tre milioni circa con una busta paga un po' più
consistente, ma che raggiunge a malapena i 1.000 euro. I
"lavoratori poveri", coloro che pur lavorando tutti i giorni
gravitano intorno alla soglia di povertà, sono sei milioni.

Tanti. La stima è contenuta in uno studio dell'Ires- Cgil
sulla politica dei redditi e la dinamica delle retribuzioni
nel 2003.
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Gridatelo sui tetti
che vi sono assegni percepiti dai
pensionati, così disparati da far credere che alcuni siano
stati diligenti lavoratori, mentre gli altri se la sono
battuta. Ne indico alcuni, categoria per categoria. Quelli
iscritti al fondo lavoratori dipendenti fanno conto, su poco
più di 739 euro al mese: meno della metà dei trattamenti
medi dei fondi speciali. Per i 120.000 iscritti al fondo
trasporti gli assegni sono di 17.213 euro l’anno in media
(pari a più di 1.434 euro al mese) mentre per i 58.000 ex
telefonici il trattamento medio annuo dovrebbe essere di
21.958 (circa 1.830 euro al mese). Per gli oltre 101.000 ex
elettrici la pensione media dovrebbe essere di 20.952 euro
annui per 1.746 euro al mese mentre per gli ex ferrovieri
l’assegno dovrebbe superare i 17.000 euro annui. E se con il
trasferimento dell’Inpdai nell’Inps la pensione più ricca è
quella media dei 93.000 dirigenti a riposo (quasi sette
milioni delle vecchie lire al mese), restano alti anche i
trattamenti degli ex piloti e degli altri iscritti al fondo
volo: in media 32.924 euro l’anno per circa 2.740 euro al
mese.

Tra gli assegni più leggeri, spiccano quelli dei coltivatori
diretti (6.746 euro l’anno), degli artigiani (7.592) e dei
commercianti (6.766) ma soprattutto quelle dei 14.000 preti
a riposo (6.390 euro l’anno): cfr: i quotidiani italiani dei
primi di gennaio 2004).
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Gridatelo sui tetti
che Mario, 74 anni, ex pescivendolo al
mercato del Testaccio, prende «400 euro e rotti» al mese che
Ennio con 57 anni di lavoro, avendo cominciato a 15 anni,
può contare su 15 euro al giorno a testa, per vitto,
affitto, bollette, vestiti, medicine e quant’altro.

Mentre due venditori di caldarroste, poveri ambulanti , sono
morti per il freddo perché il loro riparo notturno era il
piccolo furgoncino che serviva da “casa e bottega” (Cfr. La
Stampa, 8 gennaio 2004).

In generale chi percepisce le pensioni da “fame”, ricorre
anche alla Caritas, dove vengono distribuiti pacchi di
provviste con pasta, a volte di riso, latte, formaggio, roba
buona (Cfr. Corriere 6 gennaio 2004).
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Gridatelo sui tetti
che i dirigenti d’azienda in pensione
percepiscono in media quasi 3.600 euro al mese, un assegno
sei volte più consistente di quello medio percepito dagli
agricoltori a riposo e comunque oltre quattro volte più alto
di quello degli altri lavoratori dipendenti.
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Gridatelo sui tetti
che oggi si è poveri con 1000 euro al
mese.

Poveri come i poveri veri no, ma poveri di colpo rispetto a
ieri, poveri da non arrivare più alla fine del mese con quel
poco che prima bastava e ora no. Ai servizi sociali di Roma
si sono rivolti negli ultimi mesi uomini con storie
identiche: 45-50 anni, lavoro fisso, 7-800 euro al mese.
Separati, hanno lasciato a mogli e figli la casa coniugale,
danno loro qualche soldo e non hanno con che pagare un nuovo
affitto. Dormono in macchina, sono entrati nel monitoraggio
della "Sala operativa sociale" del Campidoglio. La mattina
si svegliano, vanno al lavoro, passano a trovare i figli,
nell’intervallo lavorativo, mangiano un hamburger, poi di
nuovo in macchina a dormire. Se li vedi in ufficio non te lo
immagini: si vergognano.

