Governatore della Banca d'Italia sfiduciato. Sfiduciato? Che si? Che no?

Retrospettiva di un futuro eustorgico disegnato nel tempo, anzi nei tempi

Tempesta o fortunale, comunque mare mosso, in e per la Banca d'Italia. Ci pare la fiera dell'assurdo con responsabilità in ogni caso distribuite fatto salvo solo il Quirinale che non è la prima volta che dimostra saggezza e senso di responsabilità. Ovviamente non entriamo nel merito ma riproponiamo un nostro articolo dal titolo “Quello che non si legge su Fazio. Pensieri a ruota libera” del 10.9.2005 su “La Provincia di Sondrio” a pagina 41. Riletto a distanza di 12 anni e 51 giorni quello scritto diventa, in un certo senso, documento e non solo. Poi, naturalmente, le conclusioni le lasciamo al lettore.

""Governatore sfiduciato
Quello che non si legge su Fazio Pensieri a ruota libera Più d’uno, in Italia e all’estero, si chiede cosa stia succedendo, visto che il Governatore della Banca d’Italia, in carica dal 4 maggio 1993 e ora di fatto sfiduciato da gran parte delle forze politiche e delle Autorità, non fa una piega e resta al suo posto da cui formalmente lo potrebbe togliere solo un voto a maggioranza qualificata (almeno 2/3 dei presenti che però devono essere almeno 2/3 dei componenti Il Consiglio Superiore della Banca d’Italia (sono 13 eletti uno per sede) , via che comunque non verrà percorsa. Per cronaca le sedi sono: AN, BA, BO, CA, FI-LI insieme, GE, MI, NA, PA, Roma, TO, TS, VE Come il Papa il Governatore è a vita, salvo revoca naturalmente, condizione assolutamente teorica. Lo supera in fatto di poteri, leggendo l’art. 25 dello Statuto che, cosa interessante, ha la stessa età di Berlusconi avendo Re Vittorio E. III firmato a San Rossore il Regio Decreto 1067 l’11.6 del 1936. Tre mesi prima circa era uscito il R.D.L. 375 in base al quale “La Banca d’Italia è un Istituto di diritto pubblico”. Dal 1 gennaio 2002 il suo capitale è costituito da 300.000 quote di 0,52 €uro l’una per un totale di 156.000 €uro. Non tutti possono essere soci, ma solo i cinque tipi di soggetti indicati all’art. 3, e cioè Casse di Risparmio, Istituti di Diritto Pubblico e Banche nazionali, certe SpA, Istituti di Previdenza, Istituti di Assicurazione. Tutte queste notizie sono alla base dell’attuale situazione, si fa per dire, di stallo, che ha tre filoni di analisi.

1) Fazio non si dimette perché dimettendosi – dicono i suoi amici – ammetterebbe di avere colpe – lo accusano di non essere stato arbitro imparziale come da ruolo - che invece sostiene di non avere. Ci sono due aspetti. Innanzitutto la questione della difesa di interessi nazionali rispetto al principio della libertà di concorrenza in Europa, posizione che dalla gente comune è peraltro condivisa. Cosa si fa altrove? Lasciamo perdere il clamoroso caso, per l’energia, dell’EDF, e stiamo nel mondo bancario. La differenza è che altrove le cose restano nel giro degli addetti ai lavori mentre in Italia vanno sui giornali, corredate da intercettazioni telefoniche e quant’altro (e da posizioni della moglie che avrebbe fatto meglio a stare ai fornelli senza nuocere, com’è stato, al marito). Il secondo aspetto: ma in occasione delle due scalate, BNL e Antonveneta, Fazio ha fatto solo di testa sua senza sentire qualche parere autorevole, anzi, articolati pareri autorevoli? Si sa che la vittoria ha molti padri e la sconfitta è orfana, per cui oggi gli autorevoli sono seguaci del detto “Non c’ero e se c’ero dormivo”.

2) E’ Fazio attaccato alla poltrona con l’Attack? Abbiamo illustrato avanti qual’è il meccanismo di elezione del Governatore. I magnifici 13 sono il risultato di singoli establishment e, globalmente, di un establishment di secondo, alto, livello con il direttore generale Vincenzo Desario, i vice Pierluigi Ciocca e Antonio Finocchiaroci sono i consiglieri Angel Barovier, Paolo Blasi, Paolo De Feo, Giampaolo de Ferra, Paolo Emilio Ferreri, Paolo Laterza, Rinaldo Marsano, Cesare Mirabelli, Gavino Pirri, Stefano Possati, Mario Sardella, Nicolo’ Scavone, Roberto Ulissi, Giordano Zucchi. Un “blocco” possente, al punto tempo fa da avere il sopravvento su Tremonti, con conseguente indebolimento anche di Berlusconi. La sfiducia corre fuori dunque, non dentro. Potrebbero cambiare le cose unicamente se venissero certezze di linea e di nomi. Ma qui le cose si complicano.

3) Il problema è infatti, se Fazio se ne va, di chi mettere al suo posto. A questo punto l’altro blocco che si è di fatto riunito e unito nella posizione negativa, e cioè Governatore a casa si disarticola subito. C’è chi – quanta memoria corta in chi scrive oggi! – di Fazio 12 anni fa non ne voleva proprio sapere con una lotta abbastanza sotterranea ma non del tutto. Questi ambienti avevano loro idee e loro posizioni, non certo cambiate. Ci sono schieramenti diversi di ambiti industrial-finanziario-editoriali. Ci sono ipotesi molto diverse nel mondo politico. Ci sono reti anche oltre confine. C’è internazionalmente una caduta di affidabilità dell’Italia, in parte inevitabile, in parte forzata. Fazio e il suo establishment lo sanno bene perché per loro è un punto di forza. Lo sa anche il Quirinale che sa pure che non esistono “uomini di garanzia”  Ce ne sono un paio, di grande capacità ma di scarsa caratura internazionale. Resta la soluzione interna, comunque di indebolimento. E allora? Stallo permanente? No. Fazio andrà a casa solo dopo un’intesa ovattata e discreta con qualche passo indietro di tanti e con un conto da pagare nella scelta del successore, e con un riconoscimento pubblico, forse anche sul Colle.
Alberto Frizziero Sondrio"

Fin qui l'articolo di allora. Veda il lettore, dopo 12 anni e 51 giorni da quello scritto. Veda lui

f.

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