La Caritas e la Comunità di Sant'Egidio segnalano come a
ricevere i pasti e i pacchi del martedì (olio, formaggio,
cibi in scatola) ci siano ora anche persone diverse dai
senza tetto abituali: gente che ha una casa, un lavoro, una
famiglia ma non ha i soldi per mangiare fino alla fine del
mese. In altre parole,: sono le "famiglie della classe media
a reddito fisso, quelle che non ce la fanno "a far quadrare
i conti ogni mese" di cui parlava il Presidente Ciampi nel
messaggio di fine anno. Le famiglie tipo dei rilevamenti
dell’ISTAT - padre madre figlio - famiglie mono-reddito,
gli autoferrotranvieri di Milano che guadagnano 700 euro
al mese, gli autisti dei servizi pubblici a contratto che ne
prendono 800, i dipendenti comunali di prima nomina che ne
prendono 1000. Se i figli poi sono due, e se il reddito è
uno, e se l'affitto in una grande città non costa meno di
600 euro al mese ecco che coi 400 che restano - anche a
guadagnarne mille - si fa molta fatica a sopravvivere (Cfr.
La Repubblica della prima settimana di gennaio 2004).
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Gridatelo sui tetti
che i prezzi sono in euro e gli stipendi
in lire.

Al consumo quel che costava 30 mila lire ora esige
30 euro, la conversione è rimasta valida solo per gli
stipendi. In dieci dei dodici Paesi che hanno adottato
l'euro non c'è stato aumento, in Italia è mancato il più
elementare controllo sulla dinamica dei prezzi. Dov’è finito
l'ufficio creato al Ministero del Tesoro per impedire che il
Paese fosse abbandonato nelle mani dei profittatori?. Negli
altri Paesi d'Europa si mangia un pasto completo, in un
bistrot, con meno di dieci euro. Con 6 euro e 50 a menù
fisso a Barcellona, con 8 a Parigi. Cos'è successo ai nostri
prezzi, chi sono i profittatori? (Cfr. quotidiani italiani
2-8 gennaio 2004).

Oltre un terzo dei lavoratori dipendenti, in Italia,
guadagna meno di mille euro al mese. C'è, infatti, una nuova
questione salariale che riguarda milioni di famiglie, sia
chi ha un lavoro stabile sia i giovani che entrano nel
mercato del lavoro flessibile. Un'incertezza che rischia di
portare all'esasperazione sociale. L'ira sociale ammutoliva
piazza San Giovanni il giorno della manifestazione per le
pensioni, faceva dire a un sindacalista "c'è clima da
vigilia di assalto ai forni". Non ci sono i soldi per
arrivare a fine mese, si preoccupa Ciampi, crollano i
consumi ordinari e crescono le spese di lusso: si allarga la
forbice tra chi ha molto e chi ha poco, come in Sudamerica.
Tra chi a Natale ha regalato ai figli Porsche giocattolo e
chi ha cenato a caffellatte la sera.

Le parole della burocrazia sono orribili, il senso è chiaro:
nuovi poveri, classe media. Nel Paese che implode quella che
era la piccola borghesia artigiana e impiegatizia si mette
in coda per i pacchi della Caritas vergognandosi di sé,
nascondendolo ai figli (Cfr: i giornali italiani della prima
settima di gennaio 2004).
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Gridatelo forte
che mentre il Presidente del Consiglio ha
convocato gli italiani a reti unificate davanti ai
teleschermi per avvertire che bisogna toccare, e
pesantemente, le pensioni per evitare il collasso della
finanza pubblica, quasi contemporaneamente, i parlamentari
si sono «aumentati» lo stipendio e le loro pensioni non
subiranno nessun taglio. Comprese quelle «baby», in virtù
delle quali basta fare una sola legislatura in Parlamento
per vedersele garantite.
Di fatto l'indennità parlamentare è cresciuta di recente di
605 euro, vale a dire più 5,5 per
cento, ben al di sopra dell'inflazione programmata; facendo
salire la retribuzione mensile a 11.579 euro.
Per non dire del contorno: diaria mensile di 4mila euro,
bonus di altri 4.190 euro per «spese per il mantenimento del
rapporto tra eletto ed elettori» (in pratica la paga del
portaborse), poco più di 3mila euro l'anno per spese
telefoniche, e poco meno di 3.400 euro trimestrali per i
trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più
vicino, e dall'aeroporto di Roma Fiumicino al Parlamento.
Infine, poco più di 3mila euro a testa per viaggi
all'estero.

Nel '47, ai primi passi della Repubblica, un parlamentare
valeva due operai quanto a retribuzione: 50.000 lire lorde
contro 20.000. Oggi il rapporto si è quintuplicato:
l'onorevole prende dieci volte più di Cipputi; e per giunta
le sue mensilità sono quindici, quelle dell'operaio tredici.

E come sono le pensioni degli onorevoli?

Partendo dal più in vista di tutti, e cioè Bobo Maroni,
padre della riforma previdenziale: con le regole vigenti,
potrà ricevere la pensione nel 2005, quando avrà 50 anni,
con un assegno di 6.200 euro netti al mese. E il vice
premier Gianfranco Fini, in virtù della lunga anzianità
parlamentare (vent'anni), all'età attuale di 51 anni ha già
maturato il diritto a un importo di 9.400 euro.

La pensione, però, scatterebbe ovviamente solo se e quando i
due molto onorevoli e con loro il migliaio tra deputati e
senatori, decidessero di ritirarsi dalla vita politica
attiva; cosa che in Italia, si sa, è alquanto inusuale, dai
vertici ai peones. Dalla scorsa legislatura: i nuovi eletti
maturano l'età del pensionamento a 65 anni, tuttavia, si è
deciso che il tetto di età cali di un anno ogni dodici mesi
trascorsi in Parlamento, fino a una soglia minima di 60
anni.

Quanto a tutti coloro (e non sono pochi) che stazionano
sugli onorevoli scranni romani da tempo immemorabile,
valgono le vecchie regole. In base alle quali basta aver
maturato una legislatura piena, quindi i cinque anni , per
aver diritto al vitalizio, intascabile a partire dal 6Omo
anno di. età. Ma anche qui c e lo strappo: il limite di età
diminuisce di cinque anni per ogni legislatura svolta, fino
a un minimo di 50 anni. Con la conseguenza che chi nel 2006
non verrà rieletto e avrà superato i 50, avrà una pensione
pagata cash, mese dopo mese. A quanto ammonta l'assegno,
nella peggiore delle ipotesi? Al 25 per cento dell'indennità
parlamentare, poco meno di 3mila euro; ma è una quota che
aumenta anno per anno, fino a toccare l’80 per cento
dell'indennità con 30 anni di presenza sui banchi del
Parlamento. Una soglia che diversi “immortali” hanno già
superato, mentre alle loro spalle pedala un consistente
manipolo che ha la tenace intenzione di imitarli. In ogni
caso, la pensione gode della stessa indicizzazione
dell'indennità parlamentare; per cui quando aumenta lo
stipendio degli onorevoli sale anche la pensione dei loro ex
colleghi, i quali al “raccolto” romano sommano logicamente
l’assegno maturato nell'attività professionale privata.

Il bello è che sono loro stessi a scandalizzarsene: «Siamo
di fronte a privilegi insostenibili dal punto di vista
dell'equità e della moralità», afferma Mario Baldassarri,
vice ministro dell'economia. Però il copione non cambia: in
fin dei conti è poca cosa in termini di incidenza sul totale
della spesa pensionistica, spiegano gli immancabili pseudo-moralisti.

La politica garantisce oggi introiti cospicui ad
ogni livello: i presidenti dei consigli di quartiere( non
tutti), riscuotono una cifra vicina ai 3mila euro al mese.,
mentre i consiglieri regionali se la passano meglio. Forse,
più degli onorevoli. Ovviamente, questi, per il grande
stress subito, possono contare su una «indennità di
reinserimento» quando finiscono il loro mandato. Poveretti,
ne hanno proprio bisogno( Francesco Jori, Il Gazzettino, 4
gennaio 2004).
Maria De Falco
Marotta


GdS 10 I 04  www.gazzettadisondrio.it

Maria De Falco Marotta